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C.I.E. ex C.P.T.- Luoghi di repressione e di annullamento fisico dell'essere umano
MareNostrum Film inchiesta sui CPT
“Mare nostrum” e' un film-inchiesta che rende evidente alcuni aspetti dell'incostituzionalita' della legge sull'immigrazione (la 189 del 30 luglio 2002) detta Bossi-Fini-Mantovano. Alcune immagini di questo film hanno permesso alla magistratura salentina di istruire un processo contro i gestori di un "Centro di permanenza temporanea" gestito dalla Curia arcivescovile di Lecce, la Fondazione "Regina pacis". La durata della versione italiana e' di 59 minuti. Si tratta di un progetto completamente autoprodotto, realizzato con diverse tecnologie digitali nell'arco di oltre cinque anni e costato oltre 25 mila euro. Realizzato e prodotto da Stefano Mencherini, che firma dopo Dante D'Aurelio anche la fotografia (il montaggio e' di Leida Napoles e Mario Chavarria), il documentario e' un viaggio in presa diretta nell'Italia dei diritti negati agli stranieri. Download video
Centri di Identificazione ed Espulsione
La normativa
I CPT nascono in seguito all’adozione di politiche migratorie in sede comunitaria, ratificate con l’accordo di Schengen (1995). Tuttavia già da qualche anno prima le politiche nazionali avevano cercato, attraverso misure via via più restrittive, di regolamentare i flussi migratori.
La prima legge italiana che disciplina il fenomeno migratorio è la
n°943 del 1986: riconosce il diritto al ricongiungimento familiare
e introduce il concetto di sanatoria. La successiva “legge Martelli” (n°39 del 1990) è invece il primo tentativo di regolamentazione e programmazione dei flussi migratori, che però non prevede alcuna misura di integrazione. La “Martelli” introduce per la prima volta il concetto di espulsione: la Prefettura dispone l’espulsione del migrante, il quale ha 15 giorni di tempo per lasciare la penisola, a meno che non debba essere accompagnato direttamente alla frontiera per problemi di ordine pubblico.
Dopo l’incredibile flusso migratorio di albanesi verso l’italia (1991), nel 1995 il “decreto Dini” (decreto legislativo 498, che però verrà lasciato cadere e non verrà convertito in legge) prevede che il Ministero dell’Interno possa individuare edifici e strutture in cui rinchiudere i migranti sottoposti all’obbligo di dimora.
La “Turco-Napolitano”
Nel 1998 viene approvata dal governo di centrosinistra la legge “Turco-Napolitano” (n°40 del 1998) che istituisce i CPT. Questa legge diminuisce la possibilità di espulsione, aumentando per contro quelle di accompagnamento alla frontiera. Ciò può avvenire per disposizione del Ministero dell’Interno, per ordine pubblico o per la “sicurezza dello Stato” e per disposizione del Prefetto, nel caso in cui allo straniero sia già stato intimato di lasciare l’italia e lui non abbia adempiuto, ma anche se lo straniero non è in possesso di alcun documento valido o se si ritenesse che lo stesso possa sottrarsi all’esecuzione dell’espulsione. In questo caso egli potrà essere “trattenuto” [3] (leggasi detenuto) presso il CPT più vicino, “per il tempo strettamente necessario” ad eseguirne l’espulsione (in molti casi trattasi di vere e proprie deportazioni forzate). Resta ugualmente l’ordine di lasciare il territorio senza accompagnamento alla frontiera nel caso in cui lo straniero sia alla sua prima espulsione o anche se, pur avendo un documento valido, si ritenga che il migrante non abbia avuto un buon inserimento sociale. E’ da rilevare che la stessa legge introduce la carta di soggiorno per immigranti presenti in Italia da 5 anni, vengono facilitati i ricongiungimenti familiari, introdotto l’istituto dello sponsor, sviluppate delle forme di garanzia sulle condizioni di lavoro e sulle loro prestazioni previdenziali.
La “Bossi-Fini”
Nel luglio 2002 il governo di centro destra approva la cosiddetta “Bossi-Fini” (legge n°189). Questa legge, nettamente peggiorativa della precedente, riduce le possibilità di entrare regolarmente in Italia, rende molto difficoltoso il ricongiungimento familiare e lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro. In pratica la “Bossi-Fini” sembra voler produrre appositamente clandestinità e quindi docile manodopera, facilmente ricattabile, per gli imprenditori italiani. Secondo tale legge il trattenimento nei CPTdovrebbe durare 30 giorni più altri eventuali 30 giorni di proroga (nella realtà quei 30 giorni di eventuale proroga divengono la regola e non l’eccezione). Se entro quei 60 giorni il detenuto non viene rimpatriato, è rilasciato con l’obbligo di lasciare il paese ma se non lo fa entro 5 giorni scatta il reato di clandestinità e l’arresto. La Bossi-Fini supera i centri di accoglienza (CDA), pensati come aperti e istituiti dalla “legge Puglia” del 1995, di fatto sostituendoli con “centri chiusi” denominati CdI (Centri di Identificazione), in cui vengono trattenuti i richiedenti asilo politico [4].
”Nuovi” centri per immigrati: CARA e CIE
Con il DPR 303/2004 - D.Lgs. 28/1/2008 n°25, il governo Prodi ha istituito i CARA (Centri di Accoglienza Richiedenti Asilo). Sussessivamente l’ennesimo e ultimo governo Berlusconi, inserendo varie normative nel mezzo delle infinte “leggi sicuritarie” (decreto legge 23 maggio 2008, n. 92), ha sostituito la denominazione CPT con l’acronimo CIE (Centri di Identificazione e di Espulsione), l’aggravante di clandestinità per gli irregolari che compiono reati e militarizzato i CPT con l’utilizzo dell’esercito avente il compito di presidiare questi siti.
CPT\CIE: cosa sono e dove sono
- ”Dalle sbarre dei CPT scappare è un diritto. Abbattere questi campi è la prima urgenza [...] verrà una generazione che sputerà in faccia ai persecutori di oppressi ed esalterà i pochi nomi di italiani da salvare dal macero” (Erri De Luca).
L’istituzione dei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) supera le distinzioni, spesso solo formali, tra CPT e CdI (Centri di Identificazione). I centri attualmente si configurano sempre più come entità “polifunzionali”, assolventi, in maniera distinta, sia le funzioni di CPT che di CdI.
Cosa sono
Secondo la legge il CPT ideale dovrebbe essere recintato da un muro di 3 metri e sormontato da una rete metallica, dovrebbe essere sorvegliato da telecamere e dotato di impianto di illuminazione. All’interno dovrebbero essere presenti 3 zone distinte: un ingresso, un centro direzionale e una zona di intrattenimento “ospiti”.
Quali tipologie di persone possono essere “trattenute” nei CPT?
- I richiedenti asilo che hanno presentato domanda dopo decreto di espulsione o comunque in attesa dell’esito del ricorso [5].
- I migranti senza permesso di soggiorno o col permesso di soggiorno scaduto.
- I migranti ritenuti pericolosi, quelli appena uscita dal carcere e quindi non in possesso del permesso e anche quelli che, secondo, l’autorità, presumibilmente non lasceranno l’Italia anche se sottoposti ad espulsione.
- I migranti condannati ad una certa pena e a cui è stata aggiunta anche l’espulsione.
Chi non può essere espulso?
- I minori.
- Le donne incinte (o con bimbo di età inferiore a 6 mesi) e il convivente.
- Chi coabita con convivente o parente stretto che ha appena ottenuto la cittadinanza italiana.
- Migranti che, seppur senza documenti, si presume rispetteranno le ordinanze di espulsione.
Dove sono
Attualmente sono in funzione 10 CIE (ex-CPT):
·Bari-Palese - , area aeroportuale – 196 posti. Ente gestore: Croce Rossa Italiana
·Bologna -, Caserma Chiarini – 95 posti. Ente gestore: Confraternita della Misericordia
Brindisi, Contrada Restinco, 180 posti
·Caltanissetta -, Contrada Pian del Lago – 96 posti. Ente gestore: Cooperativa Albatros
·Catanzaro, Lamezia Terme - 75 posti. Ente gestore: Cooperativa “malgrado Tutto”
Foggia borgo ezzanone, 220 posti
·Gorizia - Gradisca d’Isonzo – 252 posti. Ente gestore: Consorzio Connecting People
·Milano - Via Corelli – 112 posti 140. Ente gestore: Croce Rossa Italiana
·Modena -, Località Sant’Anna – 60 posti. Ente gestore: Cooperativa Albatros
Ragusa,ex stabilimento Sonicem 60 posti
300 posti. Ente gestore: Croce Rossa Italiana
·Torino - Corso Brunelleschi – 96 posti. Ente gestore: Croce Rossa Italiana
·Trapani -, Serraino Vulpitta – 57 posti. Ente gestore: Cooperativa Albatros
CDA e CARA
Ufficialmente oltre ai CPT\CIE esistono altre due tipologie di strutturate atte al “trattenimento” dei migranti. Seppur aventi funzioni diverse non è difficile immaginare una confusione tra le varie tipologie di strutture, anche perché la stessa struttura può avere una doppia o tripla funzione, dipendente in primo luogo dalla vaghezza con cui vengono definiti:
1) CDA. Il Ministero degli Interni definisce i CDA come delle “strutture destinate a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale. L’accoglienza nel centro è limitata al tempo strettamente necessario [6] per stabilire l'identità e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per disporne l'allontanamento”.
Dove sono:
·Agrigento, Lampedusa – 804 posti (Centro di primo soccorso e accoglienza)
·Bari Palese - area areoportuale – 744 posti
·Brindisi, Restinco– 180 posti
·Cagliari, Elmas – 200 posti (Centro di primo soccorso e accoglienza). Ente gestore: Consorzio Connecting People
·Caltanissetta, Contrada Pian del Lago – 360 posti
·Crotone, località Sant’Anna – 1202 posti
·Foggia, Borgo Mezzanone – 342 posti
·Gorizia, Gradisca d’Isonzo – 112 posti
·Siracusa, Cassibile – 200 posti
·Trapani, Pantelleria – 25 posti (Centro di primo soccorso e accoglienza)
2) CARA. Per il Ministero i CARA “sono strutture nelle quali viene inviato e ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l’identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato”.
Dove sono:
·Caltanissetta - Contrada Pian del Lago – 96 posti
·Crotone, località Sant’Anna – 256 posti
·Foggia, Borgo Mezzanone – 198 posti
·Gorizia, Gradisca d’Isonzo – 150 posti
·Milano, via Corelli - 20 posti
·Trapani, Salina Grande - 260 posti
Con decreto del ministro dell’Interno vengono utilizzati per le finalità dei Centri di accoglienza per richiedenti asilo anche i CDA di Bari e Siracusa.
Problemi gestionali
Buona parte dei CPT\CIE vengono gestiti dalla Croce Rossa Italiana, altri dalla Confraternita della Misericordia, altri ancora da cooperative come la Cooperativa Albatros, il Consorzio Connecting People ecc.
Il meccanismo dell’appalto fa sì che la gestione venga assegnata agli enti che chiedono meno denaro, anche se ciò non significa miglior gestione. Come hanno fatto rivelato diversi rapporti stilati da Amnesty International e Medici senza Frontiere, nei CPT sono state numerosissime le irregolarità amministrative, strutturali e gestionali che hanno comportato numerose violazioni dei più elementari diritti umani (mancanza di informazioni legali, cibo scadente, violenze, mancata assistenza medica, provocazioni, abuso di psicofarmaci, mancato rispetto delle culture\religioni, mancato rispetto della legalità (trattenimento di minori, donne incinte, persone con permesso di soggiorno in regola, mancata informazione legale o deliberata disinformazione ecc.)ecc.. Più volte, organizzazioni varie e attivisti antirazzisti hanno denunciato numerosi casi di violenza ad opera delle forze dell’ordine, spesso protetti o non denunciati dagli stessi enti gestori ([1], [2], [3]), determinando la chiusura del CPT di San Foca ([4]), quello di Agrigento e il CdI di Otranto.
Gli enti gestori devono garantire l’amministrazione (registrazione ospiti e visitatori, relazioni al Ministero, custodia ed effetti personali…) e un’assistenza generica (mediazione culturale e linguistica, rapporti con le istituzioni, assistenza sociale e psicologica ecc.). Ma poiché è difficile, se non impossibile - per le ONG, politici, antirazzisti, giornalisti ecc.- poter entrare all’interno dei CPT e verificare il rispetto di queste norme, risulta chiaro che frequentemente questi servizi sono carenti o del tutto assenti, contribuendo a gettare più di un’ombra oscura sulle cosiddette democrazie occidentali.
Il ruolo della Croce Rossa Italiana
La CRI italiana gestisce molti CPT\CIE: il guadagno che ne sovviene all’organizzazione “umanitaria” [7], la complicità nella detenzione di individui che nulla hanno fatto, se non al limite aver compiuto un reato amministrativo, la complicità con le forze di polizia, l’abuso di psicofarmaci come mezzi di contenzione dei migranti più “caldi” [8] [9], mettono fortemente in dubbio l'"umanitarietà" delle loro azioni, svelando l'intima complicità con le istituzioni.
Vedi anche: Dossier sulla CRI
Un collage di testimonianze audio di alcuni reclusi in diversi lager italiani riguardo al ruolo della Croce Rossa italiana all'interno dei Centri di identificazione ed Espulsione per stranieri senza documenti. Una presentazione su Macerie
TRAPANI - PRESIDIO AL VULPITTA
Il coordinamento per la Pace e gli anarchici del FAI svolgono un presidio davanti al CIE (ex-CPT) del Vulpitta il 28 dicembre 2008, nono anniversario della strage, per chiederne la chiusura. Gli immigrati da dietro le sbarre denunciano le loro condizioni.
Bologna: Corteo NO CPT scontri con la polizia
Corteo a Bologna contro i CPT. I manifestanti vengono a contatto con la polizia che blocca il passaggio verso il CPT. Parte una dura carica.
Milano: pestaggio e sciopero al CPT di via Corelli
5 aprile 2009 Da Radiocane.
Intorno alle 22,30 di oggi i detenuti del lager di via Corelli a Milano si sono ribellati alle condizioni di vita e alle terribili privazioni a cui sono forzatamente sottoposti salendo in massa sui tetti dei gabbiotti nei quali sono rinchiusi.
In diretta, mentre un testimone denuncia i continui pestaggi e i soprusi delle guardie che avvengono quotidianamente all'interno del lager e le condizioni di vita, la polizia picchia di nuovo senza nessun motivo i reclusi con bastoni e fucili ferendo alcune persone.
Ascoltate, ascoltate bene.
Poi date retta ai vostri nervi, al vostro cuore e alla vostra voglia di libertà.
articolo tratto da Macerie
Cpt di corso Brunelleschi a Torino
L’appello video trasmesso clandestinamente da dentro il Cpt di corso Brunelleschi a Torino e caricato su Youtube è stato visto da oltre 1200 persone in tre giorni. Da Macerie
REPORTAGE DAL CIE DI TORINO
Viaggio tra i migranti che attendono di conoscere il loro destino
Per la prima volta in un film, la voce diretta dei migranti africani sui crimini della polizia libica. Un film di R. Biadene, A. Segre e D. Yimer. Una produzione Asinitas Onlus in collaborazione con ZaLab. Anteprima al Milano Film Festival il 16 settembre 2008 e a Roma il 23 settembre.“Come un uomo sulla terra” è un viaggio di dolore e dignità, attraverso il quale Dagmawi Yimer riesce a dare voce alla memoria quasi impossibile di sofferenze umane, rispetto alle quali l’Italia e l’Europa hanno responsabilità che non possono rimanere ancora a lungo nascoste.
Voci correlate
- Legge Martelli
- Legge Turco-Napolitano
- Legge Bossi-Fini
- Diritto di asilo
- Carcere
- Razzismo
- Discriminazione
- CPT sia campo di concentramento
-
- Trieste - Una legge contro i cpt
- Cpt, Amnesty: «Violati i diritti dei rifugiati»
- L’arresto di don Cesare Lodeserto riapre sui Cpt
- Basta Guantanamo
- Le chiavi della Croce Rossa
- Bologna -2003 Indagati poliziotti e Croce Rossa
- Manifestazione contro i Cpt
- Raid razzista a Guidonia
- Una storia dal centro di detenzione di Roma
- Articolo riguardante i cpt su l'espresso
Collegamenti esterni
- Mare Nostrum, film documentario sugli effetti della Bossi-Fini
- Come un uomo sullaTerra (Film Documento)
- Dossier sul CPT di Bologna
- Notizie varie sui CPT
- Drammatica testimonianza audio dal CPT di via Corelli
- Articoli sui CPT
- Il ruolo della Croce Rossa Italiana
- Bibliografia
- Mappa sedi CDA_CARA
- Mappa CIE
- Progetto Melting pot Europa
- Fortress Europa
- Terre Libere
- MigraEurop
- Cestim (documenti sulle migrazioni)
- Archivio immigrazione
- D.L. 92/2008
- L. 125/08
- Rapporto di MSF
- Dossier sui CPT
- Mappa CPT in Europa
- Centri di detenzione in Francia
- Centri di detenzione nel Regno Unito
- Centri di detenzione in Australia
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