Le mani sulla città è un film del 1963 diretto da Francesco Rosi.
Film di impegno civile, è una spietata denuncia della corruzione e della speculazione edilizia dell'Italia degli anni sessanta.Nelle immagini si rende evidente la realtà sociale e ambientale che producono determinati atteggiamenti della “politica”. In tempi e modalità diverse ma con identici contenuti appare la versione attuale del panorama politico campano.
La didascalia del film dice: «I personaggi e i fatti sono immaginari, ma autentica è la realtà che li produce».Consigliamo di visionare il film
Il film è ambientato nella città di Napoli (più volte citata nel film e mostrata in una grande cartina che campeggia sulla parete dello studio del personaggio Nottola), ma è scelta a rappresentare una qualsiasi città italiana (non a caso, pur trattando un argomento come gli abusi edilizi non viene mai citata la (Camorra). All'inizio un uomo guarda il paesaggio, indica i palazzi sullo sfondo e dice ai suoi collaboratori che la città si sta muovendo verso una data direzione, che è quella stabilita dal piano regolatore. Loro sono su un terreno ad uso agricolo, e l'idea è quella di comprare la terra, cambiare il piano regolatore per deviare la crescita della città su tale terreno e costruirvi, guadagnando con il cambio di destinazione d'uso 70 volte tanto la spesa.
IL “PIANO” DELLA SALERNO DEL 2000
DOCUFILM DI ITALIA NOSTRA:
Per Bofill e per l'amministrazione i 5 platani secolari devono crepare.
La SPC viene finanziata sia da capitale equity (azioni), fornito generalmente dai promotori e non deve superare l'ammontare del 15-20%, il rimanente 80-85% da capitale di debito (obbligazioni) normalmente ottenuto da un pool di banche. In questo modo, attraverso l'imputazione di attività e passività alla SPC è possibile mantenere un controllo più stretto sull'andamento del progetto. È, inoltre, un modo per proteggere gli interessi dei soci promotori, i quali sono così "schermati" dall'eventuale fallimento del progetto stesso. Lo schema del Project Financing ha riscosso i maggiori successi per quei progetti per loro natura più complessi, quali la realizzazione di centrali elettriche o di nuove attività estrattive, dove alti sono i rischi ambientali, tecnici, politici ed economici. Anche i progetti di ricerca possono beneficiare di questo sistema di finanziamento, dato che i finanziatori in equity potranno garantirsi sulla proprietà della SPC, la quale detiene la titolarità su ogni risultato (brevetti o altro) del progetto di ricerca.
Il coinvolgimento dei soggetti privati nella realizzazione, nella gestione e soprattutto nell'accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche in vista di guadagni futuri rappresenta la caratteristica principale di tale operazione economica. Già nel secolo scorso, fra il 1840 ed il 1860, gran parte della rete ferroviaria europea fu realizzata con tecniche di finanziamento simili al project financing.
La filosofia del Project Financing è quella di coinvolgere il privato ed il mercato finanziario (le banche) in un progetto, di spingerlo a trovare il modo di far fruttare per sé e per la comunità un terreno o un bene che altrimenti resterebbero inutilizzati per carenza di fondi pubblici.
Attraverso la creazione di una società veicolo si opera la separazione giuridica e finanziaria del progetto dai partner. Inoltre la partecipazione di più soggetti consente un’allocazione dei rischi verso i partner bilanciando in modo ottimale i rischi trasferiti all’operatore privato e il costo del trasferimento a carico dell’amministrazione pubblica.
In Italia, Il Project Financing ha trovato spazio perlopiù nella realizzazione di opere di pubblica utilità. In questa configurazione di Project Financing i soggetti promotori propongono ad una Pubblica amministrazione di finanziare, eseguire e gestire un'opera pubblica, il cui progetto è stato già approvato, in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa (cash flow) generati per l'appunto da una efficiente gestione dell'opera stessa. È stata istituita nel 1999 nel Ministero dell'Economia la task force italiana per il project financing: Unità Tecnica Finanza di Progetto (UTFP) In Italia, Il Project Financing ha trovato spazio perlopiù nella realizzazione di opere di pubblica utilità. In questa configurazione di Project Financing i soggetti promotori propongono ad una Pubblica amministrazione di finanziare, eseguire e gestire un'opera pubblica, il cui progetto è stato già approvato, in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa (cash flow) generati per l'appunto da una efficiente gestione dell'opera stessa. È stata istituita nel 1999 nel Ministero dell'Economia la task force italiana per il project financing: Unità Tecnica Finanza di Progetto (UTFP)
La disciplina positiva del project financing è stata introdotta per la prima volta in Italia con la legge 11 novembre 1998 n. 415, cd. Legge Merloni-ter, con l'obiettivo di contenere la spesa pubblica e fornire una modalità alternativa alla Finanza d'impresa per la realizzazione di opere pubbliche, dove il finanziamento dell'opera con capitale privato è solo parziale.
In pratica, la legge del 1998 prevedeva una concessione "speciale" per la costruzione e gestione di un'opera pubblica a favore del soggetto che la realizza su terreno di proprietà pubblica; il terreno viene dato in concessione d’uso oppure in diritto di superficie. In cambio del terreno e degli utili di gestione, il soggetto privato si accolla le spese di realizzazione.
La norma del 1998 prevedeva anche che, nel caso in cui la gestione dell’opera fosse particolarmente onerosa, il Comune poteva contribuire alla sua realizzazione: detto contributo veniva concesso a fronte di un controllo da parte dell’Ente Pubblico sulle tariffe praticate all’utenza (con la riforma del 2002, questa clausola è stata abrogata, per cui di fatto le tariffe sono libere).
Alla legge n. 415/1998 ha fatto seguito la legge 1º agosto 2002 n. 166 (cd. legge Merloni-quater), che ha ampliato il numero dei potenziali soggetti promotori (includendovi le Camere di commercio e le fondazioni bancarie ed ha abolito il limite temporale di durata della concessione.
Le novità introdotte dalla successiva legge 18 aprile 2005 (cd. Legge comunitaria 2004) riguardano sostanzialmente il contenuto dell'avviso pubblico che le Amministrazioni committenti sono tenute a pubblicare per indicare quali opere possono realizzarsi con capitali privati. Nel 2004, infatti, il legislatore nazionale ha dovuto adeguarsi alle osservazioni formulate dalla Commissione europea nella procedura d'infrazione n. 2001/2182, con cui si contestavano all'Italia alcune difformità della legislazione nazionale con quella comunitaria in materia di appalti pubblici.
Da ultimo, il Codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 163 del 2006, in vigore dal 1º luglio 2006), ha riunito in un unico corpo le disposizioni sulla contrattazione pubblica e, negli articoli da 153 a 160 ha riscritto la disciplina nazionale del project financing, abrogando tutte le leggi precedenti. Tuttavia la sostanza della disciplina è rimasta pressoché identica.
L'individuazione delle varie fasi della procedura è frutto dell'opera di giuristi e della giurisprudenza soprattutto del Consiglio di Stato. In proposito, si segnalano, ex multis due pronunce, entrambe della V Sezione del Supremo Consesso amministrativo, che si occupano proprio dell'inquadramento giuridico dell'istituto in esame: una del 2004 ed un'altra del 2005.
La procedura di project financing prevede in sintesi tre fasi: progettazione, costruzione e gestione.
In questa fase, quindi, si evidenziano quali opere pubbliche potranno essere realizzate con risorse totalmente o parzialmente a carico dei promotori.
Entro il 30 giugno di ogni anno, i soggetti «promotori» presentano alle amministrazioni aggiudicatrici proposte relative alla realizzazione di lavori pubblici o di lavori di pubblica utilità inseriti nella programmazione triennale, ovvero negli strumenti di programmazione formalmente approvati dall’amministrazione aggiudicatrice sulla base della normativa vigente, tramite contratti di concessione.
L'Amministrazione ha poi quattro mesi di tempo per effettuare una valutazione di fattibilità della proposta, tenendo conto della qualità dell'opera, dei tempi di realizzazione, e delle tariffe che applicherà il soggetto aggiudicatario per la gestione dell'opera stessa; la legge prevede anche il potere dell'Amministrazione di concordare col promotore modifiche alla proposta, per mantenere l'equilibrio economico-finanziario della programmazione triennale.
La durata della concessione deve remunerare la quota di capitale privato investita, dei canoni di concessione allo Stato, e di un'adeguata redditività.
Ogni anno, il privato paga un canone di concessione (in percentuale sul fatturato) al proprietario dell'opera.
Il tempo di concessione inizia a decorrere dalla data prevista nel progetto per la conclusione dei lavori. In caso di ritardi, si riduce il tempo di ripagamento (pay-back) dell'investimento e la probabilità di recupero dei costi e di ritorno economico. Ciò dovrebbe spingere il privato ad una stima plausibile di tempi e costi in fase progettuale (senza significativi ritocchi-moltiplicazioni successive) e a concludere poi i lavori nel rispetto degli oneri e delle scadenze calcolate.
Scaduta la concessione, l'ente pubblico può assumere la gestione diretta dell'opera o indire un'altra gara d'appalto per rinnovare la concessione, oppure trasferire la proprietà al concessionario.
I tentacoli sulla Città
Come indicatore si evidenzia l'alta percentuale di cementificazione della città di Napoli che la pone al primo posto.
Comune Salerno, via Roma n.1, tel.089/662302, fax 089/662549,
affida attraverso project financing ex art.37-bis ss. L.109/94 ss.mm.ii.,
seguenti interventi Programma Triennale OO.PP. 2005-2007 Comune
Salerno:
1-Parcheggio via Belvedere (area giardini);
2-Sistemazione piazza e parcheggi Piazza Cavour;
3-Sistemazione piazza e parcheggi piazza Amendola;
4-Riqualificazione urbana piazza Vittorio Veneto. Sistemazione piazza e
parcheggi e zone adiacenti;
5-Ristrutturazione Stadio Vestuti;
6-Struttura polifunzionale Parco Mercatello;
7-Centro attrezzato edilizia scolastica-Mariconda;
8-Parcheggio via De Renzi (Chiesa S.Anna);
9-Parcheggio via De Renzi (ex Umberto I);
10-Parco ex Cava D’Agostino;
11-Copertura tangenziale Sala Abbagnano;
12-Parcheggio pluripiano via Fornari;
13-Sistemazione piazza e parcheggi piazza Mazzini;
14-Infrastrutture e sistemazione area via Vinciprova;
15-Sistemazione piazza, parcheggi e strutture commerciali area La
Carnale;
16-Sistemazione piazza e parcheggi via Robertelli;
17-Area ex Ferrovie Stato Lung.Marconi–Sistemazione a verde e
parcheggi;
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18-Sistemazione piazza e parcheggi via Risorgimento;
19-A.A.P.U. Santa Teresa;
20-Ristrutturazione ex Carceri;
21-Riutilizzo area ex Cementificio.Fabbricati,parcheggi interrati
pluripiano, attrezzature pubbliche e commerciali, sistemazione area;
22-Parcheggio pubblico interrato accesso via Torrione e via Michelangelo
Testa. Resta fermo quanto stabilito nella delibera di C.C. n.5/’05. I
“Promotori” presentano, entro 30/06/2005, proposta completa per
ciascun intervento sopra indicato. Sono promotori soggetti ex art.37-
bis,c.2,L.109/94 ss.mm.ii ed art.99 D.P.R. 554/99.
Promotori proveranno aver partecipato in modo significativo
realizzazione interventi natura e importo almeno pari a quello oggetto
proposta e possesso,anche associando e/o consorziando altri soggetti,
requisiti art.98 d.P.R.554/99 s.m.i.Se R.T.I. requisiti cui sopra devono
essere posseduti capogruppo, mandanti o consorziate a norma legge.
Partecipanti Consorzio o R.T.I. non potranno partecipare anche titolo
individuale.Proponente indicherà configurazione prevista per società di
progetto ex art.37-quinquies L.109/94 ss.mm.ii. facoltativa costituzione.
Promotori presenteranno con proposta,pena inammissibilità,seguenti atti e
documenti:
-Studio inquadramento territoriale ed ambientale;
-Studio fattibilità,applicando,per quanto compatibile,l’art.14,c.2,L.109/94
ss.mm.ii.;
-Progetto preliminare disposizioni legge vigenti;
-Bozza di convenzione ;
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-Piano economico-finanziario da asseverarsi soggetti indicati nell’art.37-bis
L.109/94 ss.mm.ii.;
-Adeguata illustrazione e specificazione caratteristiche realizzazione lavori
oggetto presente avviso;
-Specificazione elementi formanti criteri aggiudicazione concessione,ordine
decrescente ed indicazione punteggio minimo e massimo attribuibile a
ciascun parametro, ed in ogni caso, almeno parametri art.21, c.2, L. 109/’94;
- Accettazione incondizionata corresponsione tutti i costi sostenuti Comune
Salerno, tra i quali,in via esemplificativa e non tassativa,costo advisor e
consulenze legali, tecniche ed economiche inerenti ogni fase procedura,
nomina ed attività commissioni per valutazione proposte per aggiudicare
concessione (compresa doppia gara art.37-quater), per l’attività espletata dal
R.U.P. ed uffici competenti,per spese pubblicazione presente avviso e tutti i
successivi. Obbligo automaticamente trasferito al concessionario-
aggiudicatario se diverso dal promotore;
- Importo(soggetto all’accettazione Comune)spese sostenute per
predisposizione proposta (massimo:2,5 % valore dell’investimento, come
desumibile piano economico-finanziario), comprensivo diritti sulle opere
ingegno ex art.2578c.c..Ciascuna proposta dovrà pervenire,pena
inammissiblità,in corrispondente singolo plico chiuso e sigillato con
ceralacca,controfirmato lembi chiusura,al Comune di Salerno–Archivio
Generale,entro e non oltre ore 12,00 giorno 30/06/2005 con l’indicazione
all’esterno ciascuna busta dicitura: “Proposta ex art. 37-bis L.109/94
s.m.i. per la realizzazione del seguente intervento:(indicare titolo del
singolo intervento)”. Il proponente può produrre una proposta per ogni
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intervento. Recapito plico è a rischio esclusivo del mittente,ove non giunga
in tempo utile. L’apertura e valutazione proposte entro 4 mesi ricezione,
da apposita commissione precedentemente nominata che eseguirà
valutazione comparativa sulla base dei seguenti criteri elencati secondo
importanza:
1. urbanistico, ambientale, qualità progettuale, funzionalità e fruibilità
dell’opera;
2. costo di gestione e di manutenzione, durata della concessione, tempi
di ultimazione dei lavori;
3. tariffe da applicare, metodologia di aggiornamento delle stesse, valore
economico e finanziario del piano ed assenza di elementi ostativi alla
realizzazione della proposta . Presentazione proposta non vincola il
Comune che potrà decidere realizzare diversamente l’intervento
proposto,come nel caso che nessuna proposta sia ritenuta idonea
all’esito valutazione eventualmente comparativa in caso pluralità
proposte. Prevista prelazione in favore promotore che adegui propria
proposta alle migliori offerte prodotte dai soggetti indicati dall’art.37
quater, comma 1, lett.b) Legge 109/’94. Il Comune si riserva:
-non procedere all’operazione finanza di progetto per qualsiasi motivo e/o
sopravvenuta ragione interesse pubblico;
-apportare e/o richiedere modifiche alla proposta che risulti,in esito alla
comparazione effettuata,quella più rispondente agli interessi dell’Ente;
-adottare eventuali varianti strumenti urbanistici vigenti e piani settore
nonché procedere direttamente o indirettamente eventuali atti
espropriazione ove richiesti.Elementi cartografici e normativi visionabili
e richiedibili in copia presso Settore Opere e Lavori Pubblici. Inviato
Gazzetta dell’U.E. in data 21.04.2005. R.U.P. I
Riferimento:Comune di Salerno
Il progetto definitivo non si discosta molto da quello attuale, che verrà realizzato dall'Ati "Marina di Arechi" in project financing. L'investimento complessivo supera i 44 milioni di euro. Oltre allo scalo vero e proprio dovranno essere realizzate delle infrastrutture di supporto. Il punto principale del progetto riguarda la creazione di mille nuovi posti barca che andranno ad incrementare in maniera esponenziale la presenza di diportisti privati in cerca di un approdo per poi muoversi sia in Costiera Amalfitana che nelle altre aree della provincia di Salerno. Il porto sorgerà nell'area antistante lo stadio di via Allende ed occuperà uno superficie di 220mila metri quadri: già prevista la realizzazione di un distributore di carburante, di servizi per riparazioni e piccola manutenzione, servizi commerciali di pertinenza, parcheggi, officine, ristoranti, uffici, servizi di prima assistenza sanitaria. Nei prossimi mesi, oltre ai lavori di costruzione dello scalo, inizieranno anche le operazioni per riqualificare l'intera area circostant e, dove verranno sistemate discoteche e locali che insieme alle altre attività trasformeranno la zona in una vera e propria cittadella del turismo. I tempi di realizzazione stimati sono di circa 35 mesi per cui è possibile ipotizzare che a partire dall'estate del 2011 Salerno avrà il suo nuovo porto turistico. Per quella data dovrebbe essere già entrato in funzione a pieno regime anche l'aeroporto, col quale verranno realizzati degli specifici collegamenti. I parametri fissati dal bando erano serratissimi per cui la concessione dell'appalto all'Ati "Marina di Arechi" è ancora provvisoria in quanto vanno ancora completate alcune procedure. Il recupero dell'investimento avverrà mediante la gestione dell'opera, la cui durata è stabilita in trentacinque anni. Con le sole tariffe stabilite per consentire l'attracco e la sosta delle imbarcazioni private i quaranta milioni della relizzazione dell'opera potranno essere ammortizzati nel giro di pochi anni.
Links di riferimento: Il denaro
REGIONE CAMPANIA ←-------Riferimento normativa
DISEGNO DI LEGGE REGIONALE
DISCIPLINA DEI LAVORI PUBBLICI,
DEI SERVIZI E DELLE FORNITURE IN CAMPANIA
Links: Articolo
Project Financing Copertura del mercato di Via Robertelli e realizzazione di parcheggi pubblici (scadenza ore 12,00 del 26 marzo 2009)
Riferimento
Porto turistico litorale pastena
(dal Corriere del Mezzogiorno di sabato 28 marzo 2009)
Nella liturgia di presentazione del Plastico della Libertà, officiata con gli onori che i mecenati del passato non tributarono alle opere di Michelangelo e Bernini, oltre al modello, è stato esibito un impacciato Bofill, prodigo di elogi, com’era scontato, per il suo mandante. Dopo il vernissage, il plastico è stato esposto nell’ex cinema Capitol, perché anche il popolo minuto potesse partecipare all’evento del secolo, discuterne e gioirne. O disperarsene. Messa così, sembra il massimo della democrazia. Si potrebbe obiettare che la giuria del concorso vinto dal Bofill era composta solo da tre dirigenti del comune, senza uno straccio di architetto, e che il progetto è stato svelato solo a cose fatte, cioè dopo la sua approvazione. Ma andiamo, non è il caso di cavillare, mica bisognava scegliere un’opera di architettura e, poi, come diceva Enzo Biagi, «il bello della democrazia è proprio questo: tutti possono parlare, ma non occorre ascoltare». Prove di democrazia a parte, a cosa servirà metterci tutti a discutere di una cosa già decisa, per la cui realizzazione il Nostro è disposto a tutto, anche a farsi sparare? E se ci fossimo sbagliati? Se, alla fine, scoprissimo che la storia del Crescent, con la sua pertinenziale Piazza della Libertà, è soprattutto uno specchietto per allodole, una grande bufala cementizia? Se, insomma - per dirla con Travaglio - fosse proprio una formidabile arma di distrazione di massa? Non sarebbe la prima volta. Ricordate quando sembrava prendere forza l’idea di riconvertire ad usi turistici il porto commerciale? Anche lì, messo alle strette, il Nostro sfoderò un’arma segreta, anche quella munita di plastico, anche quella esibita con squilli di trombe e rullio di tamburi: il porto isola, l’isola che non c’è, da costruire, nuova di zecca, al largo della costa di Paestum, per poi - molto poi - cambiare la destinazione del bacino portuale. Abboccammo: le discussioni si sprecarono e fu centrato l’obiettivo di mettere la sordina a quanti chiedevano che, almeno, si analizzassero i costi ed i benefici di un pur possibile diverso utilizzo del porto. E, allora, è il caso di andare a guardare cosa sta accadendo all’ombra del Crescent. Inceneritore a parte, i più ignorano che stanno arrivando i Pua, i piani attuativi, le vecchie «care» lucrose lottizzazioni di una volta! Sono dappertutto: dal Masso della Signora al laghetto di Brignano, alla zona orientale, all’Arechi, a Fuorni. E, dappertutto, alimenteranno la crescita deforme della periferia. Palazzoni, brandelli di edificato in forma di pseudo parchi, addizioni nauseabonde che non diventeranno mai città, ma che gonfieranno le tasche di nuovi e vecchi speculatori. Per non parlare del megaprogetto «Salerno Porta Ovest», anche quello ricco di viadotti e cemento, anche quello fortemente modificativo dei tratti identitari di Salerno, anche quello sdoganato da un gruppetto di supporter strategicamente arruolati nella macchina politico- amministrativa. Poco importa. Tutti a discutere del Crescent, della P.d.l. (acronimo inquietante), di dove mettere le ceneri del primo cittadino e di altre menate. E, intanto, «avanti tutta» con le betoniere.
• Ex assessore all’Urbanistica del Comune di Salerno
Il Crescent, la gigantesca muraglia che il sindaco di Salerno – complice l’archistar Ricardo Bofill – minaccia di costruire sulla storica spiaggia di Santa Teresa, è solo il “progetto simbolo” del sacco edilizio in atto nella città, il più feroce di tutti i tempi. L’aggressione è sistematica, militare, condotta con metodo spietato. All’ombra del Crescent è stata avviata in periferia la costruzione di enormi quartieri popolari, pseudoparchi nauseabondi si affacciano già dalle colline, la campagna è ormai costellata da una miriade di falsi fabbricati rurali. E, poi, fabbriche dismesse in attesa di essere trasformate in supermercati, inceneritore e centrale turbogas spudoratamente evocati dal primo cittadino… di tutto di più, purché si movimenti denaro, purché si metta all’incasso la rendita fondiaria.
Le buone intenzioni di Bohigas
Nessuno avrebbe immaginato che la stagione urbanistica, cominciata all’indomani di Tangentopoli con la voglia di voltare pagina, avrebbe avuto questo funesto epilogo.
Eravamo nel ’94 e Oriol Bohigas – incaricato della redazione del nuovo piano regolatore – aveva appena presentato il “documento programmatico” che avrebbe dovuto guidare il rinnovamento della città.
Convinto assertore della obsolescenza del “vecchio” modo di pianificare, Bohigas aveva chiesto e ottenuto di “costruire” il Prg su un’armatura di progetti urbani che – elementi di coerenza tra singola opera e piano regolatore – avrebbero consentito di promuovere, da subito, la riqualificazione della città con le più urgenti opere pubbliche.
Ricostruzione invece che espansione, grande attenzione allo spazio collettivo inteso come elemento generatore di una nuova qualità urbana, recupero del centro storico e riqualificazione delle periferie, edilizia economica non più concentrata in quartieri ghetto ma diffusa in tutta la città e, infine, abbattimento – con finalità sociali – della rendita fondiaria. Queste le parole d’ordine del “documento programmatico”, condivise dal Consiglio comunale dell’epoca e, apparentemente, dal neo sindaco progressista, Vincenzo De Luca, desideroso di prendere la distanze dalla classe politica della Prima Repubblica, di cui pure aveva fatto parte.
Cominciò così una stagione densa di interventi, per lo più finanziati dalle cospicue risorse pubbliche non utilizzate, anni prima convogliate a Salerno dall’allora ministro per le Aree urbane Carmelo Conte.
La definizione delle opere più importanti fu affidata a concorsi di livello internazionale, tutti coordinati da Oriol Bohigas. Tra queste, gli Uffici giudiziari di David Chipperfield, la Stazione Marittima di Zaha Hadid e il Palazzetto dello Sport di Tobia Scarpa rappresentavano altrettanti elementi distintivi della stagione urbanistica che concorse ad affermare la positiva immagine, interamente capitalizzata dal sindaco, di un nuovo modo di amministrare.
Il self service dell’urbanistica
Nel 2001, dopo due mandati amministrativi, De Luca, candidato alla Camera, si dimise. Forte del consenso acquisito, fu eletto deputato e collocò sullo scranno di sindaco il suo segretario, continuando così, per interposta persona, ad amministrare la città.
Separato il potere dalle responsabilità connesse al suo esercizio, De Luca gettò la maschera e divenne il regista – neanche tanto occulto – di una serie di iniziative edificatorie, da promuovere in variante urbanistica, attraverso la disciplina derogatoria del D.P.R. 447/1998, il cosiddetto, temibile “Sportello Unico”.
Nel frattempo, l’ignaro Bohigas continuava a lavorare al Prg. Un piano complesso che, con onestà, tentava di promuovere la riqualificazione della città, anche facendo quadrare i conti dell’enorme fabbisogno di standard (oltre 2 milioni di metri quadrati), seppure in una regione ancora priva, allora, di una moderna legge di governo del territorio.
Il piano fu consegnato il 30 aprile del 2003. All’epoca assessore all’urbanistica, tentai, senza riuscirci, di ottenerne la rapida adozione, anche per scongiurare i disastri della deregulation dovuta alla scadenza dei vincoli a contenuto espropriativo ed arginare le pressioni della speculazione fondiaria.
Non fu possibile. L’ormai onorevole De Luca, avvalendosi del controllo totale che aveva sulla maggioranza e sul sindaco – pose il proprio veto: il piano non doveva essere adottato, altrimenti lo “Sportello Unico” non avrebbe potuto – avvalendosi della vacatio di regole – continuare a scaricare su suoli privati le enormi rendite parassitarie derivanti dalle varianti urbanistiche.
Mi dimisi. La macchina comunale, completamente asservita all’ex sindaco, pasticciò col Prg per due anni, sovvertendone completamente la filosofia. E mentre il piano veniva adeguato ai desiderata della grande proprietà immobiliare salernitana, si continuavano a varare, con procedure di urgenza, piccole e grandi varianti urbanistiche a domanda individuale, in alcuni casi raddoppiando l’indice di edificabilità già previsto. Ben oltre i sogni di qualunque palazzinaro e molto prima del berlusconiano piano-casa, a Salerno si sperimentava già il self-service dell’urbanistica.
Le “correzioni” introdotte nel piano del 2003 cancellarono perfino le scelte eticamente più qualificanti, come quella, fortemente voluta da Bohigas di non costruire mai più quartieri popolari ma di inserire, in ogni nuovo intervento un’aliquota di edilizia sociale. Per quanto progressista e già ampiamente collaudata in Spagna, l’ipotesi non era però gradita ai costruttori, che temevano l’abbattimento dei valori immobiliari delle proprie speculazioni.
Il Prg, riveduto, accolse pressoché tutte le istanze della proprietà fondiaria: si incrementarono fortemente le volumetrie di riconversione, per fini residenziali, delle fabbriche dismesse e da dismettere; si consentì di costruire sulle colline dilatando i limiti della zona urbana, si eliminò la previsione di realizzare la nuova Questura per favorire un intervento fortemente speculativo, scomparvero le residenze universitarie, aumentò fortemente – senza dichiararlo – lo stesso dimensionamento del piano.
A nulla valsero le osservazioni avanzate dalle associazioni ambientaliste. Il Prg, divenuto Puc (Piano urbanistico comunale) in omaggio alla nuova legge regionale della Campania, fu pubblicato ad agosto 2005 ed approvato in quattro e quattr’otto da Provincia e Regione, per evidenti ragioni di equilibrio politico.
Nel 2006 De Luca tornò a svolgere palesemente la funzione di sindaco. Quanto accade ora – Crescent e pertinenziale Piazza della Libertà compresi – è esattamente la conseguenza di un piano preordinato a massimizzare la rendita fondiaria, continuamente “aggiustato” perché fosse sempre più congruente alle istanze della speculazione edilizia. La stessa scelta di chiamare vere e presunte “archistar” a sdoganare progetti altrimenti indigeribili, risponde alla logica di costruire un consenso – inconsapevole e drogato – con testimonial d’eccellenza per millantare una inverosimile “Salerno grandi firme”.
Quando l’opinione pubblica prenderà coscienza del disastro, sarà troppo tardi.
*(L’Autore è stato, dal 1993 al 2003, assessore all’Urbanistica del Comune di Salerno. Ha determinato la compiuta redazione del Prg collaborando con Oriol Bohigas. Nel 2003 si è dimesso in forte polemica con il sindaco per difendere il Prg dalle ingerenze esterne. Oggi è funzionario della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Salerno e Avellino)
*Direttore Dipartimento Progettazione Architettonica Università di Napoli
I numeri rendono altre perplessità se si fanno altri conti, da agente immobiliare stavolta. Un’area edificabile di solito, sul mercato, possiede il valore del 25% di quello dell’immobile. Nel caso del crescent un valore di 100 appartamenti, ovvero oltre 100 milioni di euro. Come mai il sindaco De Luca è riuscito ad acquisire l’area, da affidare ad un privato che produrrà oltre 500 milioni di euro, per soli 10 milioni di euro, mentre la stessa amministrazione ha valutato quella del Jolly, ben più piccola, 15 milioni di euro? Le domande sarebbero ancora molte. Per esempio: che dice il ministro Carfagna dello stalking di De Luca nei confronti dell’area delle chiancarelle, della distrazione del soprintendente Villani che neppure pare abbia offerto il parere dovuto, di quella di Tremonti che cede un’area demaniale marittima, per legge inalienabile, al di sotto di un prezzo di svendita? Ed ancora altre ve ne sarebbero, per cui, a che vale dibattere su un bel (si fa per dire) plastico se non molto si conosce di quanto rappresenta? Mi auguro comunque, in linea con De Silva che, proprio attraverso gli organi di informazione, altre notizie più certe possano essere assunte e sottoposte alla discussione.
SALERNO TERRA CONQUISTAta
Devastazioni ambientali
Non è con con le colate di cemento che si costruisce una città migliore o con un assalto indiscriminato al territorio ma privilegiando l’interesse pubblico su quello dei palazzinari o lobby del cemento che tradotto vuol dire costruire nel rispetto dell’ambiente circostante con l’applicazione di norme di sicurezza e antismiche.In prevalenza edilizia residenziale sociale per una città a dimensione uomo.
Un urbanistica partecipata.
L'urbanistica partecipata mette in evidenza nei progetti il ruolo dei cittadini in forma libera o associata.
La complessità dei sistemi sociali ha accentuato l’interdipendenza degli attori del territorio e indebolito la rappresentatività di partiti e organizzazioni sindacali mentre si sono rafforzate le forme dirette di rappresentanza sociale come comitati di quartiere, movimenti ambientalisti, gruppi di consumatori, movimenti giovanili, organizzazioni non governative, produttori del terzo settore ed altri che perseguono obiettivi specifici e settoriali .
L'urbanistica partecipata implica che le istituzioni locali si orientino verso un nuovo concetto di governo del territorio che miri a coinvolgerne tutti gli attori della governance seguendo un modello di sistema aperto, adattivo e reversibile. Alle sedi tradizionali degli eletti quali consigli comunali, regionali, circoscrizionali, si possono affiancare sedi formali ed informali di confronto e orientamento come tavoli sociali, laboratori di quartiere, cabine di regia, piani strategici, che hanno lo scopo di mettere a confronto interessi territoriali in forma diretta, delegando successivamente alla democrazia rappresentativa il compito di recepire o respingere le indicazioni assunte L'urbanistica partecipata mette in evidenza nei progetti il ruolo dei cittadini in forma libera o associata.
Prologo:
Nella città è avvenuto il contrario praticamente la pianificazione urbana è stata definita in prevalenza da lobby di potere con interessi specifici avvalendosi di un consenso narcotizzato.L’attività dell’ "Associazione “Laboratorio di Sperimentazione Sociale” ha inizio circa cinque anni fa proponendosi un azione di denuncia pubblica in seguito ad un monitoraggio del territorio evidenziando l’aggressione selvaggia di cemento che si consuma sulle colline circostanti al quartiere. Pertanto si tenta di rendere pubblico con un video autoprodotto finalizzato a dare visibilità ed entità all’azione indiscriminata in atto provocando preoccupazione ad interessi sensibili. L’azione inizialmente finalizzata ad evidenziare il progressivo sviluppo delle zone circostanti che relegavano con un automatismo pianificato il quartiere in un ghetto. Praticamente la percezione era che si stavano consumando infime politiche obsolete e reiterate che tradotte
definire una zona ghetto-consumare i propri interessi a basso prezzo-ripulire la zona - i profitti schizzano. Intanto il lavoro verteva su ricerche approfondite, partecipazione alle riunioni consiliari monitoraggio delibere di giunta comunali e regionali la tesi iniziale si avvalorava in relazione a specifici avvenimenti istituzionali l’indicatore che determinò la pubblica visione del filmato furono le dimissioni di un ex assessore all’urbanistica pubblicate sul Corriere del Mezzogiorno ,una lettera di dimissioni inedita, protocollata al Comune di Salerno e che per il suo contenuto si era convenuto di mantenere riservata. L’assessore scrive al sindaco.
Alcuni passaggi fondamentali della lettera:
“ Come sai la mia eliminazione è stata decisa altrove…l’essermi attivato per evitare le note edificazioni sul Masso della Signora (vedi video) è stata giudicata un’inammissibile disobbedienza….comprendo bene che era difficile liberarsi di me. Per troppi anni ho svolto un ruolo di garanzia e prima di mandarmi via occorreva screditarmi. Non si voleva cioè che le mie dimissioni suonassero come la presa di distanza da una politica dell’ amministrazione non più e per vari motivi, condivisibile….è ora di smetterla.per 10 anni credo di aver svolto bene, forse troppo, il ruolo assegnatomi.Ora sono stanco, me ne vado. La coerenza ha un prezzo ed io , come sai, sono disposto a pagarlo tutto.”
Salerno:Le colline sono in fiore (2006-7)
Di seguito si propongono immagini riprese nell'aprile 2010 dove si evidenzia in una fase evolutiva l'aggressione al territorio predisposta e pianificata.
Le colline sono in fiore2 _Devastazione ambientale in atto (2010)
Si consumano notevoli interessi specifici tra il mare e le colline la parte restante il centro mangime per i polli.
Liguria, l’Unione fa il cemento
Data di pubblicazione: 09.04.2007
Autore: Preve, Marco; Sansa, Ferruccio
Migliaia di metri cubi di cemento rischiano di riscrivere il panorama della regione governata dal centrosinistra. Una storia che dimostra quale sia il vero partito trasversale: quello degli affari. Da Micromega, 5/2006 (g.p.)
Links all'articolo completo
Quando il cemento è targato centrosinistra
Il partito del cemento", di Marco Preve e Ferruccio Sansa (con prefazione di Marco Travaglio, edizione Chiarelettere), è in libreria. La Liguria sta coprendosi di quasi tre MILIONI DI METRI CUBI DI CEMENTO. In quindici anni, dal 1990 al 2005, il territorio libero dalle costruzioni è passato da 249.000 ettari a 135.570 con una riduzione del 45,55 per cento. In pratica quasi la metà delle zone libere sono state cementificate. Un record negativo. E la Liguria distanza le altre regioni di molte lunghezze: al secondo posto di questa malinconica classifica si piazza la Calabria che ha regalato al cemento il 26 per cento delle sue coste libere. In Italia, mediamente, dal 1990 al 2005 le regioni hanno perso il 17,06 di spazi incontaminati. La Liguria supera del 300 per cento questa percentuale.
E non è finita: sono in arrivo centinaia di palazzi, grattacieli, parcheggi, box interrati e tanti, tantissimi porticcioli con posti barca. Secondo le stime delle associazioni ambientaliste, soltanto lungo la costa ligure sono in via di realizzazione oltre 3 milioni di metri cubi di nuove costruzioni. Come dire: una nuova città che sta nascendo sulle coste già iper-congestionate della regione. Links di riferimento: Info: [1] [2]
1. Marco Preve presenta il libro davanti alla libreria Feltrinelli (5 luglio 2008)
2. 8 Luglio 2008: Video 1a parte (C.Abbondanza, V.Coletti, L.Vaccari);
3. 8 Luglio 2008: Video 2a parte (F.Sansa, M.Maggiani);
4. Ferruccio Sansa presenta il libro.
Il sacco di Palermo [video]
1959-1963: Ecco come Salvo Lima, sindaco di Palermo, e Vito Ciancimino, assessore ai lavori pubblici, sventrarono il centro storico di Palermo, abbattendo le palazzine liberty e sostituendole con enormi casermoni.
(Piraino - Messina)
L'ASSALTO: il servizio di AM sulla lottizzazione
La grande muraglia di Piraino
(Roma)
Roma Occulta Municipio il Pincio speculazione edilizia
Il filmato denuncia l'ennesimo scempio che il Campidoglio sta mettendo in atto in una zona di Roma considerata tra le più belle del mondo: "il PINCIO".Tutto questo, nonostante il parere NETTAMENTE contrario di molte Autorità competenti. Info: [1] [2]
Salerno terra di conquista
Nell’europa avanzata (Inghilterra-germania) si usano le aree industriali dismesse per costruire nuove abitazioni e preservare il più possibile il paesaggio rurale, in Italia no.
A Salerno la zona industriale, ridotta ad un ammasso di macerie di cemento armato, non ha mutato la sua destinazione d'uso nonostante non si veda all'orizzonte una possibilità di insediamento in tutta l'area di tanta abbondanza di industrie produttive come quella prevista dal P.U.C. vigente....
si continuano a distruggere gli aranceti che circondano la città, tra il silenzio assoluto diassociazioni ambientaliste, architetti, urbanisti ed ingegneri che pedissequamente fanno ciò che viene loro richiesto
Aria fresca e profumata, dolcezza del paesaggio, gioia degli occhi e dei sensi, la fascia verde degli antichi aranceti attorno a Salerno gradualmente distrutta in cambio di pochi metri di verde messo per rispetto dei minimi standard urbanistici.
direte che le case ci vogliono, che non c'è spazio per farle altrove (bugia!), che bisogna dar slancio al mercato immobiliare, creare occupazione etc. etc. etc. ( con queste motivazioni sono stati costruiti dai palazzinari in tutta Italia i peggiori quartieri frutto di interventi speculativi come quelli di Pastena ed il Carmine a Salerno ), certamente non si costruisce su tanta opera d'arte che è un aranceto curato da secoli, ma si riqualifica urbanisticamente, con insediamenti abitativi, una zona dismessa; gli aranceti che si stanno distruggendo a via Paradiso (ancora per poco) di Pastena, Salerno, italia, valgono universamente almeno quanto il Colosseo!
A seguire le fotografie aeree della zona di S. Eustachio colte a distanza di tempo si vede l'area dell'intervento prima del cantiere, un aranceto-limoneto seguono poi tre viste tridimensionali del cantiere infine il nuovo quartiere:
Salerno zona collinare Oliveti-aranceti-limoneti devastati
prima durante e dopo la cementificazione selvaggia
Le mani sulla città estratti
Tratto dal Film "Le Mani Sulla Città", regia di Francesco Rosi, 1963.
nel film si rende evidente la realtà sociale e ambientale che producono determinati atteggiamenti della “politica”. In tempi e modalità diverse ma con identici contenuti appare la versione attuale del panorama politico campano.
La città vive tra due poteri contrapposti una terza città senza poteri ed esente da diritti non riesce a sopravvivere….
Un atto dovuto alla città che non sopravvive aggredita e lesa indiscrinatamente da una cementificazione selvaggia e dalla insensibilità amministrativa
Lavoro svolto in collaborazione Gino e Antonella
Socialab sgomberato
"BimbeSquatters"
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