mercoledì 2 aprile 2008

Carcere E' morte. L'A.I.D.S non è compatibile con il carcere








Carcere è morte


Salerno contro-informa
L'A.I.D.S. non è compatibile con il carcere

Carcere E' morte 

UNO SGUARDO SULLA SANITA' IN CARCERE
Il video, in forma di intervista, è stato realizzato da alcuni detenuti del carcere di Rebibbia impegnati in un corso di videogiornalismo ed è una forte testimonianza-denuncia della realtà sanitaria nelle carceri di tutta Italia.
-

SANITÁ: PROTESTE
Un detenuto scrive

Signor Ministro,
introdurre tale problematiche è per me motivo di enorme responsabilità visto che quello che dirò riflette fatti ed esperienze di centinaia di detenuti. La S.V. di fatto dando prova di sensibilità e professionalità con la sua presenza, ha reso possibile un incontro che speriamo essere costruttivo e proficuo. Il suo è certo un dicastero non facile, investito di innumerevoli carichi e nel contesto, la sanità in carcere, è fra i maggiori. Non Le parlerò del mio caso personale, non vorrei dare adito ad un interpretazione errata o speculativa. Esiste tra di noi profondo e reciproco rispetto, che induce un comportamento morale, solidale.
In qualità di portavoce e direttamente coinvolto, valutando determinati avvenimenti incresciosi e inconcepibili, non posso fare altro che accentuare come il concetto del DIRITTO ALLA SALUTE sia prioritario. Le lacune tutt'ora esistenti nell'ambito sanità, certamente sono molteplici e soprattutto irrisolte.

Si parla continuamente di prima e seconda Repubblica, demonizzando la prima ed esaltando la seconda, nell'attesa, altri uomini muoiono in carcere. Si parla di rinnovamento, di cambiamento, di volgere al nuovo, speriamo.
Il Signor Ministro che, prima di essere tale, ha percorso la via forense, ha in qualche modo conoscenza diretta della realtà sanitaria in carcere. Per onestà, la disponibilità della Direzione nonostante frequenti e incongrui mezzi e medicine, è vanificata nell'affrontare questo gravoso problema. La burocrazia e i diversi uffici competenti, inibiscono ulteriormente la volontà e la buona fede degli stessi. C'è chi pretende di sostituirsi a DIO.
Le varie patologie esistenti negli istituti di pena sono la drammatica realtà della cosiddetta SOCIETÀ CIVILE e consegnate alla segretezza di un carcere.
Signor Ministro, è triste dover assistere passivamente alla azione invasiva di una malattia come l'A.I.D.S., la Tubercolosi, la Cirrosi, ma è ancora più penoso pensare che tali malattie vengano affrontate e volenterosamente e impotentemente curate in un luogo deputato alla tutela del sociale.

Torino 1995: i quotidiani, magistralmente manovratori e sobillatori della coscienza pubblica enfatizzano un fatto... risolto il problema. Risolvessero tanti problemi con la stessa solerzia ma questa volta finemente, con la consapevolezza o l'inconsapevolezza di tre poveri imbecilli, senza dignità, vittime o esecutori di un programma volto a criminalizzare con il criterio di TUTTA L'ERBA UN FASCIO, degno di una azione meditata . Il metodo lo conosciamo benissimo noi malati, è sbrigativo, efficace, giustificato dal principio della preservazione, delegata, la Magistratura: la DISCREZIONALITÁ.

Gli effetti : M.S. Sieropositivo, 36 linfociti CD4, eroicamente e dignitosamente si trascina, cercando di nascondere la sua stanchezza, è rassegnato al suo prossimo destino.

M.G., 86 linfociti, giovanissimo, armato della sua tenacia, non vuole morire, specialmente in un carcere. Era agli arresti domiciliari, un definitivo lo ha riportato qui.

Toh! Guarda, S.C. Lui sdrammatizza, dice che si può' morire anche cadendo da cavallo, poi ci pensa, lui a cavallo non ci va.

R.G. Non è Sieropositivo, ma sta perdendo un occhio, tre ospedali con le scuse del caso, lo rispediscono puntualmente al mittente, non vogliono pazienti detenuti. Salva l'estetica, curata l'immagine.

Nonno F. La sua cartella clinica è colma delle più variegate patologie: grave insufficienza respiratoria, polmoni andati, 70 anni mal portati. È detenuto per un definitivo risalente ad alcuni anni fa, piccole truffe. Non può più firmare un assegno è anche un alzhemeir.

A. N.. Lui si può ritenere fortunato. Nella cattiva sorte solo 200 linfociti. Una volta gli hanno fatto credere anche in una involuzione della malattia, ha sperato. È stato un abile raggiro quello di aumentargli i linfociti, respingendogli una istanza e la famiglia che lo reclamava.

I casi sono tanti e tutti oggi presenti, potrebbero alzare le loro mani, non lo fanno come per evitare un segno di resa di un'armata senza generali, senza bandiera, logori di bollettini dagli ospedali e dalle comunità che non li accettano, di famiglie che non li riconoscono, dall'attesa di Magistrati che riconoscano una dignità medica alla loro sofferenza.

Associazione Papillon Rebibbia
email papillonrebibbia@katamail.com
citta' roma in
data 21/04/2004

links di riferimento:






ps: questo accadeva nel 2004 speriamo che oggi la situazione sia migliorata
Un video sulla drammatica condizione dei malati in carcere.
L'aids non è compatibile con il carcere






Arriva un buona notizia: 

Giustizia: svolta per la salute in carcere
di Gennaro Santoro (Coordinatore associazione Antigone)

Aprile on-line, 4 aprile 2008

Il Cdm ha approvato il decreto concernente il trasferimento di tutte le competenze in tema di medicina penitenziaria dal ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale. Una decisione importante che si aspettava da dieci anni e su cui ora dovrà deliberare la Conferenza Stato-Regioni.
Finalmente. Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto concernente il trasferimento di tutte le competenze in tema di medicina penitenziaria dal ministero della Giustizia alle Regioni e quindi alle ASL del Servizio Sanitario Nazionale. Lo attendevamo da dieci anni. Fino ad oggi i servizi erano offerti dal ministero della Giustizia, anche perché l’ordinamento penitenziario del ‘75 era precedente alla costituzione stessa del SSN. Le Regioni possono iniziare a progettare un vero e proprio sistema sanitario nelle strutture penitenziarie per adulti e minori, così come negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Sarà compito del Servizio Sanitario Nazionale, e non più degli istituti penitenziari, prendersi cura della salute dei detenuti. Una riforma storica già prevista dalla riforma sanitaria del 1999 che il governo delle destre e l’ostruzionismo di alcune lobby del mondo medico, attente esclusivamente a tutelare interessi personalistici, avevano impietosamente affossato.
Uno dei punti più difficili e osteggiati è stato quello relativo al trasferimento dei posti di lavoro. I rapporti di lavoro attualmente in essere nell’ambito della medicina penitenziaria, nelle varie e complesse tipologie in cui si esplicano, vengono salvaguardati e trasferiti al Ssn. Per quanto riguarda gli psicologi convenzionati la vicenda è stata sicuramente la più dibattuta. Il ministero della Giustizia aveva fatto notare che c’erano risorse sufficienti a garantire il trasferimento delle convenzioni alle Asl e i rappresentanti delle Regioni si erano detti informalmente d’accordo ad acquisire i contratti degli psicologi al fine di organizzare al meglio i servizi in carcere. Il ministero dell’Economia ha però categoricamente escluso la possibilità che transitassero rapporti di lavoro le cui fonti economiche non fossero formalmente delegate al Ssn.
Ma aldilà di questo singolo nodo, la portata della riforma potrà finalmente porre termine all’aberrante situazione sanitaria
delle patrie galere dove abbondano i casi di tubercolosi, dove oltre un terzo dei detenuti (il 38%) è affetto da epatite C (e ad oggi soltanto la metà di questi ammalati viene sottoposta a cura), dove oltre un quarto della popolazione (il 27%) è tossicodipendente e il 7% ha l’Hiv: una bomba ad orologeria pronta a far danni anche fuori dalle strutture di pena grazie all’elevato turnover delle prigioni. Patrie galere, ancora, dove il 62% dei detenuti ha una patologia che necessita di un intervento medico, il 43% ha problemi psico-psichiatrici e il 28% malattie virali croniche.
Le Linee di indirizzo allegate al provvedimento tendono dunque a realizzare quei livelli essenziali ed uniformi di assistenza che costituiscono l’architrave del sistema sanitario italiano. Il documento che descrive le linee guida per gli interventi a tutela della salute dei detenuti, oltre a richiamare tra i suoi principi di riferimento "la piena parità di trattamento, in tema di assistenza sanitaria, degli individui liberi e degli individui detenuti e internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale", sottolinea che "la continuità terapeutica si pone quale principio fondante per l’efficacia degli interventi di cura e deve essere garantita dal momento dell’ingresso in carcere e/o in una struttura minorile, durante gli eventuali spostamenti dei detenuti, e dopo la scarcerazione".
Le aree cruciali di intervento sono così enucleabili: la medicina generale e la valutazione dello stato di salute dei nuovi ingressi (dall’assistenza farmaceutica alla diagnosi precoce, alla prevenzione e alla informatizzazione delle cartelle cliniche); le prestazioni specialistiche; le patologie infettive; la prevenzione, cura e riabilitazione per le dipendenze patologiche; la prevenzione, cura e riabilitazione nel campo della salute mentale; la tutela della salute delle detenute e delle minorenni e della loro prole (attenzione agli aspetti psico-emotivi della nascita, monitoraggio e assistenza ostetrico-ginecologica e prevenzione e profilassi delle malattie a trasmissione sessuale e dei tumori dell’apparato genitale femminile); la tutela della salute delle persone immigrate.
Degna di nota è poi la chiara affermazione dell’ambito territoriale come sede privilegiata per la cura e la riabilitazione anche delle persone con disturbi mentali detenute o internate negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, per i quali si prevede un percorso di progressivo superamento proprio grazie alla integrazione con le reti territoriali dei servizi di assistenza e cura.
La parola passa ora alla Conferenza Stato-Regioni che dovrà emanare i provvedimenti successivi al decreto, i quali dovranno essere adottati dalle Regioni per l’avvio del nuovo sistema sanitario. Essi riguarderanno i modelli applicativi e la contrattualizzazione di circa 5.500 operatori della Sanità in carcere. Nelle fasi iniziali di questo processo, sarà certamente necessaria una attenta vigilanza sulla regolare applicazione di quanto previsto dal Decreto da parte delle Regioni e delle ASL, anche per cercare di dare una certa uniformità all’intero sistema e per evitare omissioni o resistenze.
Ristretti

Links:
http://www.ristretti.it
http://bimbesquatters.blogspot.com
http://http://it.youtube.com/socialab
Laboratorio di sperimentazione sociale "Bimbesquatters"

Nessun commento: