sabato 6 settembre 2008

Campania: Intifada rifiuti2-L'emergenza che non c'era


Dall'Espresso del 12/09/2008.
Il nome più importante che viene fuori è quello di Nicola Cosentino, coordinatore regionale di Forza Italia, mentre si evidenzia lo stretto contatto tra scelte istituzionali e interessi mafiosi (in particolare sull'inceneritore di S.Maria la Fossa) e la collaborazione a libro paga degli 'organi di controllo' come l'Arpac...

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"Così ho avvelenato Napoli"
di Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi
Le confessioni di Gaetano Vassallo, il boss che per 20 anni ha nascosto rifiuti tossici in Campania pagando politici e funzionari
Temo per la mia vita e per questo ho deciso di collaborare con la giustizia e dire tutto quello che mi riguarda, anche reati da me commessi. In particolare, intendo riferire sullo smaltimento illegale dei rifiuti speciali, tossici e nocivi, a partire dal 1987-88 fino all'anno 2005. Smaltimenti realizzati in cave, in terreni vergini, in discariche non autorizzate e in siti che posso materialmente indicare, avendo anche io contribuito... Comincia così il più sconvolgente racconto della devastazione di una regione: venti anni di veleni nascosti ovunque, che hanno contaminato il suolo, l'acqua e l'aria della Campania. Venti anni di denaro facile che hanno consolidato il potere dei casalesi, diventati praticamente i monopolisti di questo business sporco e redditizio. La testimonianza choc di una follia collettiva, che dalla fine degli anni Ottanta ha spinto sindaci, boss e contadini a seminare scorie tossiche nelle campagne tra Napoli e Caserta. Con il Commissariato di governo che in nome dell'emergenza ha poi legalizzato questo inferno.
Gaetano Vassallo è stato l'inventore del traffico: l'imprenditore che ha aperto la rotta dei rifiuti tossici alle aziende del Nord. E ha amministrato il grande affare per conto della famiglia Bidognetti, seguendone ascesa e declino nell'impero di Gomorra.
I primi clienti li ha raccolti in Toscana, in quelle aziende fiorentine dove la massoneria di Licio Gelli continua ad avere un peso. I controlli non sono mai stati un problema: dichiara di avere avuto a libro paga i responsabili. Anche con la politica ha curato rapporti e investimenti, prendendo la tessera di Forza Italia e puntando sul partito di Berlusconi.
La rete di protezione
Quando Vassallo si presenta ai magistrati dell'Antimafia di Napoli è il primo aprile. Mancano due settimane alle elezioni, tante cose dovevano ancora accadere. Due mesi esatti dopo, Michele Orsi, uno dei protagonisti delle sue rivelazioni è stato assassinato da un commando di killer casalesi. E 42 giorni dopo Nicola Cosentino, il più importante parlamentare da lui chiamato in causa, è diventato sottosegretario del governo Berlusconi.
Vassallo non si è preoccupato. Ha continuato a riempire decine di verbali di accuse, che vengono vagliati da un pool di pm della direzione distrettuale antimafia napoletana e da squadre specializzate delle forze dell'ordine: poliziotti, finanzieri, carabinieri e Dia. Finora i riscontri alle sue testimonianze sono stati numerosi: per gli inquirenti è altamente attendibile.
Anche perché ha conservato pacchi di documenti per dare forza alle sue parole. Che aprono un abisso sulla devastazione dei suoli campani e poi, attraverso i roghi e la commercializzazione dei prodotti agro-alimentari, sulla minaccia alla salute di tutti i cittadini. Come è stato possibile?
'Nel corso degli anni, quanto meno fino al 2002, ho proseguito nella sfruttamento della ex discarica di Giugliano, insieme ai miei fratelli, corrompendo l'architetto Bovier del Commissariato di governo e l'ingegner Avallone dell'Arpac (l'agenzia regionale dell'ambiente). Il primo è stato remunerato continuativamente perché consentiva, falsificando i certificati o i verbali di accertamento, di far apparire conforme al materiale di bonifica i rifiuti che venivano smaltiti illecitamente. Ha ricevuto in tutto somme prossime ai 70 milioni di lire. L'ingegner Avallone era praticamente 'stipendiato' con tre milioni di lire al mese, essendo lo stesso incaricato anche di predisporre il progetto di bonifica della nostra discarica, progetto che ci consentiva la copertura formale per poter smaltire illecitamente i rifiuti'.
Il gran pentito dei veleni parla anche di uomini delle forze dell'ordine 'a disposizione' e di decine di sindaci prezzolati. Ci sono persino funzionari della provincia di Caserta che firmano licenze per siti che sono fuori dai loro territori. Una lista sterminata di tangenti, versate attraverso i canali più diversi: si parte dalle fidejussioni affidate negli anni Ottanta alla moglie di Rosario Gava, fratello del patriarca dc, fino alla partecipazione occulta dell'ultima leva politica alle società dell'immondizia.
L'età dell'oro
Vassallo sa tutto. Perché per venti anni è stato il ministro dei rifiuti di Francesco Bidognetti, l'uomo che assieme a Francesco 'Sandokan' Schiavone domina il clan dei casalesi. All'inizio i veleni finivano in una discarica autorizzata, quella di Giugliano, legalmente gestita. Le scorie arrivavano soprattutto dalle concerie della Toscana, sui camion della ditta di Elio e Generoso Roma. C'era poi un giro campano con tutti i rifiuti speciali provenienti dalla rottamazione di veicoli: fiumi di olii nocivi.
I protagonisti sono colletti bianchi, che fanno da prestanome per i padrini latitanti, li nascondono nelle loro ville e trasmettono gli ordini dal carcere dei boss detenuti. In pratica, accusa tutte le aziende campane che hanno operato nel settore, citando minuziosamente coperture e referenti. C'è l'avvocato Cipriano Chianese. C'è Gaetano Cerci 'che peraltro è in contatto con Licio Gelli e con il suo vice così come mi ha riferito dieci giorni fa'.
Il racconto è agghiacciante. Sembra che la zona tra Napoli e Caserta venga colpita dalla nuova febbre dell'oro. Tutti corrono a sversare liquidi tossici, improvvisandosi riciclatori. 'Verso la fine degli Ottanta ogni clan si era organizzato autonomamente per interrare i carichi in discariche abusive. Finora è stato scoperto solo uno dei gruppi, ma vi erano sistemi paralleli gestiti anche da altre famiglie'.
Ci sono trafficanti fai-dai-te che buttano liquidi fetidi nei campi coltivati in pieno giorno. Contadini che offrono i loro frutteti alle autobotti della morte. E se qualcuno protesta, intervengono i camorristi con la mitraglietta in pugno.
La banalità del male
Chi, come Vassallo, possiede una discarica lecita, la sfrutta all'infinito. Il sistema è terribilmente banale: nei permessi non viene indicata l'esatta posizione dell'invaso, né il suo perimetro. Così le voragini vengono triplicate. 'Tutte le discariche campane con tale espediente hanno continuato a smaltire in modo abusivo, sfruttando autorizzazioni meramente cartolari. Ovviamente, nel creare nuovi invasi mi sono disinteressato di attrezzare quegli spazi in modo da impermeabilizzare i terreni; non fu realizzato nessun sistema di controllo del percolato e nessuna vasca di raccolta, sicché mai si è provveduto a controllare quella discarica ed a sanarla'. In uno di questi 'buchi' semilegali Vassallo fa seppellire un milione di metri cubi di detriti pericolosi.
L'aspetto più assurdo è che durante le emergenze che si sono accavallate, tutte queste discariche - quelle lecite e i satelliti abusivi - vengono espropriate dal Commissariato di governo per fare spazio all'immondizia di Napoli città. All'imprenditore della camorra Vassallo, pluri-inquisito, lo Stato concede ricchi risarcimenti: quasi due milioni e mezzo di euro. E altra monnezza seppellisce così il sarcofago dei veleni, creando un danno ancora più grave.
'I rifiuti del Commissariato furono collocati in sopra-elevazione; la zone è stata poi 'sistemata', anche se sono rimasti sotterrati rifiuti speciali (includendo anche i tossici), senza che fosse stata realizzata alcuna impermeabilizzazione. Non è mai stato fatto uno studio serio in ordine alla qualità dell'acqua della falda. E quella zona è ad alta vocazione agricola'.
L'import di scorie pericolose fruttava al clan 10 lire al chilo. 'In quel periodo solo da me guadagnarono due miliardi'. Il calcolo è semplice: furono nascoste 200 mila tonnellate di sostanze tossiche. Questo soltanto per l'asse Vassallo-casalesi, senza contare gli altri i boss napoletani che si erano lanciati nell'affare, a partire dai Mallardo.
'Una volta colmate le discariche, i rifiuti venivano interrati ovunque. In questi casi gli imprenditori venivano sostanzialmente by-passati, ma talora ci veniva richiesto di concedere l'uso dei nostri timbri, in modo da 'coprire' e giustificare lo smaltimento dei produttori di rifiuti, del Nord Italia... Ricordo i rifiuti dell'Acna di Cengio, che furono smaltiti nella mia discarica per 6.000 quintali. Ma carichi ben superiori dall'Acna furono gestiti dall'avvocato Chianese: trattava 70 o 80 autotreni al giorno. La fila di autotreni era tale che formava una fila di circa un chilometro e mezzo'.
Un'altra misteriosa ondata di piena arriva tra la fine del 2001 e l'inizio del 2002: 'Si trattava di un composto umido derivante dalla lavorazione dei rifiuti solidi urbani triturati, contenente molta plastica e vetro'. Decine di camion provenienti da un impianto pubblico: a Vassallo dicono che partono da Milano e vanno fatti scomparire in fretta.
Il patto con la politica
Uno dei capitoli più importanti riguarda la società mista che curava la nettezza urbana a Mondragone e in altri centri del casertano. È lì che parla dei fratelli Michele e Sergio Orsi, imprenditori con forti agganci nei palazzi del potere: il primo è stato ammazzato a giugno. I due, arrestati nel 2006, si erano difesi descrivendo le pressioni di boss e di politici.
Ma Vassallo va molto oltre: 'Confesso che ho agito per conto della famiglia Bidognetti quale loro referente nel controllo della società Eco4 gestita dai fratelli Orsi. Ai fratelli Orsi era stata fissata una tangente mensile di 50 mila euro... Posso dire che la società Eco4 era controllata dall'onorevole Nicola Cosentino e anche l'onorevole Mario Landoldi (An) vi aveva svariati interessi. Presenziai personalmente alla consegna di 50 mila euro in contanti da parte di Sergio Orsi a Cosentino, incontro avvenuto a casa di quest'ultimo a Casal di Principe. Ricordo che Cosentino ebbe a ricevere la somma in una busta gialla e Sergio mi informò del suo contenuto'.
Rapporti antichi, quelli con il politico che la scorsa settimana ha accompagnato Berlusconi nell'ultimo bagno di folla napoletano: 'La mia conoscenza con Cosentino risale agli anni '80, quando lo stesso era appena uscito dal Psdi e si era candidato alla provincia. Ricordo che in quella occasione fui contattato da Bernardo Cirillo, il quale mi disse che dovevamo organizzare un incontro elettorale per il Cosentino che era uno dei 'nostri' candidati ossia un candidato del clan Bidognetti. In particolare il Cirillo specificò che era stato proprio 'lo zio' a far arrivare questo messaggio'.
Lo 'zio', spiega, è Francesco Bidognetti: condannato all'ergastolo in appello nel processo Spartacus e, su ordine del ministro Alfano, sottoposto allo stesso regime carcerario di Totò Riina e Bernardo Provenzano. L'elezione alla provincia di Caserta è stata invece il secondo gradino della carriera di Cosentino, l'avvocato di Casal di Principe oggi leader campano della Pdl e sottosegretario all'Economia. 'Faccio presente che sono tesserato 'Forza Italia' e grazie a me sono state tesserate numerose persone presso la sezione di Cesa. Mi è capitato in due occasioni di sponsorizzare la campagna elettorale di Cosentino offrendogli cene presso il ristorante di mio fratello, cene costose con centinaia di invitati. L'ho sostenuto nel 2001 e incontrato spesso dopo l'elezione in Parlamento'.
Ma quando si presenta a chiedere un intervento per rientrare nel gioco grande della spazzatura, gli assetti criminali sono cambiati. Il progetto più importante è stato spostato nel territorio di 'Sandokan' Schiavone. Il parlamentare lo riceve a casa e può offrirgli solo una soluzione di ripiego: 'Cosentino mi disse che si era adeguato alle scelte fatte 'a monte' dai casalesi che avevano deciso di realizzare il termovalorizzatore a Santa Maria La Fossa. Egli, pertanto, aveva dovuto seguire tale linea ed avvantaggiare solo il gruppo Schiavone nella gestione dell'affare e, di conseguenza, tenere fuori il gruppo Bidognetti e quindi anche me'.
Vassallo non se la prende. È abituato a cadere e rialzarsi. Negli ultimi venti anni è stato arrestato tre volte. Dal 1993 in poi, ad ogni retata seguiva un periodo di stallo. Poi nel giro di due anni un'emergenza che gli riapriva le porte delle discariche. 'Fui condannato in primo grado e prosciolto in appello. Ma io ero colpevole'. Una situazione paradossale: anche mentre sta confessando reati odiosi, ottiene dallo Stato un indennizzo di un milione 200 mila euro. E avverte: 'Conviene che li blocchiate prima che i miei fratelli li facciano sparire...'.

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Ferraro dell'Udeur? In ottimi rapporti con noi
'Nicola Ferraro prelevava anche i rifiuti speciali delle officine meccaniche. Anzi fingeva di prelevare i rifiuti ma in realtà faceva delle false certificazioni e venivano smaltiti illegalmente'. È uno dei capitoli più scottanti delle rivelazioni di Domenico Bidognetti, cugino 'pentito' del padrino Francesco. Parla di Nicola Ferraro, leader casertano dell'Udeur molto legato a Clemente Mastella: è consigliere regionale e uomo chiave della maggioranza di Antonio Bassolino. Ferraro è stato arrestato nella retata che a gennaio azzerò il partito, ma ora viene chiamato in causa per frequentazioni più pericolose: 'Era un imprenditore molto vicino al clan dei casalesi. Prima era più vicino alla famiglia Schiavone, poi deve essersi avvicinato a Antonio Iovine'. Ossia al capo latitante più potente.
Racconta Bidognetti: 'Nel '98 chiesi anche la somma che proveniva dal Villaggio Coppola, ma il tramite mi disse che lì operava Nicola Ferraro con un'altra società, anche lui entrato nel giro dei rifiuti e poi nella politica'. E ancora: 'Rappresento di averlo contattato telefonicamente nella latitanza nel '98-99. Gli chiesi una tangente per la disinfestazione a Castel Volturno. Mi fece capire che aveva già pagato nelle mani di Antonio Iovine. Io parlai poi con Michele Zagaria, sempre al telefono, e lui mi confermò di aver ricevuto 50 milioni'. Infine conclude: 'A testimonianza dei buoni rapporti fra il Ferraro ed il clan, un anno fa Cicciariello (Francesco Schiavone, cugino omonimo di Sandokan) mi disse che voleva mandare a dire a Ferraro di intercedere presso il suo 'compare' ministro della Giustizia, per fare revocare, un po' per volta, i 41 bis applicati a noi casalesi. Non so dire se poi Cicciariello attuò questo proposito'.



Intifada rifiuti-la libertà passa attraverso i rifiuti
Chiaiano 27/09/008 jatevenne day difesa estrema del territorio


Insu tv

L'emergenza che non c'era

28 giugno 2008

Manuela Lasagna ha prodotto un’inchiesta per conto di RaiNews24 (scaricabile qui

che dimostra come la cosiddetta "emergenza rifiuti" in Campania in realtà è architettata ed orchestrata dall'alto affinché perduri nel tempo.

L'inchiesta parte dalla video

intervista a Walter Ganapini

assessore all’ambiente della regione Campania, fatta da Matteo Incert

i del Meetup di Napoli, nella quale tra le altre cose Ganapini denuncia come ci siano impianti già pronti, fra cui una discarica perfettamente

 regolare da 600mila tonnellate pronta da 6 anni, misteriosamente dimenticati. Modernissimi impianti di Trattamento Meccanico Bi

ologico tra i migliori d'Europa boicottati. Ora che il fatto è stato scoperto e denunciato sui media da Ganapini, nessuno sembra intenzionato

 a tenerne conto. Una breve ed ottima inchiesta imperdibile e riportata anche su youtube nei video che seguono e

 che invito a diffondere il più possibile:

Parte 1:

L'emergenza che non c'era - Inchiesta RaiNews24 - Parte 1/2



Parte 2:

L'emergenza che non c'era - Inchiesta RaiNews24 - Parte 2/2


http://www.chiaianodiscarica.it/

 

 

 L'emergenza che non c'era / 2

14 luglio 2008

Pubblichiamo integralmente un articolo di Marina Perotta, scritto per Ecoblog.it

che va ad aggiungere dettagli alla questione della cosiddetta emergenza rifiuti in Campania, che assume sempre più i contorni di una sporca vicenda che mette le radici in un sistema capitalistico fondato 

non sulla produzione di beni, ma sulla mera speculazione finanziaria, a discapito dell’interesse comune.

Campania, in una lettera dell’ABI 

(Associazione Bancaria Italiana) la

 verità sull’emergenza rifiuti

CAMPANIA: L'ABI CONTRO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

E’ nel libro “Ecoballe” di Paolo Rabitti (Ed. 

Aliberti) la squallida verità sull’ emergenza rifiuti in Campania, che ra

cconta la serie di inadempienze e

 passaggi di responsabilità che sino ad oggi

 hanno letteralmente sepolto la regione sotto l’immondizia.

Precisamente, 

è la verità, in una lettera inviata nel 1998

 da Giuseppe Zadra, Presidente dell’ ABI (Associazione bancaria italiana) all’allora commissario, nonché Presidente della Regione Campa

nia, Antonio Rastrelli.

In sostanza l’A

BI, come riferisce nel filmato sopra l’Ing. Rabitti,intromettendosi nella Gara d’appalto europea per la gestione dei rifiuti del 1998, chiede alla Campania di non avviare la raccolta differenziata perchè è più importante raccogliere rifiuti per la costituzione delle ecoballe. Inoltre, se i cittadini campani non avessero conferito la quantità di rifiuti prefissata avrebbero dovuto pagare due volte: sia per smaltirli, sia per non smaltirli.

Il che significa che i Comuni sono messi nella condizione di scegliere la raccolta indifferenziata, poichè sono obbligati a consegnare una determinata quantità di rifiuti che non potrà mai essere raggiunta se li differenziano.
Da quel momento in poi, la storia ha preso la piega che oggi tutti noi conosciamo.

Ecco uno stralcio del libro relativo alla lettera dell’Abi alla Regione Campania, così come riportato dal Meet Up Amici di Beppe Grillo di Napoli:

[…]Giuseppe Zadra, direttore generale dell’ ABI […]invia al commissario delegato Rastrelli alcune considerazioni del sistema bancario sulle problematiche di finanziamento

 degli impianti da realizzarsi nella Regione Campania, in relazione alle prescrizioni di cui al bando di gara e al capitolato d’oneri.

Il gip Rosanna Saraceno, nell’ Ordinanza con la quale ordina il sequestro cautelativo di settecentocinquanta milioni di euro nei confronti di Impregilo, 

sottolinea che la preoccupazione manifestata da

gli istituti di credito era determinata proprio dal contrasto tra la

 prescrizione del capitolato, che richiedeva una potenzialità minima degli impianti pari all’intera quantità dei rifiuti prodotti nell’anno1997 e gli obiettivi stabiliti per la raccolta differenziata. La diminuzione dei rifiuti da conferire agli impianti di CDR avrebbe avuto conseguenze economiche negative per chi avesse vinto la gara d’appalto.

A parità di costi sarebbero diminuiti i guadagni, perché il servizio oggetto della gara sarebbe stato pagato in relazione alla quantità dirifiuti trattati. Così il Presidente dell’ABI scrive alla Regione che bisogna prevedere quantità minime di rifiuti conferiti, secondo unmeccanismo (chiamato delivery or pay) attraverso il quale, nel caso in cui tutti i comuni non conferiscano la quantità minima di rifiuti fissata, siano obbligati a pagare anche per la quantità non apportata.

Zadra chiede in

oltre che il recupero energetico del CDR prodotto nel periodo precedente l’entrata in funzione dell’inceneritore non debba essere necessariamente effettuato in altri impianti. […]

Il commissario delegato Rastrelli, in data 24 ottobre 1998, risponde al

 presidente dell’ ABI che la gara d’appalto è in corso, e quindi non si possono modificare le condizioni. Però dopo la gara, attraverso i successivi strumenti di definizione dei rapporti (accordo di programma,contratti) sarà possibile prendere in esame le considerazioni espostenella nota. […]

 Paolo Romiti comunica a Rastrelli che il prezzo offerto in gara è condizionato dalla positiva soluzione delle tematiche nella nota dell’ABI.

In pratica cosa 

è successo? Nel 1992 è proclamata la prima emergenza rifiuti e nel 1996 Antonio Rastrelli oltre ad essere Presidente della Regione Campania diviene Commissario ordinario prima e con poteri straordinari poi. Nel 1997 arriva con il Decreto Ronchi l’obiettivo della raccolta differenziata al 35% entro il 2000 e che prevedeva anche il conferimento dei restanti rifiuti a quegli impianti di trattamento atti alla separazione della frazione organica dalla frazione combustibile (CDR) che dovrà essere usata per produrre energia. Il tutto finanziato grazie al CIP6 ma a patto che non brucino più della metà dei rifiuti prodotti in Regione e con l’obbligo di smaltire il CDR in impianti esistenti senza attendere che siano costruiti inceneritori. Ma i decreti commissariali    

nr. 58 e nr.59 del 12 giugno 1998 ribaltano la situazione e approvano bando di gara e capitolato d’oneri per la costruzione di inceneritori.

La gara è chiusa nel 2000 e alla Presidenza della Regione c’è       Antonio Bassolino.Vince la società FIBE che dovrà costruire sette impianti di produzione e stoccaggio di ecoballe, due inceneritori nelle quali bruciarle, gestire la raccolta differenziata e costruire nuove discariche. Ma chi è FIBE? Dietro questa sigla ci sono: Fisia, Impregilo, Babcock Envinronment GmbH, Evo Oberrhausen, che hanno come capofila Fisia controllata di Impregilo. In testa l’ex AD Pier Giorgio Romiti coadiuvato da Paolo Romiti, che nel 2005 vince l’appalto per la costruzione del 

Ponte sullo stretto di Messina (ma questa è un’altra storia). La FIBE ha come capofila Fisia, controllata del gruppo Impregilo e la società non consegna nei tempi previsti l’inceneritore di Acerra, il che la porta ad un procedimento penale tutt’ora in corso presso il Tribunale di Napoli. E Fibe cosa acquista nel 2002? La cava di Chiaiano dal legittimo proprietario, Giosuè Riccardi, residente ad Acerra.

ll resto della storia è nella cronaca degli ultimi due anni e la fanno Prodi e la sua ordinanza, il decreto di Silvio Berlusconi e l’accordo con la Lega, i militari a presidiare cave e inceneritore, la scelta della discarica di Chiaiano di proprietà della Impregilo, il Commissario straordinario prima e sottosegretario poi Guido Bertolaso, il sindaco di Acerra che denuncia Prodi, le proteste dei sindaci, la gente di Chiaiano, la gente di Acerra…

Vi riporto una piccola 

nota biografica dell’Ing. Paolo Rabitti:Docente universitario, ricercatore, negli ultimi quindici anni è stato consulente tecnico delle procure in innumerevoli casi, dal Petrolchimico di Marghera, per conto del Pm Felice Casson (caso sul quale ha pubblicato Cronache dalla chimica, CUEN, Napoli1998), al processo Enel di Porto Tolle; dal Petrolchimico di Brindisi alla causa per l’inquinamento dal DDT del Lago Maggiore. Le sue relazioni tecniche per la Procura di Napoli sono un fulcro dell’accusa nel processo al presidente della Regione Campania e ai vertici di Impregilo.

Links di riferimento:

Ecoblog.it

http://freebooter.da.ru

http://www.chiaianodiscarica.it/

http://it.wikipedia.org/wiki/Emergenza_rifiuti_in_Campania

http://beppegrillo.meetup.com/10/boards/thread/5044356
http://aspoitalia.blogspot.com/2007/07/la-grande-giungla-del-cip6.html
http://www.fisiait.com/
http://it.wikipedia.org/wiki/Impregilo
http://www.finanzaonline.com/forum/showthread.php?threadid=892356
http://www.regione.sicilia.it/turismo/trasporti/arcnews/nw%20131005%20dir.htm
http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=3763&Itemid=1
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/campania/cronache/articoli/2008/05_Maggio/27/chiaiano_fibe_cave.shtml
http://www.rifiutizerocampania.org/node/62
http://www.macrolibrarsi.it/autori/_paolo_rabitti.php?cid=3&sid=9
http://www.ecoblog.it/post/6407/campania-in-una-lettera-dellabi-associazione-bancaria-italiana-la-verita-sullemergenza-rifiuti
by  "Bimbesquatters"





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