La Haine(L'Odio)
Mathieu Kassovitz
ControVisioni
LA VIDA LOCA
(Christian Poveda)
ControVisioni
Paragonate alle “marabundas”, fameliche formiche dell’Amazzonia che divorano tutto quello che trovano sul loro cammino e sul modello delle bande giovanili di Los Angeles, le maras stanno seminando il terrore in tutta l’America centrale e in particolare a El Salvador. La Vida Loca è lo studio di un fenomeno di violenza di importazione americana.
Risultato di un’infanzia terribile e piena di odio, odio per coloro che si sono presi tutto senza restituire nulla. L’odio di chi non ha mai avuto niente. L’odio dello sfruttamento, della sottomissione e dell’umiliazione quotidiana. Un odio che è stranamente accattivante, che incarna la disintegrazione della vita familiare all’interno della società salvadoregna e la disperazione in cui questi giovani sono cresciuti.
La Vida Loca è la vita reale di quelle parti: giovani che soffrono, che ci sfidano, che ci guardano con supponenza, che si offendono e che ci detestano. Nonostante questa visione del male nutra le nostre paure e generi incubi, c’è la speranza che questo documentario invochi la nostra indignazione e ci porti a interrogare sulla nostra idea del mondo. E così, come animali intrappolati, questa generazione perduta risponde con pessimismo, rivolta e morte. Assenza totale di comunicazione.
La Vida Loca è un documentario sulla solitudine umana assoluta
Christian Poveda è un fotografo e regista franco-spagnolo.
Il suo impegno politico durante la guerra del Vietnam negli anni ‘70 gli consente di sperimentare la forza delle immagini e il potere che queste possono avere su determinati eventi. È stata questa la spinta che lo ha avvicinato al fotogiornalismo e al documentario. Tutto il suo lavoro è rivolto ad avvenimenti politici e sociali straordinari. La filmografia di Christian Poveda vanta oltre 16 documentari presentati nei principali festival e mercati televisivi mondiali: La Vida Loca è uno di questi, presentato nel 2008 al Festival internazionale del cinema di San Sebastian.
3/09/2009 Christian Poveda, il regista franco-spagnolo del film-denuncia 'La vida loca', è stato assassinato in un agguato a colpi di arma da fuoco a Tonacatepeque, a pochi kilometri da San Salvador..
Mathieu Kassovitz
ControVisioni
La haine (L'odio) di Mathieu Kassowitz, 1995
Il film prende spunto da un fatto reale dell'uccisione di un ragazzo delle banlieu
parigine da parte della polizia.narra le vicende di tre ragazzi delle banlieue di Parigi. Gli scontri con la polizia vengono mostrati all'inizio del film con immagini documentaristiche di archivio reali.
Il film evidenzia la drammaticità di quel mondo periferico e parigino ma così volutamente allargato all'intera Francia, all'intera Europa, al Mondo, l'irrimediabile pessimismo realista, quell'alone di speranza e mal celata malinconia per una vita che non va mai come dovrebbe, cosi si realizza una società divisa in Buoni-Cattivi, Ricchi-Poveri, Pistola-Non pistola, Bianco-Nero.
La rappresentazione razziale della sofferenza radicata, impersonificata nei volti Africano-Ebreo-Maghrabino dei protagonisti La messa in scena del dramma quotidiano, del confronto conflittuale con il mondo al di fuori del ghetto delineano una consequenziale dimensione e predisposizione alla violenza verso il mondo esterno ed il sistema che lo regola. Si potrebbe definire leggittima difesa.
Vinz (Vincent Cassel), è pieno di rabbia. Vede se stesso come un teppista che merita rispetto, che crede debba essere conquistato con la violenza. Hubert cerca di vivere con tranquillità il ghetto, odiando ciò che vede intorno a sé, acuito dalla devastazione durante gli scontri notturni della palestra che gestiva. Saïd cerca di cavarsela restando a metà strada tra la responsabilità e la violenza del ghetto.
Durante gli scontri, un agente perde la pistola; la trova Vincent, che giura di usarla per uccidere un poliziotto nel caso in cui Abdel muoia. Il film racconta, con precisi riferimenti cronologici, del giorno e della notte successive agli scontri.
Il film prende spunto da un fatto reale dell'uccisione di un ragazzo delle banlieu
parigine da parte della polizia.narra le vicende di tre ragazzi delle banlieue di Parigi. Gli scontri con la polizia vengono mostrati all'inizio del film con immagini documentaristiche di archivio reali.
Il film evidenzia la drammaticità di quel mondo periferico e parigino ma così volutamente allargato all'intera Francia, all'intera Europa, al Mondo, l'irrimediabile pessimismo realista, quell'alone di speranza e mal celata malinconia per una vita che non va mai come dovrebbe, cosi si realizza una società divisa in Buoni-Cattivi, Ricchi-Poveri, Pistola-Non pistola, Bianco-Nero.
La rappresentazione razziale della sofferenza radicata, impersonificata nei volti Africano-Ebreo-Maghrabino dei protagonisti La messa in scena del dramma quotidiano, del confronto conflittuale con il mondo al di fuori del ghetto delineano una consequenziale dimensione e predisposizione alla violenza verso il mondo esterno ed il sistema che lo regola. Si potrebbe definire leggittima difesa.
Vinz (Vincent Cassel), è pieno di rabbia. Vede se stesso come un teppista che merita rispetto, che crede debba essere conquistato con la violenza. Hubert cerca di vivere con tranquillità il ghetto, odiando ciò che vede intorno a sé, acuito dalla devastazione durante gli scontri notturni della palestra che gestiva. Saïd cerca di cavarsela restando a metà strada tra la responsabilità e la violenza del ghetto.
Durante gli scontri, un agente perde la pistola; la trova Vincent, che giura di usarla per uccidere un poliziotto nel caso in cui Abdel muoia. Il film racconta, con precisi riferimenti cronologici, del giorno e della notte successive agli scontri.
La Haine (L'Odio)
LA VIDA LOCA
(Christian Poveda)
ControVisioni
Risultato di un’infanzia terribile e piena di odio, odio per coloro che si sono presi tutto senza restituire nulla. L’odio di chi non ha mai avuto niente. L’odio dello sfruttamento, della sottomissione e dell’umiliazione quotidiana. Un odio che è stranamente accattivante, che incarna la disintegrazione della vita familiare all’interno della società salvadoregna e la disperazione in cui questi giovani sono cresciuti.
La Vida Loca è la vita reale di quelle parti: giovani che soffrono, che ci sfidano, che ci guardano con supponenza, che si offendono e che ci detestano. Nonostante questa visione del male nutra le nostre paure e generi incubi, c’è la speranza che questo documentario invochi la nostra indignazione e ci porti a interrogare sulla nostra idea del mondo. E così, come animali intrappolati, questa generazione perduta risponde con pessimismo, rivolta e morte. Assenza totale di comunicazione.
La Vida Loca è un documentario sulla solitudine umana assoluta
Christian Poveda è un fotografo e regista franco-spagnolo.
Il suo impegno politico durante la guerra del Vietnam negli anni ‘70 gli consente di sperimentare la forza delle immagini e il potere che queste possono avere su determinati eventi. È stata questa la spinta che lo ha avvicinato al fotogiornalismo e al documentario. Tutto il suo lavoro è rivolto ad avvenimenti politici e sociali straordinari. La filmografia di Christian Poveda vanta oltre 16 documentari presentati nei principali festival e mercati televisivi mondiali: La Vida Loca è uno di questi, presentato nel 2008 al Festival internazionale del cinema di San Sebastian.
3/09/2009 Christian Poveda, il regista franco-spagnolo del film-denuncia 'La vida loca', è stato assassinato in un agguato a colpi di arma da fuoco a Tonacatepeque, a pochi kilometri da San Salvador..
LA VIDA LOCA (Christian Poveda)
Riferimenti:
Foto la Vida Loca// Christian POVEDA Vù | LA VIDA LOCA // Christian Poveda Wiki // Trailer "La vida Loca
La zona
Rodrigo Plá
ControVisioni
La zona è un film basato sulla storia di un giovane (Alejandro), che vive nella zona (una zona residenziale con una propria scuola, chiesa, supermercato, più intrattenimento, ecc) facendo riferimento a un giovane ladro (Michael), che dopo aver rapinato l'area viene perseguitato dal suo popolo, finisce per nascondersi nella cantina di Alessandro. Per la grande maggioranza dei residenti della zona cacciare e uccidere l'intruso è un diritto concesso dalla loro "giustizia interna".
Spezzare il nemico nel suo impenetrabile nascondiglio è una priorità che garantisce la proprietà privata. Qualsiasi segno di disobbedienza o dissenso sarà zittito, però Alejandro conosciuto da tutti si rende conto che l'unico reato è la povertà, l'emarginazione, i rifiuti di quella stessa società che lo circonda geograficamente nella zona, e vede Michael, un ragazzo della sua età, intrappolato e impotente in una società che non comprende l'ingiustizia.
I “signori” pagano un prezzo più alto rispetto ad allora: la paura costante dell’altro, del diverso che non ha più nulla da perdere e che può minacciare all’improvviso sicurezza ed incolumità personale. In questo modo la “zona” diventa il simbolo non solo di un quartiere o di una città ma di intere nazioni che per paura possono diventare giustiziere e volgere preventivamente la violenza che temono proprio contro i più deboli. Mettendo al contempo al mondo una progenie di nuovi vigilanti pronti a reprimere il crimine alla loro maniera, secondo la loro personale “giustizia” tenendo bene occultata l'emarginazione la diseguaglianza i soprusi in cui relegano i poveri con un meccanismo automaticamente attivato dal sistema o società
La zona
Rodrigo Plá
ControVisioni
Spezzare il nemico nel suo impenetrabile nascondiglio è una priorità che garantisce la proprietà privata. Qualsiasi segno di disobbedienza o dissenso sarà zittito, però Alejandro conosciuto da tutti si rende conto che l'unico reato è la povertà, l'emarginazione, i rifiuti di quella stessa società che lo circonda geograficamente nella zona, e vede Michael, un ragazzo della sua età, intrappolato e impotente in una società che non comprende l'ingiustizia.
I “signori” pagano un prezzo più alto rispetto ad allora: la paura costante dell’altro, del diverso che non ha più nulla da perdere e che può minacciare all’improvviso sicurezza ed incolumità personale. In questo modo la “zona” diventa il simbolo non solo di un quartiere o di una città ma di intere nazioni che per paura possono diventare giustiziere e volgere preventivamente la violenza che temono proprio contro i più deboli. Mettendo al contempo al mondo una progenie di nuovi vigilanti pronti a reprimere il crimine alla loro maniera, secondo la loro personale “giustizia” tenendo bene occultata l'emarginazione la diseguaglianza i soprusi in cui relegano i poveri con un meccanismo automaticamente attivato dal sistema o società
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