Giro di vite contro gli attivisti per i diritti umani in Palestina |
Dalla scorsa estate Israele ha intensificato una campagna repressiva mirata contro gli attivisti per i diritti umani palestinesi e i leader delle comunità locali che si battono contro la costruzione del muro e degli insediamenti illegali. Negli ultimi mesi ciò ha portato all'arresto e alla carcerazione in regime amministrativo (senza accuse specifiche) di tre membri di Stop The Wall, tra cui Jamal Jumà [video intervista], il coordinatore delle campagne promosse dall'associazione. La sera del 15 dicembre Jamal aveva ricevuto una convocazione al checkpoint di Qalandia per un interrogatorio che si sarebbe tenuto alle 24 della stessa notte. Due ore e mezza dopo veniva arrestato, la sua abitazione veniva messa a soqquadro dai soldati israeliani davanti alla moglie e ai figli, che assistevano impotenti. Jamal è detenuto in isolamento, privato del diritto di incontrare il proprio avvocato e sottoposto a interrogatorio senza che nessuno vi possa assistere, esposto ad eventuali abusi non verificabili. Il suo caso viene assegnato al tribunale militare, anziché a una corte civile, in modo da prolungare notevolmente la discrezionalità del periodo detentivo,i termini per il processo e la privazione di diritti civili. In precedenza era toccato a Mohammad Othman, arrestato il 22/09/2009 al ritorno da un tour di conferenze in Norvegia, e ad Abdallah Abu Rahma,insegnante e coordinatore della Commissione Popolare di Bil'in sequestrato in un raid all'aba del 10 dicembre. Questi provvedimenti palesano la crescente insofferenza di Israele alle battaglie legali e alle campagne di boicottaggio. Quest’ultima forma di protesta ha ottenuto, recentemente, una forte adesione internazionale che ha portato associazioni, istituzioni e confederazioni sindacali ad aderire al sanzionamento dell'economia di guerra israeliana e delle aziende che con essa fanno affari Poco prima dell'arresto, Jamal stava lavorando per spingere le rappresentanze dell'Unione Europea a impegnarsi maggiormente nella tutela degli attivisti, seguendo regolarmente i processi a loro carico e sollevando i casi specifici degli abusi detentivi nel dialogo politico tra l'U.E. e Israele. Sale intanto la tensione al Cairo dove centinaia di attivisti internazionali (tra i quali anche la delegazione italiana) in viaggio verso Gaza per partecipare alla Gaza Freedom March, stanno incontrando l'ostilità governo egiziano, intenzionato a vietare loro l'accesso alla Striscia attraverso il valico di Rafah. [Palestina] Intervista a Jamal Jumà :il muro dell'Apartheid.Intervista a Jamal Jumà , coordinatore delle campagne di Stop The Wall , raccolta l'11 settembre 2007 a Ramallah. Jamal spiega lucidamente il progetto politico sotteso dal muro, la lotta demografica per dare alla Palestina una chiara matrice ebraica e le modalità con cui Israele sottrae terre ai palestinesi per impiantarvi colonie. [29/12/09] Jamal è¨ stato arrestato il 15 dicembre dall'esercito israeliano,ad oggi imprigionato in isolamento in regime di detenzione amministrativa (ovvero senza prove o specifiche accuse a suo carico). Nelle ultime settimane stava lavorando per spingere le rappresentanze dell'Unione Europea a impegnarsi maggiormente nella tutela degli attivisti, seguendo regolarmente i processi a loro carico e sollevando i casi specifici degli abusi detentivi nel dialogo politico tra l'U.E. e Israele.FreeJamal Chi è Jama Jumal Jumà? Verso la mezzanotte del 15 dicembre, i servizi di sicurezza israeliani hanno convocato Jamal Juma’ per un interrogatorio. Qualche ora più tardi, lo hanno ricondotto a casa sua. Una volta a casa, Jamal Juma’ è stato ammanettato, mentre i soldati hanno perquisito la casa per due ore, mentre la moglie e i tre figli piccoli stavano a guardare impotenti. Al momento di andarsene, i soldati hanno detto alla moglie che avrebbe potuto rivedere il marito solo attraverso uno scambio di prigionieri. Jamal Juma’ è stato quindi portato via e arrestato, col divieto di incontrare un avvocato o di ricevere familiari, senza che gli fosse fornita alcuna spiegazione per il suo arresto. Jamal ha 47 anni, è nato a Gerusalemme e ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani palestinesi. L’obiettivo principale del suo lavoro è volto alla responsabilizzazione delle comunità locali perché reclamino i loro diritti umani di fronte alle violazioni dell’occupazione. E’ membro fondatore di diverse ONG palestinesi e reti della società civile e coordina la Campagna palestinese contro il Muro dell’Apartheid fin dal 2002. Il suo ruolo è riconosciuto a livello internazionale, è stato più volte invitato a presentare all’estero il dramma rappresentato dal Muro ed è intervenuto anche presso le Nazioni Unite. I suoi articoli e le sue interviste sono ampiamente pubblicate e diffuse e la sua opera è stata tradotta in diverse lingue. Essendo un personaggio di grande visibilità, Juma ‘non ha mai tentato di nascondere o mascherare le sue attività. Quello di Jamal Juma’ rappresenta l’arresto di più alto profilo all’interno di una crescente campagna di repressione tesa a colpire la base diella mobilitazione contro il Muro e le colonie. Inizialmente sono stati arrestati attivisti locali dei villaggi colpiti dal Muro, ma recentemente le autorità israeliane hanno cominciato a spostare la loro attenzione sui difensori dei diritti umani di fama internazionale, come Mohammad Othman e Abdallah Abu Rahmeh. Mohammad, un altro membro della campagna Stop the Wall, è stato arrestato quasi tre mesi fa, di ritorno da un giro di conferenze in Norvegia. Dopo due mesi di interrogatori, le autorità israeliane non essendo in grado di formulare accuse specifiche contro Mohammad, hanno emesso un ordine di detenzione amministrativa in modo da impedire la sua liberazione. Abdallah Abu Rahma, una figura di spicco nella lotta non violenta contro il Muro a Bil’in, è stato prelevato dalla sua abitazione da soldati a volto coperto nel bel mezzo della notte, e dopo una settimana è seguito l’arresto di JamalJuma’. Con questi arresti, Israele mira a indebolire la società civile palestinese e la sua influenza sulle decisioni politiche a livello nazionale e internazionale. Questo processo criminalizza chiaramente il lavoro dei difensori dei diritti umani palestinesi e palestinesi, la disobbedienza civile. E’ fondamentale che la comunità internazionale si mobiliti contro i tentativi di Israele di criminalizzare chi lotta contro il Muro. La politica israeliana mettendo nel mirino le organizzazioni che pretendono che vengano riconosciute le responsabilità dello stato ebraico, intende sfidare le decisioni dei governi e degli organismi internazionali, come la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), che denunciano le violazioni israeliane del diritto internazionale. Una sfida che non deve vincere 17/12/2009 Gerusalemme Questo Venerdì circa 400 manifestanti hanno partecipato a una marcia partita dal centro di Gerusalemme, verso la nieghborhood di Sheikh Jarrah nella parte est di Gerusalemme. La polizia non ha concesso un permesso per il corteo dei partecipanti e di conseguenza ha deciso di dividere in gruppi più piccoli e raggruppare all'ingresso della nieghrbohood. Anche se la manifestazione è stata (come al solito) non-violenta, venti manifestanti sono stati arrestati e detenuti per 24 ore. seguito degli arresti e dopo che la polizia ha violentemente disperso la manifestazione, i coloni locali arrivati nel quartiere hanno provocato i residenti palestinesi. Due palestinesi sono stati arrestati. La notte seguente, 200 persone hanno convocato una manifestazione di solidarietà per venti arrestati . Gli arrestati sono stati poi rilasciati su cauzione e la condizione che non partecipano a eventuali dimostrazioni. Otto sono stati incriminati. A Bil'in, la manifestazione organizzata dal Comitato Popolare contro il Muro è stata raggiunta da decine di dirigenti, iscritti e simpatizzanti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Come ogni Venerdì un certo numero di attivisti per la pace internazionale e di Israele e persone provenienti da Bil'in e dei villaggi vicini hanno preso parte alla demo. Dopo la preghiera del Venerdì, un gruppo allegro e umido di manifestanti portavano striscioni che condannano l'occupazione israeliana e dei suoi metodi repressivi, mentre hanno marciato verso il muro costruito su terreni Bili'n. Slogan e discorsi chiamato per l'unità nazionale e ha ricordato i principi del palestinese. Quando i manifestanti si avvicinano al muro l'esercito israeliano ha sparato bombe sonore e gas lacrimogeni e dopo un po 'un soldato anche sparato alcuni proiettili di gomma-metallo rivestito. La manifestazione è stata seguita da una invasione notturna effettuata da cinque jeep militari pieni di soldati e ufficiali di polizia di immigrazione. Le forze armate delle Forze di Difesa israeliane sono entrate nel villaggio di Bi'lin per il primo raid notturno in più di 1 mese. Circa 30 soldati di livello internazionale e dei media casa che illustra con chiarezza la determinazione di Israele di chiudere la copertura sul loro occupazione e di apartheid. Dopo aver trascinato tutto internazionali fuori dalle loro case e sotto la pioggia la notte hanno controllato i loro passaporti e perquisito la casa per la voce. Nulla è stato trovato e nulla è stato confiscato. Two houses raided in Bilin 19.12.2009 by Haitham al Ktib VideoManifestazioni di apertura del nuovo decennio El Ma'asara weekly demo - 1-1-10In Maasara, la manifestazione segna il 45 ° anniversario del movimentonto Fatah. La partecipazione di manifestanti provenienti dai villaggi vicini e le città, hanno aderito israeliane e sostenitori internazionali. La marcia dal centro del villaggio al muro ha contato circa 300 partecipanti. L'esercito, nella sua solita maniera, ha bloccato la manifestazione all'ingresso di Umm al-Salamuna. Per un'ora sono stati scanditi slogan, effettuato interventi - promettendo di continuare la lotta, nonostante le minacce telefoniche recentemente ricevute dagli organizzatori. manifestazione contro l'annessione delle terre del villaggio Una settimana di azione contro l'assedio di Gaza
Più di un migliaio di cittadini palestinesi e israeliani ebrei provenienti da tutto il paese hanno partecipato a una manifestazione Giovedi al checkpoint di Erez, al confine di Gaza. La manifestazione, organizzata dal comitato di alto dei palestinesi israeliani e si è iscritto dalla Coalizione contro l'assedio, faceva parte della settimana internazionale di azione contro l'assedio, segnando un anno per l'attacco israeliano su Gaza, ed è stato coordinato con una dimostrazione simile su l'altro lato del muro . I manifestanti, circondati dalle forze massiccie dell'esercito israeliano e la polizia, hanno cantato slogan contro l'assedio e discorsi sentiti da alcuni deputati israeliani della Knesset . Gaza Strip 31-12-09 - International demonstration from both sides of the barrier
Aggiornamenti sugli arresti: Aggiornamenti su AATW 8 gennaio 2009 Amnesty International ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede che le autorità israeliane rilascino immediatamente, o sottopongano a un giusto processo, tre attivisti dei diritti umani palestinesi che sono detenuti in Israele in seguito alle loro proteste contro la costruzione del muro della West Bank. In una lettera inviata a Ehud Barak, primo ministro israeliano, Amnesty International ha espresso la preoccupazione che Jamal Juma', Abdallah Abu Rahma and Mohammed Othman siano detenuti per aver legittimamente espresso la propria opposizione contro il muro. Per aderire all'appello di Amnesty international vai qui. Films documentario Diario da Gaza Free Palestine-Palestine Libere Stop al Genocidio Pianificato in Palestina STEFANO SAVONA: "DENTRO IL LAGER DI GAZA" "Piombo fuso", premio speciale in Cineasti del Presente a Locarno The shoot an elephant IL TEAM DI "SPARARE A UN ELEFANTE" CHIEDE UNA PROIEZIONE GLOBALE-GIORNATA DELL´URLO GLOBALE PER GAZA IL 18 GENNAIO 2010 Il 18 gennaio 2010 è il primo anniversario della fine dei bombardamenti da parte di Israele della Striscia di Gaza, un attacco che ha avuto inizio il 27 dicembre 2008, ed è durato fino al 18 gennaio 2009, e in cui 1.412 palestinesi hanno perso la vita. Il documentario “To Shoot An Elephant” (TSAE) è testimone oculare dall'interno della Striscia di Gaza di quanto è avvenuto in quei giorni. Questo racconto diretto e privilegiato diventa uno strumento con cui possiamo affrontare la propaganda israeliana su ciò che realmente è successo lì e il silenzio della comunità internazionale.Per il suo valore come testimonianza della popolazione civile, TSAE è diventato un resoconto legittimo che racconta ciò che è realmente accaduto lì. È un'immagine insostituibile di ciò che i mass media cercano di nascondere, una colonna sonora eccezionale da ascoltare per chi vive sotto il controllo sionista... Frammenti di realtà, che mostrano come è la vita dentro una “guerra” da cui non vi è alcuna possibilità di fuga.Scarica VideoFileTorrent per bloccare il convoglio umanitario. Numerosi i feriti. Il video degli scontri. Links di riferimento: |
sabato 9 gennaio 2010
Free Palestine-Palestine libere
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