domenica 23 marzo 2008

Attività del laboratorio di sperimentazione sociale 2004-2008














Squ(A)t zone



Attività del laboratorio di sperimentazione sociale 2004 – 2008.

Il laboratorio nasce nei locali dell’ex asilo nido in via M. Pironti, nel settembre 2004, come associazione di quartiere, con la premessa che l’azione dell’associazione, deve essere in sintonia con le trasformazioni sociali del territorio e, quindi, in continuo sviluppo e cambiamento.
Dopo due ristrutturazioni dei locali, sostenute interamente dal gruppo promotore, senza alcun contributo pubblico, si predispongono cinque connessioni internet con i relativi computer,scrivanie, sedie, punti di diffusione musicale, la creazione di un ambiente pulito ed accogliente, con supporti didattici e ludici per i ragazzi, si illumina il giardino circostante. Ci sono state anche rappresentazioni teatrali.
Intanto si avviano le attività e contemporaneamente nasce l’esigenza organizzativa di costituire un’ulteriore associazione, che si nominerà “Laboratorio di sperimentazione sociale”, con due ragazze, nuove socie, in ossequio alle premesse metodologiche dell’associazione.
Il lavoro è rivolto ai residenti della zona. Si svolgono attività sperimentali con un gruppo di bambini, si organizzano cene sociali, si ripristina e si ristruttura la fontana del giardino, si crea un nuovo sito internet,
www.bimbesquat.blogspot.com, continua l’attività di mediazione con i servizi sociali del comune, si crea anche uno spazio per prove teatrali, si lavora con vari writers con la creazione di splendidi murales, pubblicati in siti internet e riviste.
Il laboratorio è investito anche dalle tematiche e dalle lotte contro la disoccupazione che nel quartiere hanno svolto un grosso ruolo emancipativo.
Sono stati tre anni intensamente partecipati dal gruppo di sostenitori e dal quartiere, tre anni di lavoro culturale e sociale degno.
Nei primi mesi del 2007 si continua con le attività ed i progetti del laboratorio, fino al maggio dello stesso anno.
Ma Maggio diventa un mese triste e drammatico, per il quartiere e il nostro lavoro.
C’è lo sgombero.
Uno sgombero violento che tenta di normalizzare il quartiere cancellando una struttura aperta e funzionale, finalizzata ad alleviare le molteplici problematiche che l’affliggono. Nonostante una convenzione ancora in atto, nonostante le attività in essere, nonostante i progetti in corso, nonostante gli sforzi fisici, intellettuali ed economici si chiude uno spazio autonomo, una comunità produttiva, uno spazio ed una voce degli esclusi.
Il tutto si consuma in un clima forcaiolo, di totale slealtà con una strategia infame messa in essere per ledere la credibilità dell’azione sociale proposta.
Ma c’è resistenza. Madri, zie e nonne difendono lo spazio, si frappongono alle decine di vigili, carabinieri e digos, ecc. rivendicando la legittimità e l’utilità dello spazio.
Si ricevono solidarietà da realtà culturali, sociali e politiche salernitane e non solo. I centri sociali della Campania si schierano contro lo sgombero.
Sui muri di Salerno si affigge un manifesto di sdegno contro il sopruso:
Chi ha sgomberato il laboratorio di sperimentazione sociale
ha ucciso l’innocenza
C’erano bambini che giocavano, sorridevano, crescevano.
GRANDE DISPREZZO PER IL SINDACO DI SALERNO.
Al centro del manifesto c’è la foto di una bimba che gioca nella fontana del laboratorio (la bimba ha subito in 15 giorni due sgomberi. Uno da casa e uno dal laboratorio).
Il manifesto è firmato dal laboratorio Diana reload, dalla rete contro il carovita di Salerno e dal laboratorio sperimentale scrivente.
Si organizza una petizione a sostegno dello spazio che raccoglie l’adesione della quasi totalità del quartiere.
S’instaura una vertenza legale con l’intervento di un trust di avvocati.
La resistenza s’innerva anche in un happening di colori, di suoni e di giochi. Centinaia di giovani creano murales, suonano. Intervengono giocolieri ed artisti di strada. I bambini giocano e si divertono imparando storia viva di repressione ed autoritarismo.
Il quartiere ed i disoccupati rispondono alla violenza della chiusura del “proprio” spazio finanziando ed organizzando una manifestazione di festa con musica, caraoke e proiezioni video
nei giardini della zona. Cantanti di base, poeti, artisti, anziani e giovani, sono insieme a ballare e ad ironizzare sull’insensato atto.
Ma non è tutto. Questa manifestazione subisce un’altra onta.
Nei giorni precedenti la manifestazione, vengono mobilitati interi settori di operai del comune per potare gli alberi dei giardini predisposti per l’iniziativa lasciandoli, però, coperti di rami e tronchi. Rendendoli, quindi, inagibili. Ma non basta. A questa provocazione si aggiunge la revoca dell’autorizzazione della manifestazione, invocando la pericolosità per l’incolumità pubblica.
Ma i giardini vengono ripuliti.
La revoca è revocata dal quartiere, dai disoccupati, dai bimbi, dagli anziani, dal movimento.
Ed è festa.

Le lotte creano un grande potere costituente che costringe all’impegno formale per una sede alternativa a quella chiusa e si strappa anche l’assegnazione dell’odierna sede.
Nel decreto di sgombero subito precedentemente deliberato dalla giunta Comunale viene assegnata come sede alternativa dei locali siti in via Capone 65.
Locali che esigono una ristrutturazione di cui si assume l’onere l’amministrazione comunale (pitturazione e impianto elettrico)atto dovuto per rendere il minimo di agibilità strutturale. Nel corso d’opera la ditta affidataria abattute le parete divisorie dismette i lavori per motivi non precisati a questo punto propongo una ditta composta da ragazzi del quartiere ottenendo una doppia azione sociale tenendo impegnato il quartiere e dando lavoro di conseguenza guadagno. Intanto definisco la fase strutturale assumendomi ulteriore spesa per organizzare al minimo lo spazio fornendolo di luci, impianto climatico tabella fluorescente al neon esterna,contratto telecom e rete lan wi-fi interna disponendo parte delle tecnologie già in uso nel precedente spazio.
Il fatto:
intenti a preparare la serata inaugurale fissata per l’8 febbraio 2008 pertanto le attività non erano ancora aperte al quartiere. Eravamo in due un amico che tentava di mettere in linea i computer avendo avuto qualche problema di rete con alcuni pc ed io sul mio portatile leggevo alcune informazioni sul sito della Repubblica dove in prima pagina vi era pubblicato un articolo in merito ad uno spogliarello avvenuto su un aereo in volo con relativo video. Immagini che si possono definire erotiche ma sicuramente non pornografiche. Ci ritroviamo il Sig. Sindaco On. Vincenzo De Luca alle spalle che gridava che quel luogo andava chiuso e tutta una serie di accuse abbiamo tentato di fargli notare che non era affatto come diceva che le immagini non erano pornografiche, che le attività erano chiuse al quartiere in quel momento.

Video incriminato
Addì 29/09/008 dopo un estenuante ricerca sul web ecco il video incriminato

Abbiamo avuto la percezione che il blitz fosse stato predisposto seguendo una precisa infima strategia- il Sig. Sindaco si stava recando ad inaugurare lo spazio dove avevamo subito il primo sgombero per cui con quell’azione stava liberandosi definitivamente di noi. Appare evidente la persecuzione in atto alla persona non essendo in linea con il pensiero politico vigente.

Doveroso rispondere alle accuse di pornografia rivolte all’associazione ed in particolare alla mia persona dettate dal Primo Cittadino ai vari quotidiani locali pertanto passatemi la personalizzazione ma è obbligo descrivere la mia vita per rendere il concetto in tutta la sua espressione:
Sono un uomo che ha vissuto 35 anni di droghe in modo estremo ed in totale coerenza, la morte era diventata una palestra di vita. Un giorno in un attimo di lucidità o di lucida follia mi rendo conto dello sterminio di intere generazioni che mi circonda e che è mio dovere non rendere vano tutti questi morti decido di smetterla o quantomeno tentare. Mi relaziono alla città assumendomi la consapevolezza che nel mio percorso di droghe involontariamente sono stato riferimento negativo pertanto dovevo diventare un riferimento positivo ed onorare tutte le persone a me care scomparse prematuramente. Dovete sapere che i ragazzi che fanno uso di sostanze sono particolarmente sensibili alla vita uno dei motivi per cui accedono alle droghe è per evidenziare la carenza del sistema politico-sociale vigente, una forma di autolesionismo espresso incosciamente.
Compiuto il primo atto decido di fare un lavoro nel sociale relazionandomi esclusivamente alle esigenze della città ed in particolare al quartiere dove sono cresciuto evitando che la politica in continua ricerca di consensi strumentalizasse l’azione sociale che volevo svolgere scontrandomi con una realtà terrificante che praticamente in città si vive di protezionismo politico e se non sei asservito non realizzi niente tutto relazionato al grado di asservimento. Inaccettabile per chi crede nella libertà di pensiero, nella consapevolezza degli avvenimenti politico-sociali, nella dignità dell’uomo in linea di questi principi ho chiesto un mio diritto fondamentale di poter proseguire il percorso alternativo in totale autonomia questo non mi è stato concesso perché tendevo ad evidenziare le strategie infame e le furbizie illecite, finalizzate alla ricerca di consensi, messe in atto da un incerta “politica”, il motivo dello sgombero è solo questo credetemi alle accuse di pornografia rispondo tranquillamente che non sono un pornografo altrimenti la mia coerenza alla vita mi avrebbe portato ad aprire un sex shop e non uno spazio sociale. Essendo in rete la media di 10 ore al giorno notavo che siti con materiale porno ti arrivavano anche in automatico motivo per cui si stava cercando un software di protezione per i computer destinati al pubblico proprio per evitare che quella struttura potesse diventare senza volerlo un riferimento “pornografico” in modo da tenere distante le cose e dare un senso allo spazio che si andava a definire esclusivamente di aggregazione sociale- culturale -libera circolazione dei saperi, un luogo di inclusione. L’energia intellettuale mi viene profusa dai vari movimenti di pensiero, di culture estreme esistenti negli spazi sociali nonché dal movimento disoccupati praticamente stavamo fornendo loro ulteriori strumenti finalizzati ad una maggiore difesa sociale.
Nel momento in cui è intervenuto il Sig. Sindaco On. De Luca altro non era che un articolo pubblicato sul sito di Repubblica che puo definirsi erotico come descritto precedentemente.
Intanto la città vive in uno stato di narcosi permanente assiste inerme ad un progressivo annientamento psicofisico di spazi sociali,  di culture d’avanguardia, all’annullamento dei vari movimenti di lotta, di pensiero alternativo, tutto con il tacito consenso della ”politica”circostante.
Inoltre si evidenzia che il concetto di pornografia è molto ampio di seguito elencate alcune pratiche pornografiche consumate quotidianamente definite pornocratiche allo stato puro:
•Orgie di protezionismo politico
Incentivi e favoritismi vari devoluti relazionati esclusivamente al grado di asservimento politico.
◆Ridurre un diritto fondamentale come il lavoro in merce di scambio. Consenso politico=Accesso al lavoro.
•Pratiche quotidiane di sodomizzazione intellettuale pseudo politiche.

•Ridurre persone a pizzini umani
Notevole flusso di informazione introdotto in un unico terminale di cui un asse del male predisposto ne fa un uso improprio.
•Regie occulte dell’inciucio come diversivo.
Qualche entità malevole ha compreso che l’inciucio esige notevole spazio mentale per cui lo usa come diversivo e controllore di umore.
•L’uso improprio di interi settori della pubblica amministrazione finalizzati ad esaudire sentimenti e rancori personali.
•Leva psico-fisica sul disagio infime pratiche
•Leva sulla morale vigente infime pratiche
•L’uso della legalità formale
Produce illegalità diffusa.
•L’exploit della pornocrazia si consuma nei project financing
da evidenziare come nei punti della città in via di sviluppo si definisce un project financing che in una sintesi estrema si puo tradurre in privatizzazione di strutture o intere aree pubbliche con il beneficio di incentivi .Agli uomini che amministrano la città direi loro di stare attenti il potere senza l’etica produce soprusi, ha effetti devastanti sulle menti più della droga vedi deliri dell’onnipotenza, controllo delle masse, controllo sociale persecuzioni ad personam etc… Non siate fieri dell’azione inflitta al Laboratorio sociale di via Capone perché avete sottratto, con infime strategie, alla città saperi fondamentali non altro e portate politiche alternative al sistema De Luca nei quartieri . Alla città direi di non farsi narcotizzare dalle “grandi opere” strutturali e pensare che se queste non sono relazionate all’umanità circostante non sono più tali e che gli uomini politici altro non sono che gestori di denaro pubblico (nostro denaro) per cui esigere il rispetto dei diritti individuali e collettivi di ogni uomo è il minimo. Le “grandi opere” tradurle in posti di lavoro per la città, dare trasparenza alle gare di appalto,all’entità economica, totale trasparenza sulle ditte affidatarie dei lavori, evidenziare l’aggressione al territorio in atto da parte di lobby del cemento, dare visibilità ai destinatari dei project financing. Potrei perseguire legalmente chi mi ha accusato, chi ha dettato ai quotidiani titoli calunniosi che tendono a ledere l’immagine e togliere credito intellettuale ma mi astengo perché credo fermamente che la mia vita sia preziosa per le tossicodipendenze e assolutamente non debba essere consumata in un conflitto legale con la città che andrebbe ad alimentare attraverso i media informativi qualche esponente politico, mi limito a presentare un esposto alla procura della Repubblica per tutelare i miei diritti futuri.
Laboratorio di Sperimentazione Sociale

"Bimbesquatters"

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