lunedì 20 aprile 2009

Salerno: La città conquistata

Mafiocrazia: I tentacoli sulla città




La piovra della cementificazione selvaggia
Appalti.lottizazioni e project financing: linee guida di una lobby politico-affaristica imperante.




In una premessa l'esatta definizione giuridico-amministrativa dei project finacing- per acquisire maggiore consapevolezza delle azioni imposte alla città
pimp myspace
Project financing
La finanza di progetto (o project financing in inglese) è una operazione di finanziamento a lungo termine, che consiste nell'utilizzo di una società neocostituita la quale serve a mantenere separati gli assets del progetto da quelli dei soggetti proponenti l'iniziativa d'investimento (i cosiddetti "promotori").

La SPC viene finanziata sia da capitale equity (azioni), fornito generalmente dai promotori e non deve superare l'ammontare del 15-20%, il rimanente 80-85% da capitale di debito (obbligazioni) normalmente ottenuto da un pool di banche. In questo modo, attraverso l'imputazione di attività e passività alla SPC è possibile mantenere un controllo più stretto sull'andamento del progetto. È, inoltre, un modo per proteggere gli interessi dei soci promotori, i quali sono così "schermati" dall'eventuale fallimento del progetto stesso. Lo schema del Project Financing ha riscosso i maggiori successi per quei progetti per loro natura più complessi, quali la realizzazione di centrali elettriche o di nuove attività estrattive, dove alti sono i rischi ambientali, tecnici, politici ed economici. Anche i progetti di ricerca possono beneficiare di questo sistema di finanziamento, dato che i finanziatori in equity potranno garantirsi sulla proprietà della SPC, la quale detiene la titolarità su ogni risultato (brevetti o altro) del progetto di ricerca.
Il coinvolgimento dei soggetti privati nella realizzazione, nella gestione e soprattutto nell'accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche in vista di guadagni futuri rappresenta la caratteristica principale di tale operazione economica. Già nel secolo scorso, fra il 1840 ed il 1860, gran parte della rete ferroviaria europea fu realizzata con tecniche di finanziamento simili al project financing.

La filosofia del Project Financing è quella di coinvolgere il privato ed il mercato finanziario (le banche) in un progetto, di spingerlo a trovare il modo di far fruttare per sé e per la comunità un terreno o un bene che altrimenti resterebbero inutilizzati per carenza di fondi pubblici.

Attraverso la creazione di una società veicolo si opera la separazione giuridica e finanziaria del progetto dai partner. Inoltre la partecipazione di più soggetti consente un’allocazione dei rischi verso i partner bilanciando in modo ottimale i rischi trasferiti all’operatore privato e il costo del trasferimento a carico dell’amministrazione pubblica.
In Italia, Il Project Financing ha trovato spazio perlopiù nella realizzazione di opere di pubblica utilità. In questa configurazione di Project Financing i soggetti promotori propongono ad una Pubblica amministrazione di finanziare, eseguire e gestire un'opera pubblica, il cui progetto è stato già approvato, in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa (cash flow) generati per l'appunto da una efficiente gestione dell'opera stessa. È stata istituita nel 1999 nel Ministero dell'Economia la task force italiana per il project financing: Unità Tecnica Finanza di Progetto (UTFP) In Italia, Il Project Financing ha trovato spazio perlopiù nella realizzazione di opere di pubblica utilità. In questa configurazione di Project Financing i soggetti promotori propongono ad una Pubblica amministrazione di finanziare, eseguire e gestire un'opera pubblica, il cui progetto è stato già approvato, in cambio degli utili che deriveranno dai flussi di cassa (cash flow) generati per l'appunto da una efficiente gestione dell'opera stessa. È stata istituita nel 1999 nel Ministero dell'Economia la task force italiana per il project financing: Unità Tecnica Finanza di Progetto (UTFP)

Fonti normative
In Italia possiamo parlare di una impostazione diversa da quella classica del Project financing[1]. In altri termini mentre la impostazione classica incardina l'operazione di PF su una equa ripartizione del rischio tra il soggetto promotore (quota di equity o capitale di rischio) e le banche (quota di debt o prestito obbligazionario), in Italia il rischio viene prevalentemente assunto dal soggetto promotore. Questo spiega lo scarso successo in Italia del PF, nonostante la copiosa normativa che procedura la realizzazione delle opere pubbliche.

La disciplina positiva del project financing è stata introdotta per la prima volta in Italia con la legge 11 novembre 1998 n. 415, cd. Legge Merloni-ter, con l'obiettivo di contenere la spesa pubblica e fornire una modalità alternativa alla Finanza d'impresa per la realizzazione di opere pubbliche, dove il finanziamento dell'opera con capitale privato è solo parziale.

In pratica, la legge del 1998 prevedeva una concessione "speciale" per la costruzione e gestione di un'opera pubblica a favore del soggetto che la realizza su terreno di proprietà pubblica; il terreno viene dato in concessione d’uso oppure in diritto di superficie. In cambio del terreno e degli utili di gestione, il soggetto privato si accolla le spese di realizzazione.

La norma del 1998 prevedeva anche che, nel caso in cui la gestione dell’opera fosse particolarmente onerosa, il Comune poteva contribuire alla sua realizzazione: detto contributo veniva concesso a fronte di un controllo da parte dell’Ente Pubblico sulle tariffe praticate all’utenza (con la riforma del 2002, questa clausola è stata abrogata, per cui di fatto le tariffe sono libere).

Alla legge n. 415/1998 ha fatto seguito la legge 1º agosto 2002 n. 166 (cd. legge Merloni-quater), che ha ampliato il numero dei potenziali soggetti promotori (includendovi le Camere di commercio e le fondazioni bancarie ed ha abolito il limite temporale di durata della concessione.

Le novità introdotte dalla successiva legge 18 aprile 2005 (cd. Legge comunitaria 2004) riguardano sostanzialmente il contenuto dell'avviso pubblico che le Amministrazioni committenti sono tenute a pubblicare per indicare quali opere possono realizzarsi con capitali privati. Nel 2004, infatti, il legislatore nazionale ha dovuto adeguarsi alle osservazioni formulate dalla Commissione europea nella procedura d'infrazione n. 2001/2182, con cui si contestavano all'Italia alcune difformità della legislazione nazionale con quella comunitaria in materia di appalti pubblici.

Da ultimo, il Codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 163 del 2006, in vigore dal 1º luglio 2006), ha riunito in un unico corpo le disposizioni sulla contrattazione pubblica e, negli articoli da 153 a 160 ha riscritto la disciplina nazionale del project financing, abrogando tutte le leggi precedenti. Tuttavia la sostanza della disciplina è rimasta pressoché identica.

La procedura di project financing
La normativa vigente sopra richiamata non fornisce una disciplina generale sul procedimento per effettuare l'operazione di project financing. Tale procedimento presenta delle peculiarità dovute al fatto che il project financing è uno strumento regolato essenzialmente dall'autonomia privata ma è finalizzato alla realizzazione di opere pubbliche.

L'individuazione delle varie fasi della procedura è frutto dell'opera di giuristi e della giurisprudenza soprattutto del Consiglio di Stato. In proposito, si segnalano, ex multis due pronunce, entrambe della V Sezione del Supremo Consesso amministrativo, che si occupano proprio dell'inquadramento giuridico dell'istituto in esame: una del 2004 ed un'altra del 2005.

La procedura di project financing prevede in sintesi tre fasi: progettazione, costruzione e gestione.

Fase preliminare
Le Amministrazioni (statali e non statali) devono pubblicare periodicamente, in occasione della programmazione triennale, un avviso che indichi quali opere pubbliche programmate sono realizzabili con capitali privati, in quanto suscettibili di gestione economica.

In questa fase, quindi, si evidenziano quali opere pubbliche potranno essere realizzate con risorse totalmente o parzialmente a carico dei promotori.
Entro il 30 giugno di ogni anno, i soggetti «promotori» presentano alle amministrazioni aggiudicatrici proposte relative alla realizzazione di lavori pubblici o di lavori di pubblica utilità inseriti nella programmazione triennale, ovvero negli strumenti di programmazione formalmente approvati dall’amministrazione aggiudicatrice sulla base della normativa vigente, tramite contratti di concessione.

L'Amministrazione ha poi quattro mesi di tempo per effettuare una valutazione di fattibilità della proposta, tenendo conto della qualità dell'opera, dei tempi di realizzazione, e delle tariffe che applicherà il soggetto aggiudicatario per la gestione dell'opera stessa; la legge prevede anche il potere dell'Amministrazione di concordare col promotore modifiche alla proposta, per mantenere l'equilibrio economico-finanziario della programmazione triennale.

Fase di gara
Una volta valutate le proposte pervenute e redatto il progetto definitivo, l'Amministrazione individua i soggetti competitori con il promotore attraverso una gara ad evidenza pubblica (normalmente trattasi di licitazione privata) per scegliere le due migliori offerte, ponendo a base d'asta il progetto presentato dal promotore ed esaminando tutte le offerte pervenute e comparandole con la proposta del promotore. Al termine di tale fase, l'Amministrazione intraprende una procedura negoziata tra il promotore e i due competitori risultati vincitori della gara; si giunge così alla scelta dell'aggiudicatario, secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Tuttavia, v'è da precisare che la legge n. 166/2002 ha riconosciuto in favore del soggetto promotore una sorta di diritto di prelazione sull'aggiudicazione della procedura: in pratica, se all'esito della procedura negoziata un soggetto competitore dovesse presentare un'offerta migliore di quella del promotore, quest'ultimo potrà sempre adeguare la propria proposta a quella (dell'altro soggetto) ritenuta più conveniente dall'Amministrazione, aggiudicandosi così in ogni caso il project financing.

Fase di costruzione e gestione
Il bando di gara per l’affidamento di una concessione per project financing deve prevedere la facoltà dell’aggiudicatario della concessione di costituire una società di progetto in forma di società per azioni o a responsabilità limitata, anche consortile. La società di progetto, al di fuori di meccanismi di approvazione o autorizzazione, diventa a tutti gli effetti concessionaria, subentrando nel rapporto di concessione dell’aggiudicatario. Questa è una importante anomalia rispetto al PF classico. Nel PF classico, la società di progetto non ha un bilancio proprio, ma il suo bilancio deriva solo dai propri costi e dai cash flow del progetto.

La durata della concessione deve remunerare la quota di capitale privato investita, dei canoni di concessione allo Stato, e di un'adeguata redditività.


La proprietà dell'opera pubblica
La proprietà dell'opera realizzata, di regola (ma non sempre) è dell'ente pubblico. La normativa in vigore prevede una separazione fra proprietà e gestione, ma la proprietà pubblica può essere successivamente privatizzata, in particolare attraverso la vendita allo stesso concessionario che già ne detiene la gestione.

Ogni anno, il privato paga un canone di concessione (in percentuale sul fatturato) al proprietario dell'opera.

Il tempo di concessione inizia a decorrere dalla data prevista nel progetto per la conclusione dei lavori. In caso di ritardi, si riduce il tempo di ripagamento (pay-back) dell'investimento e la probabilità di recupero dei costi e di ritorno economico. Ciò dovrebbe spingere il privato ad una stima plausibile di tempi e costi in fase progettuale (senza significativi ritocchi-moltiplicazioni successive) e a concludere poi i lavori nel rispetto degli oneri e delle scadenze calcolate.

Scaduta la concessione, l'ente pubblico può assumere la gestione diretta dell'opera o indire un'altra gara d'appalto per rinnovare la concessione, oppure trasferire la proprietà al concessionario.




Una breve nota personale per rendere l'idea di come si possono aggirare norme e regole usando una legalità esclusivamente formale.

Salerno La città conquistata
L’approvazione del Piano Urbanistico e le sue varianti ha sancito l’ultimo atto che determina lo scempio e l’aggressione al territorio .
Un nucleo politico dispone e pianifica la privatizazione di aree pubbliche. Amministratori predisposti e compiacenti eseguono gli atti burocratici usando una legalità formale La città vive uno stato di narcosi permanente supportata dai media informativi locali il cui ruolo è esplicato nella evidenzazione di diversivi informativi. Intere aree publiche privatizzate (la città spalmata
da project financing), lottizazioni delle colline (PUA-piani attuativi) e cementificazione selvaggia sono le linee guida di una lobby politico-affaristica che sovrasta la città e predispone i vari "attori".In una sintesi estrema l’azione imposta sottrae intere aree alla comunità salernitana (ed alla proprietà pubblica, con una graduale privatizzazione determinata dalle concessioni di lunga scadenza come avvenuto anche per il "Grand Hotel"), per consegnarla alla lobby speculativa politico-affaristica che dirige, gestisce ed impera ormai da anni. Praticamente le variegate “consorterie” mafiose predisposte, riunitesi in cartelli alle dipendenze di un nucleo politico direttivo si impossessano di aree pubbliche con il sostegno di incentivi. La privatizzazione pianificata.
Il disegno speculativo si rende evidente con la realizazione del “crescent” una struttura mastodontica assolutamente non proporzionale alla città una colata di cemento a pochi metri dal mare su suolo demaniale col benestare del piano urbanistico predisposto tutto determinato con una pianificazione decennale. Delle lottizazioni in parte definite con i piani attuativi PUA nessuno ne parla eppure toccano tutte le aree circostanti determinando le aree edificabili. la città Il popolo salernitano vive una narcosi permanente alimentata anche dall’informazione locale, di conseguenza la popolazione non esige alcuna spiegazione di come saranno gestite queste operazioni, dei soggetti coinvolti,delle modalità di accesso delle compatibilità ambientali dell’impegno di risorse economiche pubbliche e così via.Si percepisce che la pianificazione e la conseguente realizzazione del progetto “conquista della città” viene gestito da un nucleo politico-affaristico, amministrativo dirigenziale predisposto e da imprese edilizie costituitisi in cartelli che fanno riferimento al nucleo politico che “governa la città”. La città dovrebbe prendere consapevolezza che dietro ad ogni minima speculazione edilizia, al progetto di un porticciolo confluiscono molteplici interessi, denaro,banche,sindaci. incentivi pubblici regionali,nazionali ed europei e partiti protagonisti i cui nomi non compaiono mai sui cartelli affissi nei cantieri. In tutto questo attualmente esiste una destra apparentemente in opposizione ma che sicuramente con le molteplici e notevoli concentrazioni di interessi si otterrano convergenze politico-finanziare come dire la torta da spartirsi e congrua cè ne per tutti tranne per il popolo. E credetemi sulla parola tutto definito al di fuori delle sedi proprie Consigli comunali-regionali-provinciali si limitano all’approvazione di atti contestualmente disposti adottando un applicazione di legalità formale. La dissidenza viene perseguita con metodi mafiosi e furbizie illecite da un potere politico , amministrativo dominante che detiene i terminali istituzionali ed economici per cui controlla il flusso di denaro cittadino e decide la sorte di ogni singolo o famiglia.
In città niente o quasi e casuale tutto strategicamente pianificato finanche i movimenti di lotta diventano strumentali alla “causa” Lo stesso diritto agli spazi non si conquista più con la creatività alternativa ma con alleanze politiche promisque
compresi gli accadimenti criminosi ottimo diversivo usato dall’informazione locale.Non a caso l’informazione locale è ridotta ad un bollettino di crimini e di morte. La cattiva informazione-o l’informazione superficiale o distorta esplica un ruolo preciso nel profondere ignoranza politica nel popolo è un passaggio cruciale del controllo delle masse .L’ignoranza politica del popolo diventa funzionale al controllo ed i media informativi locali svolgono egregiamente l’azione diversiva supportando questo tipo di gestione deviando l’informazione ridotta ad un pilastro
strutturale di un sistema capitalista o politico mafioso dove prevale l’interesse economico. L’azione mediatica (tv-radio etc…) rileva il consenso ed in relazione a questo si definiscono le vari fasi pianificate precedentemente ed in molteplici casi il consenso viene forzato da accadimenti preconfezionati.
Luigi Donadio



Dal Pua al Crescent: Come nasce una cementificazione
ProgettoBohigas-----ProgettoBofill








Spenta la megalomane macchina propagandistica messa in piedi dal Sindaco per presentare il “suo” plastico, cerchiamo di capire davvero come stanno le cose in questa torbida vicenda dominata dal cemento che causerà un sicuro sfregio ambientale. Inevitabile partire facendo un passo indietro di tre anni.

ANNO 2006: inizia la madre di tutte le cementificazioni
Nel 2006, a fine anno, tra un “botto” e una coppa di champagne viene approvato il Puc (Piano Urbanistico Comunale), ex Piano Regolatore Generale: il progetto originale di Oriol Bohigas (incaricato di redigere il Prg), datato 1994, prevedeva per la zona di Santa Teresa anche verde e spiaggia. L’ultima versione del 2000, quella che il Comune ha inserito sul proprio sito come progetto preliminare, già è impattante ma meno rispetto al progetto di Bofill. La versione del 2000 prevedeva 2 stecche di edifici a 4 piani, ortogonali tra loro in modo da formare una piazza di 16.000 metri cubi. Bohigas aveva inoltre previsto una zona verde dove ora si trovano i platani secolari.
Comitato no crescent


Per Bofill e per l'amministrazione i 5 platani secolari possono anche crepare.

Con l’approvazione del Puc si stabilisce comunque che l’area in questione sarà destinata “prevalentemente a produttività e servizi”.

Santa Teresa viene identificata come Comparto Edificatorio CPS1, a sua volta diviso in 2 sub comparti. Il progetto di Bofill riguarda il Subcomparto 1.

Se il Puc da’ gli orientamenti generali, lo strumento amministrativo che stabilisce più precisamente cosa fare in questa zona è il Pua (piano urbanistico attuativo).

E vediamo cosa dice il Pua in ordine al Subcomparto 1: in primo luogo è prevista una Piazza Monumentale e un grande parcheggio pubblico interrato sotto la piazza. Inoltre 450 nuovi abitanti ed una superficie lorda di solaio, cioè superficie edificabile, pari a 25.723 mq (14 mila per le residenze, 8.500 per uffici, 2.500 per il commercio).


Questa superficie servirà a realizzare i quattro edifici previsti dal Pua sub1: Il Crescent + le torri T1e T2, solo per residenze private e negozi ai piani terra; la Torre T4 e la Torre T2 entrambe per “scopi direzionali”, e l’Edificio N (quello tra la stazione marittima e il Crescent) per “uffici”. La differenza tra “scopi direzionali” e “uffici” è tutta da ancora spiegare..... Insomma, si dettano le linee guida per una futura (massiccia)cementificazione. Il Consiglio Comunale approva: evviva, PIU’CEMENTO PER TUTTI.

ANNO 2007: Il benservito a Bohigàs, nasce il Fronte del mare
A gennaio il Comune di Salerno decide di cambiare cavallo: il tanto celebrato Bohigas, l’inventore della nuova Barcellona, oramai non va più bene.

L’amministrazione comunale affida un nuovo incarico di progettazione chiamato “Fronte del mare” che riguarda l’area di Santa Teresa e quella di Piazza della Concordia. Non bastava cementificarne una sola, meglio due.

Dal bando si esclude la richiesta di un progetto preliminare poiché c’è già quello di Bohigas per Santa Teresa ed uno redatto dai tecnici comunali per Piazza della Concordia. Il bando è basato su curricula e offerte economiche dei progettisti. Nessuna idea nuova per quell’area, le linee guida devono essere quelle del Pua. E cemento sia, amen.

Il sindaco costituisce una commissione formata dagli ingegneri comunali Criscuolo, Barletta e Di Lorenzo. Mentre i nostri analizzano i curricula e le offerte, la giunta comunale delibera nuovi “indirizzi per la redazione del Pua di Santa Teresa CPs 1”, individuando precisi elementi formali del progetto architettonico che dovrà avere “una grande piazza monumentale ad emiciclo non inferiore ai 30.000 mq “ (più grande di quella del Plebiscito a Napoli, non smetterà mai di ricordare il Sindaco), “avendo a sfondo un edificio retto da un portico non inferiore a 8 metri”.

Il Crescent sta nascendo (e un anno se ne va....). E chi meglio di Bofill? Lui di Crescent se ne intende....ne ha già fatti in altre parti del mondo, ma mai su una spiaggia? Mai!!! Infatti al progettista catalano e al gruppo italiano Lotti associati viene affidato l’incarico il primo giugno del 2007. Insomma a fine anno il Consiglio Comunale “delle belle addomentate” si sveglia di colpo e approva il progetto, senza aver visto nessun plastico e, cosa ancor più grave, senza i rendering.

I Rendering non sono una squadre di basket. Sono i foto inserimenti, obbligatori per legge, da più angolature e punti di vista dell’impatto che il mastodontico progetto avrà sull’area circostante, ovvero sulla zona di santa Teresa e sul retrostante centro antico.


Dicono NO soltanto tre consiglieri comunali. Per tutti gli altri W il Re, pardon, il sindaco “architetto”.


ANNO 2008: l’anno della nebbia

Una volta incassata l’approvazione del Consiglio Comunale il progetto Fronte del Mare si inabissa in una fitta nebbia. Il motivo è presto spiegato: bisogna chiedere l’autorizzazione alla Soprintendenza per realizzare questo mastodontico progetto che qualche problemuccio di impatto ambientale potrebbe certo avere. La zona è paesaggisticamente vincolata!

Il 18-02-2008 il Comune di Salerno inizia a muoversi: chiede l’autorizzazione ai fini della tutela paesaggistica per la realizzazione del Pua Sub 1, (Piano Urbanistico attuativo) alla Soprintendenza di Salerno. In precedenza la commissione edilizia del comune aveva dato parere favorevole (“la proposta in esame è assolutamente da condividere…”), non c’erano dubbi.......

Il 15-04-2008 la Soprintendenza, circa due mesi dopo, e a tre giorni dalla scadenza dei termini, chiede al Comune un’integrazione degli atti del Pua. In particolar modo la Soprintendenza evidenzia la mancanza di foto inserimenti. I famosi rendering. A scrivere è l’arch. Giovanni Villani, responsabile del procedimento.

Il 28-04-2008, due settimane dopo dal Comune arriva un solo foto inserimento, si tratta di una visione dall’alto, per piloti d’aereo, del complesso inserito nel contesto di Santa Teresa.


Basterà? Per il momento sembra di sì.

Il 23-06-2008 (ma protocollata al comune il 17-07-08), la Soprintendenza fa richiesta di sospensione dell’iter del procedimento per inviare poi il progetto al Comitato Tecnico Scientifico dei Beni Culturali vista la grande rilevanza che l’intervento presenta sotto il profilo dell’impatto ambientale e paesaggistico. A scrivere sono l’architetto Giovanni Villani ed il Soprintendente Anna Maria Affanni. Ma intanto i giorni passano.

Da notare che il parere del Comitato Tecnico Scientifico è solo consultivo.

Il 14-07-2008, passato circa un mese, il Pua viene trasmesso al Comitato Tecnico Scientifico.

Il 09-09-2008, l’amministrazione comunale prende atto che, alla scadenza dei termini, la Soprintendenza non ha annullato l’autorizzazione comunale per la realizzazione del Pua Cps Sub 1 e pertanto procede spedita per la sua strada.

10-12-2008: il Comune di Salerno, trasmette per nuova autorizzazione alla Soprintendenza il progetto definitivo architettonico di “Piazza Santa Teresa”, quello realizzato da Bofill.

(Da notare il parere della commissione ambiente del comune che nel frattempo si è ricordata della presenza di 5 platani centenari nell’area dove nascerà il futuro Crescent ed afferma “di valutare la possibilità di reimpiantare i platani esistenti”, cosa di fatto impossibile)

La parola “Piazza della Libertà”, tanto per intenderci, non viene mai menzionata nel progetto stesso di Boffil come nel Pua. Tra i dati trasmessi anche l’elenco elaborati. (Questo particolare vi tornerà utile più in avanti).


ANNO 2009: squilli di trombe, ecco il Crescent. La soprintendenza resta in silenzio

Il 03-02-2009 arriva una notizia inattesa dal comune. Si apre male il nuovo anno per il progetto di Bofill. Mentre la macchina organizzativa della pubblica amministrazione mette in piedi la presentazione del plastico della “piazza” in stile Formula Uno (una cafonata senza precedenti) la Soprintendenza chiede un’ulteriore integrazione degli elaborati e torna a battere il chiodo sulla solita questione dei foto inserimenti. E nella richiesta esprime chiaramente cosa serve:

“Simulazioni fotografiche dell’intervento “a livello mare” possibilmente da più punti di vista. Tali simulazioni, fra l’altro già richieste per le vie brevi a codesta amministrazione, non risultano a tutt’oggi pervenute".

Concludendo:

"Si invita comunque l’Amm.ne Comunale a voler rivedere tutti i fotoinserimenti; questi dovranno comprendere anche le vedute complessive dell’ambito cittadino interessato all’intervento”, tanto scrive il buon Villani, responsabile del procedimento.

Il 16-02-2009: due settimane dopo arrivano dal comune 7 elaborazioni grafiche, che tutto sono tranne che foto inserimenti. Si tratta di 7 foto del tanto osannato plastico del Crescent, decontestualizzate rispetto all’area di Santa Teresa e dei palazzi che su essa già esistono. Non certo quello che la Soprintendenza aveva richiesto.

Ma il 02-03-2009 il Comune puo’ cantare vittoria, almeno per ora. La buona notizia arriva dalla Soprintendenza. L’ente di salvaguardia (!?!)scrive che premesse le sue perplessità sul progetto, perplessità che avevano spinto a chiedere un parere al Comitato Tecnico Scientifico (del quale parere si è persa traccia), non ci sono gli estremi per l’annullamento del provvedimento. La nota è a firma del solito Villani e del nuovo Soprintendente Giuseppe Zampino

Insomma un progetto mastodontico di questa portata passa grazie al silenzio assenso dell’ente preposto al controllo. Lo stesso ente che non ha mai potuto esaminare i foto inserimenti (rendering) che la legge ritiene obbligatori poiché mai prodotti dall’amministrazione comunale.


Crescent l'Ecomostro






I tentacoli sulla città
Video: Project financing in atto nella città di Salerno gestiti dall'Amministrazione Comunale piu propriamente dal gruppo politico-affaristico che "governa". In sintesi intere aree pubbliche avviate verso un graduale privatizzazione. La città spalmata da progetti finanza in visione solo alcuni...Video Autoprodotto
I tentacoli sulla Città





Come indicatore si evidenzia l'alta percentuale di cementificazione della città di Napoli che la pone al primo posto.
Clikka sul grafico per una visione leggibile














Elenco progetti finanza in atto in data 2005:

Comune Salerno, via Roma n.1, tel.089/662302, fax 089/662549,
affida attraverso project financing ex art.37-bis ss. L.109/94 ss.mm.ii.,
seguenti interventi Programma Triennale OO.PP. 2005-2007 Comune
Salerno:
1-Parcheggio via Belvedere (area giardini);
2-Sistemazione piazza e parcheggi Piazza Cavour;
3-Sistemazione piazza e parcheggi piazza Amendola;
4-Riqualificazione urbana piazza Vittorio Veneto. Sistemazione piazza e

parcheggi e zone adiacenti;
5-Ristrutturazione Stadio Vestuti;
6-Struttura polifunzionale Parco Mercatello;
7-Centro attrezzato edilizia scolastica-Mariconda;
8-Parcheggio via De Renzi (Chiesa S.Anna);
9-Parcheggio via De Renzi (ex Umberto I);
10-Parco ex Cava D’Agostino;
11-Copertura tangenziale Sala Abbagnano;
12-Parcheggio pluripiano via Fornari;

13-Sistemazione piazza e parcheggi piazza Mazzini;
14-Infrastrutture e sistemazione area via Vinciprova;
15-Sistemazione piazza, parcheggi e strutture commerciali area La
Carnale;
16-Sistemazione piazza e parcheggi via Robertelli;
17-Area ex Ferrovie Stato Lung.Marconi–Sistemazione a verde e
parcheggi;
2
18-Sistemazione piazza e parcheggi via Risorgimento;

19-A.A.P.U. Santa Teresa;
20-Ristrutturazione ex Carceri;
21-Riutilizzo area ex Cementificio.Fabbricati,parcheggi interrati
pluripiano, attrezzature pubbliche e commerciali, sistemazione area;
22-Parcheggio pubblico interrato accesso via Torrione e via Michelangelo
Testa. Resta fermo quanto stabilito nella delibera di C.C. n.5/’05. I
“Promotori” presentano, entro 30/06/2005, proposta completa per
ciascun intervento sopra indicato. Sono promotori soggetti ex art.37-
bis,c.2,L.109/94 ss.mm.ii ed art.99 D.P.R. 554/99.
Promotori proveranno aver partecipato in modo significativo
realizzazione interventi natura e importo almeno pari a quello oggetto
proposta e possesso,anche associando e/o consorziando altri soggetti,
requisiti art.98 d.P.R.554/99 s.m.i.Se R.T.I. requisiti cui sopra devono
essere posseduti capogruppo, mandanti o consorziate a norma legge.

Partecipanti Consorzio o R.T.I. non potranno partecipare anche titolo
individuale.Proponente indicherà configurazione prevista per società di
progetto ex art.37-quinquies L.109/94 ss.mm.ii. facoltativa costituzione.
Promotori presenteranno con proposta,pena inammissibilità,seguenti atti e
documenti:
-Studio inquadramento territoriale ed ambientale;
-Studio fattibilità,applicando,per quanto compatibile,l’art.14,c.2,L.109/94
ss.mm.ii.;
-Progetto preliminare disposizioni legge vigenti;
-Bozza di convenzione ;
3
-Piano economico-finanziario da asseverarsi soggetti indicati nell’art.37-bis
L.109/94 ss.mm.ii.;
-Adeguata illustrazione e specificazione caratteristiche reali
zzazione lavori
oggetto presente avviso;
-Specificazione elementi formanti criteri aggiudicazione concessione,ordine
decrescente ed indicazione punteggio minimo e massimo attribuibile a
ciascun parametro, ed in ogni caso, almeno parametri art.21, c.2, L. 109/’94;
- Accettazione incondizionata corresponsione tutti i costi sostenuti Comune
Salerno, tra i quali,in via esemplificativa e non tassativa,costo advisor e
consulenze legali, tecniche ed economiche inerenti ogni fase procedura,
nomina ed attività commissioni per valutazione proposte per aggiudicare
concessione (compresa doppia gara art.37-quater), per l’attività espletata dal
R.U.P. ed uffici competenti,per spese pubblicazione presente avviso e tutti i
successivi. Obbligo automaticamente trasferito al concessionario-

aggiudicatario se diverso dal promotore;
- Importo(soggetto all’accettazione Comune)spese sostenute per
predisposizione proposta (massimo:2,5 % valore dell’investimento, come
desumibile piano economico-finanziario), comprensivo diritti sulle opere
ingegno ex art.2578c.c..Ciascuna proposta dovrà pervenire,pena
inammissiblità,in corrispondente singolo plico chiuso e sigillato con
ceralacca,controfirmato lembi chiusura,al Comune di Salerno–Archivio
Generale,entro e non oltre ore 12,00 giorno 30/06/2005 con l’indicazione
all’esterno ciascuna busta dicitura: “Proposta ex art. 37-bis L.109/94
s.m.i. per la realizzazione del seguente intervento:(indicare titolo del

singolo intervento)”. Il proponente può produrre una proposta per ogni
4
intervento. Recapito plico è a rischio esclusivo del mittente,ove non giunga
in tempo utile. L’apertura e valutazione proposte entro 4 mesi ricezione,
da apposita commissione precedentemente nominata che eseguirà
valutazione comparativa sulla base dei seguenti criteri elencati secondo
importanza:
1. urbanistico, ambientale, qualità progettuale, funzionalità e fruibilità

dell’opera;
2. costo di gestione e di manutenzione, durata della concessione, tempi
di ultimazione dei lavori;
3. tariffe da applicare, metodologia di aggiornamento delle stesse, valore
economico e finanziario del piano ed assenza di elementi ostativi alla
realizzazione della proposta . Presentazione proposta non vincola il
Comune che potrà decidere realizzare diversamente l’intervento
proposto,come nel caso che nessuna proposta sia ritenuta idonea

a
ll’esito valutazione eventualmente comparativa in caso pluralità
proposte. Prevista prelazione in favore promotore che adegui propria
proposta alle migliori offerte prodotte dai soggetti indicati dall’art.37
quater, comma 1, lett.b) Legge 109/’94. Il Comune si riserva:
-non procedere all’operazione finanza di progetto per qualsiasi motivo e/o
sopravvenuta ragione interesse pubblico;
-apportare e/o richiedere modifiche alla proposta che risulti,in esito alla
comparazione effettuata,quella più rispondente agli interessi dell’Ente;
-adottare eventuali varianti strumenti urbanistici vigenti e piani settore
nonché procedere direttamente o indirettamente eventuali atti
espropriazione ove richiesti.Elementi cartografici e normativi visionabili
e richiedibili in copia presso Settore Opere e Lavori Pubblici. Inviato
Gazzetta dell’U.E. in data 21.04.2005. R.U.P. I

Riferimento: http://www.comune.salerno.it/allegati/503.pdf

In aggiunta contestualmente la relativa informazione quantomeno riduttiva costretta a poche righe tutt’altro che esplicativa vista la notevole concentrazione di interessi:
Il Nuovo Porto in località Stadio Arechi
Un'Ati per il porto Marina d'Arechi:Sarà l'associazione temporanea d'imprese "Marina d'Arechi" a realizzare il nuovo porto turistico di Salerno. La gara d'appalto indetta dall'amministrazione comunale non ha visto arrivare offerte migliori rispetto a quella formulata dall'attuale aggiudicataria per cui si è deciso di affidare alla costituenda Ati i lavori di progettazione, realizzazione e gestione dell'opera. Nelle intenzioni dei vertici politici locali lo scalo marittimo dovrà diventare il nuovo grande polo turistico della città di Salerno.
Il progetto definitivo non si discosta molto da quello attuale, che verrà realizzato dall'Ati "Marina di Arechi" in project financing. L'investimento complessivo supera i 44 milioni di euro. Oltre allo scalo vero e proprio dovranno essere realizzate delle infrastrutture di supporto. Il punto principale del progetto riguarda la creazione di mille nuovi posti barca che andranno ad incrementare in maniera esponenziale la presenza di diportisti privati in cerca di un approdo per poi muoversi sia in Costiera Amalfitana che nelle altre aree della provincia di Salerno. Il porto sorgerà nell'area antistante lo stadio di via Allende ed occuperà uno superficie di 220mila metri quadri: già prevista la realizzazione di un distributore di carburante, di servizi per riparazioni e piccola manutenzione, servizi commerciali di pertinenza, parcheggi, officine, ristoranti, uffici, servizi di prima assistenza sanitaria. Nei prossimi mesi, oltre ai lavori di costruzione dello scalo, inizieranno anche le operazioni per riqualificare l'intera area circostant e, dove verranno sistemate discoteche e locali che insieme alle altre attività trasformeranno la zona in una vera e propria cittadella del turismo. I tempi di realizzazione stimati sono di circa 35 mesi per cui è possibile ipotizzare che a partire dall'estate del 2011 Salerno avrà il suo nuovo porto turistico. Per quella data dovrebbe essere già entrato in funzione a pieno regime anche l'aeroporto, col quale verranno realizzati degli specifici collegamenti. I parametri fissati dal bando erano serratissimi per cui la concessione dell'appalto all'Ati "Marina di Arechi" è ancora provvisoria in quanto vanno ancora completate alcune procedure. Il recupero dell'investimento avverrà mediante la gestione dell'opera, la cui durata è stabilita in trentacinque anni. Con le sole tariffe stabilite per consentire l'attracco e la sosta delle imbarcazioni private i quaranta milioni della relizzazione dell'opera potranno essere ammortizzati nel giro di pochi anni.

Links di riferimento:
http://www.denaro.it/VisArticolo.aspx?IdArt=528961&KeyW=COSTITUENDA


REGIONE CAMPANIA ←-------Riferimento normativa
DISEGNO DI LEGGE REGIONALE
DISCIPLINA DEI LAVORI PUBBLICI,
DEI SERVIZI E DELLE FORNITURE IN CAMPANIA

http://www.denaro.it/VisArticolo.aspx?IdArt=422013&KeyW=LEGIFERARE

Project Financing Copertura del mercato di Via Robertelli e realizzazione di parcheggi pubblici (scadenza ore 12,00 del 26 marzo 2009)
http://www.infopieffe.it/writable/notizieRassegna/Pf_191107_salerno.PDF

Porto turistico litorale pastena http://www.infopieffe.it/writable/notizieRassegna/pf_031208-porto.pdf


Salerno, lavori per 200 mln (04/05/2005)
Il comune di Salerno sceglie il project financing per avviare una serie di opere pubbliche per un valore complessivo di oltre 200 milioni di euro. Tra le opere che si avvieranno con il project financing figurano diversi parcheggi per circa 50 milioni di euro, il riutilizzo dell'area ex cementificio mediante realizzazione di silos pluripiano e servizi per circa 21,5 milioni di euro, sistemazione di piazza Mazzini con relativo parcheggio (7,7 milioni), riqualificazione urbana dell'area di Vittorio Veneto (20,4 milioni).

Alcuni articoli pubblicati da esperti tra cui un ex Assessore all'Urbanistica forse una delle poche voci critiche e praticamente isolato dal contesto politico.L'isolamento è una delle pratiche in uso.
IL CRESCENT?: SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE»
di FAUSTO MARTINO *
(dal Corriere del Mezzogiorno di sabato 28 marzo 2009)
Nella liturgia di presentazione del Plastico della Libertà, officiata con gli onori che i mecenati del passato non tributarono alle opere di Michelangelo e Bernini, oltre al modello, è stato esibito un impacciato Bofill, prodigo di elogi, com’era scontato, per il suo mandante. Dopo il vernissage, il plastico è stato esposto nell’ex cinema Capitol, perché anche il popolo minuto potesse partecipare all’evento del secolo, discuterne e gioirne. O disperarsene. Messa così, sembra il massimo della democrazia. Si potrebbe obiettare che la giuria del concorso vinto dal Bofill era composta solo da tre dirigenti del comune, senza uno straccio di architetto, e che il progetto è stato svelato solo a cose fatte, cioè dopo la sua approvazione. Ma andiamo, non è il caso di cavillare, mica bisognava scegliere un’opera di architettura e, poi, come diceva Enzo Biagi, «il bello della democrazia è proprio questo: tutti possono parlare, ma non occorre ascoltare». Prove di democrazia a parte, a cosa servirà metterci tutti a discutere di una cosa già decisa, per la cui realizzazione il Nostro è disposto a tutto, anche a farsi sparare? E se ci fossimo sbagliati? Se, alla fine, scoprissimo che la storia del Crescent, con la sua pertinenziale Piazza della Libertà, è soprattutto uno specchietto per allodole, una grande bufala cementizia? Se, insomma - per dirla con Travaglio - fosse proprio una formidabile arma di distrazione di massa? Non sarebbe la prima volta. Ricordate quando sembrava prendere forza l’idea di riconvertire ad usi turistici il porto commerciale? Anche lì, messo alle strette, il Nostro sfoderò un’arma segreta, anche quella munita di plastico, anche quella esibita con squilli di trombe e rullio di tamburi: il porto isola, l’isola che non c’è, da costruire, nuova di zecca, al largo della costa di Paestum, per poi - molto poi - cambiare la destinazione del bacino portuale. Abboccammo: le discussioni si sprecarono e fu centrato l’obiettivo di mettere la sordina a quanti chiedevano che, almeno, si analizzassero i costi ed i benefici di un pur possibile diverso utilizzo del porto. E, allora, è il caso di andare a guardare cosa sta accadendo all’ombra del Crescent. Inceneritore a parte, i più ignorano che stanno arrivando i Pua, i piani attuativi, le vecchie «care» lucrose lottizzazioni di una volta! Sono dappertutto: dal Masso della Signora al laghetto di Brignano, alla zona orientale, all’Arechi, a Fuorni. E, dappertutto, alimenteranno la crescita deforme della periferia. Palazzoni, brandelli di edificato in forma di pseudo parchi, addizioni nauseabonde che non diventeranno mai città, ma che gonfieranno le tasche di nuovi e vecchi speculatori. Per non parlare del megaprogetto «Salerno Porta Ovest», anche quello ricco di viadotti e cemento, anche quello fortemente modificativo dei tratti identitari di Salerno, anche quello sdoganato da un gruppetto di supporter strategicamente arruolati nella macchina politico- amministrativa. Poco importa. Tutti a discutere del Crescent, della P.d.l. (acronimo inquietante), di dove mettere le ceneri del primo cittadino e di altre menate. E, intanto, «avanti tutta» con le betoniere.

• Ex assessore all’Urbanistica del Comune di Salerno


La furbizia delle grandi firme
di Fausto Martino*, architetto
All’indomani di Tangentopoli la città si apprestò a rivedere le proprie politiche urbanistiche. Ma le attese suscitate anche dalla regia dell’urbanista Oriol Bohigas sono andate presto deluse. La grande rendita fondiaria è tornata a imporre i suoi interessi, con il paravento delle archistar.

Il Crescent, la gigantesca muraglia che il sindaco di Salerno – complice l’archistar Ricardo Bofill – minaccia di costruire sulla storica spiaggia di Santa Teresa, è solo il “progetto simbolo” del sacco edilizio in atto nella città, il più feroce di tutti i tempi. L’aggressione è sistematica, militare, condotta con metodo spietato. All’ombra del Crescent è stata avviata in periferia la costruzione di enormi quartieri popolari, pseudoparchi nauseabondi si affacciano già dalle colline, la campagna è ormai costellata da una miriade di falsi fabbricati rurali. E, poi, fabbriche dismesse in attesa di essere trasformate in supermercati, inceneritore e centrale turbogas spudoratamente evocati dal primo cittadino… di tutto di più, purché si movimenti denaro, purché si metta all’incasso la rendita fondiaria.

Le buone intenzioni di Bohigas

Nessuno avrebbe immaginato che la stagione urbanistica, cominciata all’indomani di Tangentopoli con la voglia di voltare pagina, avrebbe avuto questo funesto epilogo.

Eravamo nel ’94 e Oriol Bohigas – incaricato della redazione del nuovo piano regolatore – aveva appena presentato il “documento programmatico” che avrebbe dovuto guidare il rinnovamento della città.

Convinto assertore della obsolescenza del “vecchio” modo di pianificare, Bohigas aveva chiesto e ottenuto di “costruire” il Prg su un’armatura di progetti urbani che – elementi di coerenza tra singola opera e piano regolatore – avrebbero consentito di promuovere, da subito, la riqualificazione della città con le più urgenti opere pubbliche.

Ricostruzione invece che espansione, grande attenzione allo spazio collettivo inteso come elemento generatore di una nuova qualità urbana, recupero del centro storico e riqualificazione delle periferie, edilizia economica non più concentrata in quartieri ghetto ma diffusa in tutta la città e, infine, abbattimento – con finalità sociali – della rendita fondiaria. Queste le parole d’ordine del “documento programmatico”, condivise dal Consiglio comunale dell’epoca e, apparentemente, dal neo sindaco progressista, Vincenzo De Luca, desideroso di prendere la distanze dalla classe politica della Prima Repubblica, di cui pure aveva fatto parte.

Cominciò così una stagione densa di interventi, per lo più finanziati dalle cospicue risorse pubbliche non utilizzate, anni prima convogliate a Salerno dall’allora ministro per le Aree urbane Carmelo Conte.

La definizione delle opere più importanti fu affidata a concorsi di livello internazionale, tutti coordinati da Oriol Bohigas. Tra queste, gli Uffici giudiziari di David Chipperfield, la Stazione Marittima di Zaha Hadid e il Palazzetto dello Sport di Tobia Scarpa rappresentavano altrettanti elementi distintivi della stagione urbanistica che concorse ad affermare la positiva immagine, interamente capitalizzata dal sindaco, di un nuovo modo di amministrare.

Il self service dell’urbanistica

Nel 2001, dopo due mandati amministrativi, De Luca, candidato alla Camera, si dimise. Forte del consenso acquisito, fu eletto deputato e collocò sullo scranno di sindaco il suo segretario, continuando così, per interposta persona, ad amministrare la città.

Separato il potere dalle responsabilità connesse al suo esercizio, De Luca gettò la maschera e divenne il regista – neanche tanto occulto – di una serie di iniziative edificatorie, da promuovere in variante urbanistica, attraverso la disciplina derogatoria del D.P.R. 447/1998, il cosiddetto, temibile “Sportello Unico”.

Nel frattempo, l’ignaro Bohigas continuava a lavorare al Prg. Un piano complesso che, con onestà, tentava di promuovere la riqualificazione della città, anche facendo quadrare i conti dell’enorme fabbisogno di standard (oltre 2 milioni di metri quadrati), seppure in una regione ancora priva, allora, di una moderna legge di governo del territorio.

Il piano fu consegnato il 30 aprile del 2003. All’epoca assessore all’urbanistica, tentai, senza riuscirci, di ottenerne la rapida adozione, anche per scongiurare i disastri della deregulation dovuta alla scadenza dei vincoli a contenuto espropriativo ed arginare le pressioni della speculazione fondiaria.

Non fu possibile. L’ormai onorevole De Luca, avvalendosi del controllo totale che aveva sulla maggioranza e sul sindaco – pose il proprio veto: il piano non doveva essere adottato, altrimenti lo “Sportello Unico” non avrebbe potuto – avvalendosi della vacatio di regole – continuare a scaricare su suoli privati le enormi rendite parassitarie derivanti dalle varianti urbanistiche.

Mi dimisi. La macchina comunale, completamente asservita all’ex sindaco, pasticciò col Prg per due anni, sovvertendone completamente la filosofia. E mentre il piano veniva adeguato ai desiderata della grande proprietà immobiliare salernitana, si continuavano a varare, con procedure di urgenza, piccole e grandi varianti urbanistiche a domanda individuale, in alcuni casi raddoppiando l’indice di edificabilità già previsto. Ben oltre i sogni di qualunque palazzinaro e molto prima del berlusconiano piano-casa, a Salerno si sperimentava già il self-service dell’urbanistica.

Le “correzioni” introdotte nel piano del 2003 cancellarono perfino le scelte eticamente più qualificanti, come quella, fortemente voluta da Bohigas di non costruire mai più quartieri popolari ma di inserire, in ogni nuovo intervento un’aliquota di edilizia sociale. Per quanto progressista e già ampiamente collaudata in Spagna, l’ipotesi non era però gradita ai costruttori, che temevano l’abbattimento dei valori immobiliari delle proprie speculazioni.

Il Prg, riveduto, accolse pressoché tutte le istanze della proprietà fondiaria: si incrementarono fortemente le volumetrie di riconversione, per fini residenziali, delle fabbriche dismesse e da dismettere; si consentì di costruire sulle colline dilatando i limiti della zona urbana, si eliminò la previsione di realizzare la nuova Questura per favorire un intervento fortemente speculativo, scomparvero le residenze universitarie, aumentò fortemente – senza dichiararlo – lo stesso dimensionamento del piano.

A nulla valsero le osservazioni avanzate dalle associazioni ambientaliste. Il Prg, divenuto Puc (Piano urbanistico comunale) in omaggio alla nuova legge regionale della Campania, fu pubblicato ad agosto 2005 ed approvato in quattro e quattr’otto da Provincia e Regione, per evidenti ragioni di equilibrio politico.

Nel 2006 De Luca tornò a svolgere palesemente la funzione di sindaco. Quanto accade ora – Crescent e pertinenziale Piazza della Libertà compresi – è esattamente la conseguenza di un piano preordinato a massimizzare la rendita fondiaria, continuamente “aggiustato” perché fosse sempre più congruente alle istanze della speculazione edilizia. La stessa scelta di chiamare vere e presunte “archistar” a sdoganare progetti altrimenti indigeribili, risponde alla logica di costruire un consenso – inconsapevole e drogato – con testimonial d’eccellenza per millantare una inverosimile “Salerno grandi firme”.

Quando l’opinione pubblica prenderà coscienza del disastro, sarà troppo tardi.

*(L’Autore è stato, dal 1993 al 2003, assessore all’Urbanistica del Comune di Salerno. Ha determinato la compiuta redazione del Prg collaborando con Oriol Bohigas. Nel 2003 si è dimesso in forte polemica con il sindaco per difendere il Prg dalle ingerenze esterne. Oggi è funzionario della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Salerno e Avellino)
Articolo originale


*Direttore Dipartimento Progettazione Architettonica Università di Napoli
I numeri rendono altre perplessità se si fanno altri conti, da agente immobiliare stavolta. Un’area edificabile di solito, sul mercato, possiede il valore del 25% di quello dell’immobile. Nel caso del crescent un valore di 100 appartamenti, ovvero oltre 100 milioni di euro. Come mai il sindaco De Luca è riuscito ad acquisire l’area, da affidare ad un privato che produrrà oltre 500 milioni di euro, per soli 10 milioni di euro, mentre la stessa amministrazione ha valutato quella del Jolly, ben più piccola, 15 milioni di euro? Le domande sarebbero ancora molte. Per esempio: che dice il ministro Carfagna dello stalking di De Luca nei confronti dell’area delle chiancarelle, della distrazione del soprintendente Villani che neppure pare abbia offerto il parere dovuto, di quella di Tremonti che cede un’area demaniale marittima, per legge inalienabile, al di sotto di un prezzo di svendita? Ed ancora altre ve ne sarebbero, per cui, a che vale dibattere su un bel (si fa per dire) plastico se non molto si conosce di quanto rappresenta? Mi auguro comunque, in linea con De Silva che, proprio attraverso gli organi di informazione, altre notizie più certe possano essere assunte e sottoposte alla discussione.


Vicende analoghe ed in molti casi gli "Attori sono gli stessi"
Savona nel 2006

Cementopoli Ligure
Lo scempio ligure in un'inchiesta di MicroMega
. Links all'articolo completo:
Cementopoli ligure


Liguria, l’Unione fa il cemento
Data di pubblicazione: 09.04.2007
Autore: Preve, Marco; Sansa, Ferruccio

Migliaia di metri cubi di cemento rischiano di riscrivere il panorama della regione governata dal centrosinistra. Una storia che dimostra quale sia il vero partito trasversale: quello degli affari. Da Micromega, 5/2006 (g.p.)
Links agli articoli completi:



Cemento sulla Liguria, tre milioni di metri cubi
Green Block
Links all'articolo completo:

Liguria-Achitettura e potere
Links all'articolo completo:



Cemento e Fiorani in terra di liguria [dal manifesto]
Links all'articolo completo
Quando il cemento è targato centrosinistra



Il sacco di Palermo [video]
1959-1963: Ecco come Salvo Lima, sindaco di Palermo, e Vito Ciancimino, assessore ai lavori pubblici, sventrarono il centro storico di Palermo, abbattendo le palazzine liberty e sostituendole con enormi casermoni.
Le Foto forse rendono piu evidente lo scempio compiuto
Links: Il famosissimo "sacco" degli anni 70




Modello Caserta-Cemento animato
Video interessantissimo




Le mani sulla città estratti
Tratto dal Film "Le Mani Sulla Città", regia di Francesco Rosi, 1963.
nel film si rende evidente la realtà sociale e ambientale che producono determinati atteggiamenti della “politica”. In tempi e modalità diverse ma con identici contenuti appare la versione attuale del panorama politico campano.Consigliamo di visionare il film





Le colline sono in fiore
Ripropongo un video realizzato nel 2006-2007 in cui viene evidenziata la collina di Giovi un area molto vasta resa edificabile dal Piano urbanistico. Tutto prosegue come da previsione.
Salerno: Le colline sono in fiore

SAlerno terra di conquista
La pianificazione urbana è stata definita in prevalenza da lobby di potere con interessi specifici avvalendosi di un consenso narcotizzato.
L'attività dell'Associazione "Laboratorio di Sperimentazione Sociale" ha inizio circa cinque anni fa proponendosi un azione di denuncia pubblica in seguito ad un video monitoraggio del territorio evidenziando l'aggressione selvaggia di cemento che si consuma sulle colline circostanti al quartiere. Pertanto si tenta di rendere pubblico con un filmato autoprodotto finalizzato a dare visibilità ed entità all'azione indiscriminata in atto provocando preoccupazione ad interessi sensibili.
L'azione inizialmente finalizzata ad evidenziare il progressivo sviluppo delle zone circostanti che relegavano con un automatismo pianificato il quartiere in un ghetto. Praticamente la percezione era che si stavano consumando infime politiche obsolete e reiterate che tradotte
definire una zona ghetto-consumare i propri interessi a basso prezzo-ripulire la zona - i profitti schizzano. Intanto il lavoro verteva su ricerche approfondite, partecipazione alle riunioni consiliari monitoraggio delibere di giunta la tesi iniziale si avvalorava in relazione a specifici avvenimenti istituzionali che determinarono la realizzazione del video e la pubblica visione ed innestarono il meccanismo persecutivo subito con la definizione di due sgomberi strutturali.




Filmografia

I Cento Passi (Peppino Impastato)



Links di riferimento
NB: neanche il fastidio di inventarsi qualkosa di nuovo



Postal_m@rket - MAFIA Spa

Con un "fatturato" di 130 miliardi di euro l'anno Mafia S.p.a. è l'unica "azienda italiana" che non paga la crisi. Il 50% dei suoi utili proviene esclusivamente dal traffico di cocaina e altre droghe. Il network Torino Sistema Solare, in collaborazione con Libera, con questo videoclip intitolato "Mafia S.p.a.", descrive il macromeccanismo innescato dall'acquisto di un grammo di cocaina.







n(A)rchia fino alla morte

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