Storia
L'anarco-femminismo è stato ispirato agli inizi del 20esimo secolo dal pensiero di autrici e teoriche come la femminista ‘ante-litteram’ Emma Goldman e l'anarchico Voltairine de Cleyre. La stessa Mary Wollstonecraft ha avuto un punto di vista ‘proto-anarchico’ e William Godwin, suo marito, spesso è considerato un precursore importante dell'anarco-femminismo. Nella guerra civile spagnola, un gruppo anarco-femminista chiamato Mujeres Libres (“donne libere„) difendeva le posizioni sia anarchiche che femministe.
Le/gli anarco-femministe/i criticano i punti di vista di molti dei teorici tradizionali dell'anarchia come Pierre-Joseph Proudhon o Mikhail Bakunin, perché essi vedevano il patriarcato come problema secondario in quanto interno al capitalismo e che quindi sarebbe sparito con esso. Alcuni persino sostenevano il patriarcato: Proudhon, ad esempio, individuava nella famiglia l'unità fondamentale della società e della sua moralità e pensava che le donne dovessero assumersi la responsabilità del loro ruolo nella famiglia tradizionale.
Un aspetto importante dell'anarco-femminismo è l'opposizione ai concetti tradizionali dei ruoli della famiglia, di formazione e di genere. L'istituzione del matrimonio è una delle maggiormente criticate, non solo dalle anarco-femministe ma anche dalle anarchiche generalmente. De Cleyre ha sostenuto che il matrimonio ha soffocato l'evoluzione individuale e la Goldman ha sostenuto che esso condanna le donne per “tutta la vita alla dipendenza, al parassitismo, per completa inservibilità di sé stesse se non come individuo in funzione del sociale. Le anarco-femministe inoltre hanno lottato a favore della famiglia non-gerarchica e delle strutture educative e hanno avuto un importante ruolo nella creazione della scuola moderna a New York City, basata sulle idee di Francisco Ferrer y Guardia. Un gruppo anarco-femminista contemporaneo sono il movimento sociale di donne "Mujeres Creando" in Bolivia.
Il ruolo degli uomini nello sviluppo del femminismo
Ci sono studiosi maschi che hanno contribuito non poco allo sviluppo delle tematiche femministe. Un esempio è Ashley Montagu che in “La naturale superiorità della donna”, e in molti altri lavori, denuncia il patriarcato e la misoginia imperante:
Si comincia a comprendere come mai parto e mestruo da fenomeni naturali siano stati trasformati in un handicap, anzi in vere malattie. L'invidia che [gli uomini...] provano per le facoltà fisiologiche della donna li fa sentire deboli e ad essa inferiori... L'unico modo per difendersi dalle donne e, nello stesso tempo, per punirle, è quello di svalutare le loro capacità trasformando le prerogative femminili in stati di inferiorità. Ecco come si svolge tale processo: la superiorità fisiologica va prima portata a uno stato d'inferiorità sociale, che viene poi convertita in inferiorità biologica. A questo punto, come dubitare dell'inferiorità biologica e sociale della donna?
Un altro è Fritjof Capra, che, soprattutto in “Il punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente” riconosce l’assoluta importanza del femminismo nel tentativo di edificare una società pacifica ed egualitaria.
Altri uomini che in un modo o nell'altro operano in tal senso sono: Carl Degler, P.Steven Sangren, Lester Kirkendall e Randolph Trumbach.
Correnti principali del femminismo
Femminismo radicale
Il femminismo radicale è una corrente del femminismo, sostenente l’idea che la ragione delle disuguaglianze (razzismo, sessismo, specismo, discriminazioni di varia natura ecc.) esistenti nelle società attuale (ma anche in quelle passate) ha origine nel patriarcato.
Le femministe vedono il seme della discriminazione nella sfera della riproduzione sessuale, nella differenza biologica, che viene trasformata in quella differenza di ruoli e in quella differenza sociale che relega la donna in condizioni di subordinazione. È Simone de Beauvoir ad aprire la strada a questa intuizione:
“Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell’uomo; è l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna.”
Tale pensiero si differenzia in varie correnti a seconda della risposta che le femministe intendono dare alle pratiche del dominio. Mentre alcune sostengono la necessità di "instaurare un matriarcato in opposizione al patriarcato", altre preferiscono ricercare la formazione di comunità senza distinzioni riguardo al genere sessuale d’appartenenza; allo stesso tempo molte femministe sono concordi nel ritenere che non tutti i maschi partecipano ugualmente all’oppressione femminile, né che tutte le donne sono ugualmente oppresse.
Esse inoltre riconoscono che la società occidentale permette alla moglie un relativo esercizio del potere, quantunque si rischi in questo modo semplicemente di sostituire un dominatore con un altro, un potere con un altro.
Beatriz Preciado "Donne ai margini"
Beatriz Preciado, "Donne ai margini"
Mentre la retorica della violenza di genere si diffonde nei mezzi di comunicazione invitandoci a continuare a immaginare il femminismo come un discorso politico articolato intorno alla opposizione dialettica tra gli uomini (dal lato della dominazione) e le donne (dal lato delle vittime), il femminismo contemporaneo, senza dubbio uno dei territori teorici e pratici che ha subito un'enorme trasformazione e critica riflessiva dagli anni Settanta, insiste nell'inventare immaginari politici e nel creare strategie di azione che mettono in questione ciò che sembra più ovvio: che il soggetto politico del femminismo siano le donne. Vale a dire, le donne intese come una realtà biologica predefinita, ma, soprattutto, le donne come devono essere, bianche, eterosessuali, sottomesse e di classe media. Emergono in questa ricerca nuovi femminismi di moltitudini, femminismi per i mostri, progetti di trasformazione collettiva per il secolo XXI.
Questi femminismi dissidenti si rendono visibili a partire dagli anni Ottanta quando, in successive ondate critiche, i soggetti esclusi dal femminismo benpensante cominciano a criticare i processi di purificazione e la repressione dei loro progetti rivoluzionari che hanno portato a un femminismo grigio, normativo e puritano che vede nelle differenze culturali, sessuali o politiche delle minacce al proprio ideale eterosessuale ed eurocentrico di donna. Si tratta di ciò che potremmo chiamare con la lucida espressione di Virginie Despentes il risveglio critico del "proletariato del femminismo", i cui cattivi soggetti sono le puttane, le lesbiche, le violentate, le maschiacce, le e i transessuali, le donne che non sono bianche, le musulmane... in fondo, quasi tutte noi.
Questa trasformazione del femminismo sarà completata attraverso successivi decentramenti del soggetto donna che in modo trasversale e simultaneo rimetteranno in questione il carattere naturale e universale della condizione femminile. Il primo di questi spostamenti verrà da parte delle teorie gay e lesbiche, come quelle di Michel Foucault, Monique Wittig, Michael Warner o Adrienne Rich, che definiranno l'eterosessualità come un regime politico e un dispositivo di controllo che produce la differenza tra uomini e donne, e trasforma la resistenza alla normalizzazione in patologia. Judith Butler e Judith Halberstam insisteranno nei processi di significazione culturale e di stilizzazione del corpo attraverso i quali si normalizzano le differenze tra i generi, mentre Donna Haraway e Anne Fausto-Sterling metteranno in questione l'esistenza di due sessi come realtà biologiche indipendentemente dai processi tecnico-scientifici di costruzione della rappresentazione. Per un altro verso, insieme ai processi di emancipazione dei neri negli Stati Uniti e di decolonizzazione del cosiddetto Terzo Mondo, si alzeranno le voci di critica nei confronti dei presupposti razzisti del femminismo bianco e coloniale. Per mano di Angela Davis, Bell Hooks, Gloria Anzaldúa o Gayatri Spivak saranno visibili i progetti del femminismo nero, postcoloniale, musulmano o della diaspora, che costringerà a ripensare il genere nella sua relazione costitutiva con le differenze geopolitiche di razza, di classe, di emigrazione e di traffico di esseri umani.
Una delle svolte più produttive nascerà proprio da quegli ambiti che fino adesso erano stati considerati come bassifondi della vittimizzazione femminile e dai quali il femminismo non si aspettava né voleva aspettarsi un discorso critico. Si tratta delle lavoratrici sessuali, le attrici porno e gli antagonisti sessuali. Buona parte di questo movimento si struttura a livello discorsivo e politico intorno ai dibattiti del femminismo contro la pornografia che comincia negli Stati Uniti negli anni Ottanta e che è noto con la denominazione di "guerre femministe del sesso". Catharine Mackinnon e Andrea Dworkin, portavoci di un femminismo antisessuale, utilizzano la pornografia come modello per spiegare l'oppressione politica e sessuale delle donne. Usando lo slogan di Robin Morgan "la pornografia è la teoria, la violenza sessuale la pratica", condannano la rappresentazione della sessualità femminile portata avanti dai mezzi di comunicazione come una forma di promozione della violenza di genere, della sottomissione sessuale e politica delle donne e chiedono l'abolizione totale della pornografia e della prostituzione. Nel 1981, Ellen Willis, una delle pioniere della critica femminista rock negli Stati Uniti, sarà la prima a intervenire in questo dibattito per criticare la complicità di questo femminismo abolizionista con le strutture patriarcali che reprimono e controllano il corpo delle donne nella società eterosessuale. Per Willis, le femministe abolizioniste restituiscono allo Stato il potere di regolare la rappresentazione della sessualità, concedendo un doppio potere a una istituzione ancestrale di origine patriarcale. I risultati perversi del movimento contro la pornografia si sono visti in Canada, dove con l'applicazione delle misure di controllo sulla rappresentazione della sessualità secondo criteri femministi, le prime pellicole e pubblicazioni censurate sono state quelle provenienti dalle minoranze sessuali, in particolare le rappresentazioni lesbiche (per la presenza di dildo) e le lesbiche sadomasochiste (considerate offensive per le donne dalla commissione statale ), mentre le rappresentazioni stereotipate della donna nel porno eterosessuale non sono state censurate.
Di fronte a questo femminismo di Stato il movimento post-porno afferma che lo Stato non può proteggerci dalla pornografia, prima di tutto perché la decodifica della rappresentazione è sempre un lavoro semiotico aperto dal quale non bisogna astenersi, bensì va affrontato con la riflessione, il discorso critico e l'azione politica. Willis sarà la prima a definire femminismo "pro-sessuale" questo movimento politico-sessuale che fa del corpo e del piacere delle donne piattaforme politiche di resistenza al controllo e alla normalizzazione della sessualità. Parallelamente, la prostituta californiana Scarlot Harlot utilizzerà per la prima volta l'espressione "lavoro sessuale" per intendere la prostituzione, rivendicando la professionalizzazione e l'uguaglianza di diritti delle puttane nel mercato del lavoro. Ben presto, a Willis e Harlot si uniranno le prostitute di San Francisco (riunite nel movimento COYOTE, creato dalla prostituta Margo Saint James), di New York (PONY, Prostitute di New York, dove lavora Annie Sprinkle), così come del gruppo attivista di lotta contro l'Aids ACT UP, ma anche le attiviste radicali lesbiche e praticanti sadomasochiste (Lesbian Avengers, SAMOIS...). In Spagna e Francia, a partire dagli anni Novanta, i movimenti delle lavoratrici sessuali Hetaria (Madrid), Cabiria (Lyon) e LICIT (Barcellona), d'accordo con attiviste come Cristina Garaizabal, Empar Pineda, Dolores Juliano o Raquel Osborne formeranno un blocco europeo per la difesa dei diritti delle lavoratrici sessuali. In termini di dissidenza sessuale, il nostro equivalente locale [spagnolo], effimero ma di grande impatto, sono state le lesbiche del movimento LSD con base a Madrid, che pubblicano durante gli anni '90 una rivista dello stesso nome in cui compaiono. per la prima volta, rappresentazioni di porno-lesbismo (non di due eterosessuali che tirano fuori la lingua per eccitare i machitos, ma di autentici bollos del quartiere Lavapiés). Tra i continuatori di questo movimento in Spagna si possono citare gruppi artistici e politici come Las Orgia (Valencia) o Corpus Deleicti (Barcellona), così come i gruppi transessuali e transgenere di Andalusia, Madrid o Catalogna.
Siamo qui di fronte a un femminismo ludico e riflessivo chesi sottrae all'ambito accademico per incontrare nella produzione audiovisiva, letteraria o performativa i propri spazi di azione. Attraverso i film della pornofemminista kitsch Annie Sprinkle, le docufictions di Monika Treut, la letteratura di Virginie Despentes o Dorothy Allison, i comics lesbici di Alison Bechdel, le fotografie di Del La-Grace Volcano o di Kael TBlock, i concerti selvaggi del gruppo punk lesbico Tribe8, le predicazioni neogotiche di Lydia Lunch, o i porno transgenere di fantascienza di Shue-Lea Cheang si crea un'estetica femminista post-porno caratterizzata da un traffico di segni e di artefatti culturali e dalla risignificazione critica dei codici normativi che il femminismo tradizionale considerava come impropri per la femminilità. Alcuni dei riferimenti di questo discorso estetico e politico sono i film dell'orrore, la letteratura gotica, i dildo, i vampiri e i mostri, le pellicole porno, i manga, le dee pagane, i cyborg, la musica punk, le performance nello spazio pubblico come strumento di intervento politico, il sesso con le macchine, le icone anarco-femministe come le Riot Girls o la cantante Peaches, le parodie lesbiche ultrasessuali della mascolinità come le versioni drag king di Scarface o gli idoli transessuali come Brandon Teena o Hans Scheirl, il sesso crudo e il genere cucinato.
Questo nuovo femminismo post-porno, punk, e transculturale ci insegna che la migliore protezione contro la violenza di genere non è la proibizione della prostituzione ma la presa del potere economico e politico delle donne e delle minoranze emigranti. Allo stesso modo, il miglior antidoto contro la pornografia dominante non è la censura, ma la produzione di rappresentazioni alternative della sessualità, fatte da prospettive divergenti dallo sguardo normativo. Così, l'obiettivo di questi progetti femministi non sarebbe tanto di liberare le donne o raggiungere la parità giuridica, bensì di smantellare i dispositivi politici che producono le differenze di classe, di razza, di genere e di sessualità, facendo così del femminismo una piattaforma artistica e politica di invenzione di un futuro comune.
(Da El País, 13 gennaio 2007; traduzione di Paola Di Cori)
Link al testo spagnolo online
Beatriz Preciado è ricercatrice presso l'università di Princeton e docente di Teoria del genere e Storia politica del corpo presso l'università di Paris 8. Il suo libro Manifesto contra-sessuale è pubblicato in italiano da Il Dito e la Luna, Milano.
Bibliografia
* Martha A. Ackelsberg, Mujeres Libres, L'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, ed. Zero in condotta, Milano, 2005, pp. 328 + 16 di foto.
* Emma Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, La Salamandra, Milano 1976.
* Emma Goldman, Amore, emancipazione. Tre saggi sulla questione della donna, Ipazia n° 1, Ragusa 1977.
karen nel ruolo di Nadine, la «giustiziera della fallocrazia putrida»
Cast: Nancy Fish, Kyle Secor, Elizabeth Lawrence, Tony Abatemarco,
Kevin Anderson, Patrick Bergin, Bonnie Cook, Marita Geraghty,
Graham Harrington, Claudette Nevins
Regia: Joseph Ruben
Sceneggiatura: Ronald Bass
Genere: Thriller
Sposatasi giovanissima, dopo tre anni e sette mesi Laura Burney continua a vivere malissimo. Il marito Martin è uno psicopatico e a suo dire non si lasceranno mai, vivendo nella splendida e isolata villa sulla spiaggia. Martin alterna ricchi doni e gelosie infondate, botte autentiche e brutalità.
*Pomodori verdi fritti (alla fermata del treno)
Regia: Jon Avnet.
Cast: Mary Stuart Masterson, Jessica Tandy, Kathy Bates, Mary-
Louise Parker.
Genere: Commedia
Nazionalità: USA
Anno: 1991
In un ospizio l'anziana signora Ninny riaccende la voglia di vivere di Evelyn, una casalinga sovrappeso e frustrata dall'indifferenza del marito, raccontandole, a puntate, una storia di molti anni prima. La storia di amicizia di due giovani donne anticonformiste, Idgie e Ruth, che nel cuore del sud degli Stati Uniti degli anni Trenta, ebbero il coraggio di ribellarsi alla prepotenza maschile e al razzismo dilagante
* Ti do i miei occhi (Te doy mis ojos)
Regia: Icíar Bollaín.
Cast: Luis Tosar, Laia Marull, Candela Peña, Rosa María Sardá.
Genere: Drammatico
Nazionalità: Spagna
Anno: 2003
Scritto con Alicia Luna, il 3° lungometraggio dell'attrice madrilena I. Bollaín affronta il tema della violenza domestica sulle donne, riuscendo a subordinare i suoi espliciti intenti didattici alla complessità di un dolorante rapporto umano, a un ammirevole scavo psicologico dei personaggi. 7 premi Goya, gli Oscar spagnoli, e la Concha de Plata del Festival di San Sebastian ai due interpreti principali.
* Una su tre
Genere: Documentario
Il documentario è reperibile al link:
Una su tre (trailer)
* Il segreto di Esma (Grbavica)
Regia:Jasmila Zbanic.
Cast: Mirjana Karanovic, Luna Mijovic, Leon Lucev.
Genere: Drammatico
Nazionalità: Bosnia-Herzegovina
Anno: 2006
Sarajevo, anno 2006. Le dolorose ferite della lunga guerra jugoslava, degli assedi serbo-bosniaci sono ancora tangibili e visibili, nel tessuto urbano e nell’animo delle persone. Esma, bosniaca, lavora come cameriera in un fumoso e losco club; vive con l’adolescente, irrequieta, adorata e irrispettosa figlia Sara. Chi sia il padre di Sara è l’angoscioso e torturante segreto di Esma. Quando alla fine la donna riuscirà a rivelarlo alla figlia, e a parlarne lei stessa, sul volto di entrambe sboccerà una nuova serenità e una complicità d’amore totale. Lungometraggio d’esordio della documentarista bosniaca Jasmila Zbanic, il film è infatti una pellicola tutta al femminile, nella sensibilità, nello sguardo attento al cuore, alla gestualità, alle problematiche delle donne reduci da quella guerra che ne ha inesorabilmente determinato il percorso di vita: ed è proprio nell’unione, nella forza dell’amicizia, della complicità, dell’aiuto tra donne che il cammino verso la guarigione si rende obiettivo possibile. Il regista riesce bene a disegnare una situazione interiore drammatica, un grigio squallore architettonico, un dolore e una povertà diffusi in un’intera città. Un affresco totale che, sebbene abbia nella vicenda di Esma il suo centro focale, riesce anche a dipingere, con il giusto ritmo e lo spazio adeguato, i contorni che la delimitano: e così si vedono i nuovi ricchi malavitosi, le prostitute che arrivano per allietare i soldati ancora presenti, i palazzi ancora sigillati, i bambini che possono trovare pistole con cui giocare. Grande capacità della regista è l’alternanza di ritmo e montaggio, in un perfetto equilibrio tra quotidianità e scene dal forte impatto emotivo, in una saggia miscela tra interrogativi ancora aperti e capitoli che si riescono a chiudere.
* Oltre ogni limite
Regia: Robert Malcolm Young
Cast: Farrah Fawcett, James Russo, Diana Scarwid.
Genere: Drammatico
Nazionalità: USA
Anno: 1986
*Bordertown
Regia Gregory Nava
Cast A. Banderas (Alfonso Diaz) • J. Lopez (Lauren) • K. Del Castillo
(Elena Diaz) • J. Norman (Senatore Rawlings) • M. Sheen (George
Morgan) • I. Alvarez (Domingo Zapata) • Z. Gutiérrez (Lourdes
Jimenez) • A. Zapata (amica di Lourdes) • M. Zapata (Eva Jimenez)
Genere Thriller
Nazione U.S.A.
Anno 2006
Le "maquilladoras" sono fabbriche a ciclo continuo in territorio messicano che impiegano prevalentemente operai di sesso femminile perché più adattabili a condizioni di lavoro difficili e meno organizzate Bordertown, scritto e diretto da Gregory Nava, si muove su un doppio binario. Da un lato cerca di portare di fronte all'opinione pubblica un problema autentico e scottante, quello dello sfruttamento e della violenza sulle donne, generalizzata al confine del Messico, d'altro Bordertown è anche un thriller, con tutto l'arsenale di sotterfugi e colpi di scena propri del genere. In questo caso si cerca di dimostrare come i delitti di cui si parla facciano parte di una cospirazione su scala internazionale, fino a mettere sotto accusa senatori degli Stati Uniti e persino il Nafta, il trattato del libero commercio tra Usa e Messico.
* Il Cerchio (Dayereh)
Regia:Jafar Panahi
Cast: Fereshteh Sadr Orafai, Fatemeh Naghavi, Nargess
Mamizadeh
Genere:Drammatico
Nazionalità: Iran
Anno:2000
Nelle strade di Teheran si incrociano le vite di donne con storie diverse ma dai destini comuni.
Si parla di oppressione politica e di maschile oppressione, che lì sono lo stesso; di chador e di aborto, di abbandono dei figli per impossibilità di crescerli e di sigarette vietate alle donne. Si parla di un regime maschile dove la complicità tra i maschi è fatta di arroganza e pavidità.
L’unica loro colpa è quella di essere donne in una società che le discrimina e le emargina dalla vita.
* Mai senza mia figlia (Not Without my Daughter)
Regia: Brian Gilbert
Cast: Alfred Molina, Sally Field, Sheila Rosenthal
Genere: Drammatico
Nazionalità: USA
Anno: 1991
Storia vera di Betty Mahoomody che nel 1984 viveva in Michigan con suo marito, un medico iraniano, e la sua bambina. L'uomo perde il lavoro e conduce la famiglia a Teheran. L'impatto di Betty con quella civiltà (dove le donne contano meno di nulla) è quanto meno traumatico. Il marito annuncia che la famiglia rimarrà in Iran per sempre. Betty è disperata, subisce persino violenze, si rivolge al consolato americano per potersene andare. Niente da fare. Allora organizza, fra mille difficoltà, un piano di fuga, che le riesce. Lei e la figlioletta rivedono la sospirata America dopo due anni.
* Moolaadè
Regia: Sembene Ousmane
Cast: Fatoumata Coulibaly, Maimouna Helene Diarra,
Salimata Traore, Aminata Dao
Nazionalità: Senegal/Francia
Anno: 2004
In un piccolo villaggio africano, sei bambine scappano per non essere sottoposte al rito dell’escissione, ovvero la mutilazione dei genitali come “purificazione” e viatico per un futuro da sposa
* Nu Shu - Un linguaggio segreto delle donne in Cina
Regia: Yue-Qing Yang
Genere: Film/documentario
Nazionalità: Cina/Canada
Anno: 1999
Nella Cina feudale, le donne, sottoposte all'usanza della fasciatura forzata dei piedi ed alle quali era negato l'accesso all'istruzione, erano condannate all'isolamento sociale.
Con la descrizione delle usanze della lingua Nu Shu e del ruolo da essa svolto nella vita delle donne, affiora una cultura femminile simbolo di resistenza alla dominazione maschile. A queste testimonianze si aggiungono quelle delle donne delle minoranze Yao, nel sud della Cina, tra le quali l'utilizzo del Nu Shu simboleggiava anche l'opposizione alla cultura Han confuciana dominante.
* Viaggio a Kandahar
Regia: Mohsen Makhmalbaf
Cast: Niloufar Pazira, Hassan Tantai, Sadou Teymouri
Genere: Drammatico
Nazionalità: Francia/Iran
Anno: 2001
Delle protesi artificiali che scendono ondeggiando dal cielo attaccate a dei paracadute e, in controcampo, una massa di mutilati che arranca con le stampelle nel deserto per raggiungerle e impadronirsene. Questa è l'immagine che resta impressa sulla retina della memoria di un film che ha come tema primario la condizione delle donne in Afghanistan.
* Vivantes
Regia: Ould Khelifa
Nazionalità: Algeria
Anno: 2007
Stuprate, torturate, rinnegate dalle famiglie: e' la storia drammatica di un gruppo di donne algerine narrata nel film 'Vivantes'.
Sulla condizione della donna in India
* Fire
Regia: Deepa Mehta
Genere: Drammatico
Cast: Shabana Azmi, Nandita Das, Jaaved Jaferi.
Nazione: Canada / India
Anno: 1997
L'omosessualità femminile è ancora un tabù in India. Alla sua 3a regia, D. Mehta, da anni emigrata in Canada, l'affronta con un film sociologicamente attendibile, di sottile finezza psicologica e di un erotismo che è, insieme, casto, coinvolgente, audace. Un filo di ironia fa da filtro al programma ideologico femminista.
* Water
Regia: Deepa Mehta
Cast: Shakuntala Seema Biswas, Kulbhushan Kharbanda, Kalyani Lisa,
Ray Bhagavati, Waheeda Rehman
Genere: Drammatico
Nazione: Canada / India
Anno: 2005
Ambientata nel 1938, quando l'India era ancora una colonia e il Mahatma Gandhi stava iniziando la sua ascesa descrive la condizione delle donne vedove in India. Secondo un’antica tradizione religiosa, non soltanto è loro proibito di risposarsi, ma sono votate a una vita di mortificazione: riunite insieme in poveri ospizi (gli “ashram”), non hanno il diritto di parlare a meno che qualcuno non rivolga loro la parola; consumano un unico, frugale pasto al giorno; dormono sulla nuda terra; vivono di carità, e in alcuni casi, le più giovani e belle, nascostamente, di prostituzione.
* North Country - Storia di Josey
Regia: Niki Caro.
Cast: Charlize Theron, Frances McDormand, Elle Peterson,
Thomas Curtis, Sean Bean, Woody Harrelson, Richard Jenkins,
Jeremy Renner, Sissy Spacek, Rusty Schwimmer, James Cada.
Genere: Drammatico
Nazionalità: USA
Anno: 2005
Il film (che racconta purtroppo una vera storia di assurda intolleranza) è valido quando squadra severamente la provincia americana becera ed ignorante, razzista e sessista, che punta l'indice su un gruppo di volenterose donne che chiedono solo di poter lavorare (in miniera).
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Documenti Femministi degli anni 70
Articolo su "Mujeres creando"
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